Usa: dure critiche dei vescovi ai rimpatri forzati dei cittadini haitiani fuggiti
dal terremoto
I vescovi degli Stati Uniti sono “turbati e costernati” per la ripresa per quelle
che definiscono le "deportazioni dei cittadini haitiani" fuggiti dall’isola dopo il
terribile terremoto del 12 gennaio 2010. La decisione è stata annunciata dal Dipartimento
per la Sicurezza Nazionale (Dhs) lo scorso dicembre e da allora circa 300 haitiani
sono stati deportati in Louisiana per essere rimpatriati e altri 700 sono attesi entro
la fine dell’anno. In una lettera congiunta alla Segretaria del Dipartimento Janet
Napolitano, mons. José Gòmez, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni,
e mons. Gerald Kicanas a capo dei “Catholic Relief Services (l’agenzia umanitaria
della Usccb) chiedono l’immediata cessazione dei rimpatri “a tempo indeterminato”.
“Questo non è il momento giusto per riprendere le deportazioni ad Haiti e non sarebbe
moralmente o politicamente corretto farlo nel prossimo futuro”, si legge nella missiva
inviata ieri. Secondo i vescovi, continuare le deportazioni di fronte alle drammatiche
condizioni in cui si trova l’isola, colpita in questi mesi anche dal colera, “rappresentebbe
un atto di cosciente disprezzo per la vita e la dignità degli haitiani destinati alla
deportazione”. Inoltre darebbe un messaggio sbagliato al popolo haitiano che dipende
dagli Stati Uniti per la ricostruzione. La lettera suggerisce quindi al Dipartimento
tre misure per aiutare Haiti a risollevarsi: la concessione dello status temporaneo
di protetto (il cosiddetto Tps) a tutti i cittadini haitiani fuggiti dall’isola dopo
il terremoto; l’estensione della tutela umanitaria ai familiari dei cittadini haitiani
venuti negli Stati Uniti per cure mediche e l’avvio di un programma per il ricongiungimento
familiare a favore di 55mila haitiani che ne hanno fatto richiesta. Tutte queste misure,
argomentano in conclusione i vescovi americani, darebbero un “importante segnale
al popolo haitiano che gli Stati Uniti manterranno l’impegno ad aiutarlo nel lungo
termine”. (A cura di Lisa Zengarini)