Fragile tregua tra Cambogia e Thailandia dopo gli scontri sul confine. Preoccupazione
dell'Onu
Preoccupazione è stata espressa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, per
la crescente tensione tra Thailandia e Cambogia. Il numero uno del Palazzo di Vetro
ha proposto una riunione straordinaria, per affrontare la questione a livello internazionale.
Intanto ieri per il quarto giorno consecutivo gli eserciti dei due Paesi si sono affrontati
nei pressi del tempio conteso di Preah Vihear, alla frontiera, causando almeno 5 morti.
Ma alla base di queste tensioni ci possono essere motivazioni di carattere economico?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Monica Ceccarelli, esperta di Thailandia per Asia
Maior:
R. - Sicuramente
ci sono diversi aspetti che muovono la contestazione e gli scontri che ne sono seguiti.
Gli scontri avvengono soprattutto per la protesta che è stata condotta dalle cosiddette
“camice gialle”, che rivendicano il tempio come territorio thailandese. C’è poi un
discorso economico che può riguardare il turismo: come sappiamo la Thailandia come
seconda voce del proprio Pil ha proprio il turismo internazionale che in questi anni
- a causa dei disordini - ha subìto una caduta pressoché verticale. Per quanto rihguarda
la Cambogia, sta crescendo moltissimo e ci sono investimenti di grandi multinazionali
per sviluppare il settore turistico. Sicuramente una delle mete turistiche più ambite,
anche in futuro, potrà essere questo tempio del Preah Vihear. La battaglia riguarda,
quindi, anche questi aspetti turistici ed ha comunque conseguenze dal punto di vista
economico molto importanti.
D. - Washington è molto vicina alla Cambogia
e la Thailandia, pur essendo considerata la “portaerei” americana del Sudest asiatico,
si è invece molto avvicinata alla Cina per motivi commerciali. Crede che queste tensioni
possano avere ripercussioni sui rapporti tra Stati Uniti e Cina?
R.
- Credo assolutamente di “no”. Stiamo parlando di una questione assolutamente minore,
che è vissuta come minore anche dalla stessa Cambogia e dalla stessa Thailandia. Parliamo
di quattro chilometri quadrati, quindi di una situazione veramente limitata. La Thailandia
è da sempre un fedele alleato degli Stati Uniti, è stata il baluardo contro la diffusione
del comunismo nell’area del sudest asiatico e i rapporti con la Cina sono prettamente
di carattere economico e commerciale. Conoscendo abbastanza bene la cultura thailandese
ed asiatica, credo che questo non abbia conseguenze a livello politico: i rapporti
con la Cina sono commerciali ed economici; quelli con gli Stati Uniti sono di altro
tipo e il sostegno degli Stati Uniti rappresenta una delle certezze che da sempre
la Thailandia ha.
D. - Quella del tempio del Preah Vihear è una lunga
questione che dura ormai da anni; è una questione di contesa territoriale. Secondo
lei, cosa ci possiamo attendere?
R. - Su come andrà a finire è, in questo
momento, molto difficile riuscire a fare una previsione di qualsiasi tipo. Di certo
c’è che i rapporti con la Cambogia sono tesi da molto tempo: l’origine della tensione
- il tempio del Preah Vihear - risale addirittura alla mappa che fu accettata nel
1907, ma che non rispettava degli accordi che erano stati presi nel 1904. Si tratta,
quindi, di una tensione ormai centenaria. Le tensioni, diciamo, riguardano altri fattori:
la Cambogia ha dato, ad esempio, ospitalità a Thaksin Shinawatra,
il primo ministro destituito con il colpo di Stato nel 2006, e Hun Sen lo ha addirittura
nominato consigliere economico del governo cambogiano. Tutto questo ovviamente non
facilita i rapporti tra i due Paesi. (mg)