Kenya: appello dei vescovi per il rientro degli sfollati delle violenze post-elettorali
del 2008
I vescovi del Kenya hanno rivolto un nuovo appello al governo di Nairobi per il rientro
degli sfollati costretti a fuggire durante le violenze post-elettorali del 2007-2008.
In un comunicato firmato dal presidente della Commissione Giustizia e Pace mons. Zachaeus
Okoth, i vescovi denunciano che a tre anni di distanza “ci sono ancora profughi lasciati
all’abbandono costretti a vivere nella miseria, nella povertà, nella malattia e nella
disperazione”. Si calcola che siano state più di 300mila le persone costrette a fuggire
dalle violenze scoppiate dopo le contestate elezioni presidenziali del dicembre 2007
in Kenya, in cui più di mille persone avevano perso la vita. “Ricordiamo al governo
– ammoniscono i vescovi keniani - che il suo dovere di assicurare ad ogni persona
il diritto ad un’assistenza sanitaria di qualità, a un’abitazione decente, a condizioni
igieniche accettabili, a una quantità sufficiente di cibo, acqua e sicurezza sociale”.
I vescovi chiedono inoltre all’esecutivo di accelerare i tempi per l’attuazione della
nuova Costituzione approvata dal referendum dell’estate scorsa: “ È ora – si legge
nella nota – che la nostra Nazione guardi in faccia la verità e la giustizia. Quelli
che hanno orecchie hanno inteso la voce del popolo keniano. Diciamo al Presidente
e al Primo Ministro: seguite la Costituzione e la giustizia vi renderà liberi”. Quanto
alla recente mozione sul ritiro del Kenya dalla lista dei firmatari del Trattato di
Roma (atto fondativo della Corte Penale Internazionale), i vescovi invitano nuovamente
l’esecutivo a muoversi con estrema cautela esortando tutti i leader politici “a sostenere
questo processo di giustizia transitoria”. La misura – lo ricordiamo - era stata approvata
dal Parlamento di Nairobi lo scorso 27 dicembre, dopo la pubblicazione da parte del
Tribunale dell’Aja dell'elenco dei sospetti responsabili degli scontri del 2008. Nella
lista compaiono tra gli altri ministri dell'attuale governo, un ex ministro e l'ex
capo della polizia keniana. (L.Z.)