2011-02-08 08:18:45

Il Concilio Vaticano II, bussola del Terzo Millennio: il dialogo con le religioni non cristiane


Il 28 ottobre 1965 Paolo VI promulgava la Dichiarazione conciliare Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane. Un documento importante che rilanciava il dialogo interreligioso. Ce ne parla, per la nostra rubrica sul Concilio Vaticano II, il padre gesuita Dariusz Kowalczyk:RealAudioMP3

Tutte le religioni sono uguali? Tutte le religioni sono vere? La risposta a queste domande deve essere “no”. Non si può, infatti, ragionevolmente sostenere che le affermazioni “Gesù Cristo è Dio” e “Gesù Cristo non è Dio” sono uguali e allo stesso modo corrispondono alla verità. Allora quale è la religione vera? Il Vaticano II insegna che la vera religione è quella che “Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano” e che “crediamo che questa unica vera religione sussista nella Chiesa cattolica e apostolica” (DH, 1). Allo stesso tempo nella Dichiarazione “Nostra aetate” il Concilio afferma che “la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo” in altre religioni, le quali “non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini” (n. 2). Così il dialogo interreligioso significa non il livellamento di tutte le religioni, ma una ricerca comune della verità e un'azione comune per il bene di tutti. Il dialogo però non pregiudica il compito della Chiesa di “annunciare, il Cristo che è «via, verità e vita»” (n. 2). La “Nostra aetate” si riferisce soprattutto all’islam e all'ebraismo. “La Chiesa – leggiamo – guarda con stima i musulmani che adorano l'unico Dio” (n. 3). E oggi Benedetto XVI ripete quell'affermazione facendo notare che il dialogo con l’islam deve essere “fondato sulla comune comprensione di libertà e verità” (Luce del mondo, cap. 9). Per quanto riguarda l'ebraismo, il Concilio fa ricordare che i cristiani sono “spiritualmente legati con la stirpe di Abramo” (n. 4). Tutte le manifestazioni dell'antisemitismo quindi vengono condannate con forza. Il Vaticano II non vuole però ridurre il dialogo con gli Ebrei alla tragedia della Shoah e afferma che al reciproco rispetto si giunge soprattutto "con degli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo” (n. 4). Allora, anche se nell’incontro tra le religioni non si può evitare la politica, è Dio che sta al centro del dialogo interreligioso.







All the contents on this site are copyrighted ©.