Si chiude a Roma il Convegno dell’Apostolato biblico della Conferenza episcopale italiana
L’apostolato biblico «ha una consistenza ecclesiale non solo come animazione della
pastorale in chiave biblica, ma come continuo alimento, all’interno della vita ecclesiale,
di questo desiderio di conoscere Dio e, nelle Scritture — così come ci ricorda san
Girolamo — conoscere il Figlio suo, Gesù Cristo». È quanto ha sottolineato il vescovo
Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, intervenuto
in occasione del convegno nazionale dell’Apostolato Biblico, che si chiude oggi a
Roma. Lo scopo del convegno, promosso dal Settore Apostolato Biblico dell’Ufficio
Catechistico Nazionale della Conferenza episcopale italiana (Cei) – riferisce L’Osservatore
Romano - è «aiutare gli animatori biblici diocesani a comprendere e a comunicare correttamente
un contenuto fondamentale, che richiede una competenza specifica e un atteggiamento
intensamente credente»: il tema è infatti «Gesù Cristo, centro delle scritture nella
prospettiva esegetica, teologica, catechistico/pastorale e liturgica». Nel suo intervento,
tenuto anche in occasione della presentazione della Miscellanea offerta in onore di
don Cesare Bissoli, «Viva ed efficace è la parola di Dio. Linee per l’animazione biblica
della pastorale» monsignor Crociata ha spiegato che «la lettura della Bibbia è di
per sé aperta a un dialogo, non solo con Colui che nella Bibbia parla e con colui
che materialmente l’ha scritta e redatta, ma anche con tutti coloro che nei secoli
hanno guardato a questo testo come a un testo di fede e lo hanno interpretato e vissuto».
L’argomento scelto per il convegno è una delle tematiche fondamentali dell’Esortazione
Apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI: «Adesso, la Parola non è solo udibile,
non solo possiede una voce, ora la parola ha un volto, che dunque possiamo vedere:
Gesù di Nazareth» (n. 12). All’inizio dei lavori, il direttore dell’Ufficio Catechistico
Nazionale, don Guido Benzi, ha spiegato che «la Costituzione dogmatica Dei verbum
fin dal suo proemio, citando la prima Lettera di Giovanni, focalizza la sua attenzione
sulla centralità di Cristo e sull’esperienza che l’Apostolo ha fatto di lui». Quanto
all’importanza della lettura della Bibbia nella prospettiva della nuova evangelizzazione,
don Benzi — citando ancora la Costituzione dogmatica — ha aggiunto che «parlando Dio,
per “mezzo di uomini e alla maniera umana”, sono necessarie e indispensabili quelle
operazioni critiche ed esegetiche, che sole possono aiutare gli interpreti a penetrare
il senso letterale dei testi». Nel concludere, il sacerdote ha poi puntualizzato che
«anche per l’interprete, e non solo per gli autori biblici, si deve realizzare quella
“intimità” nello Spirito che abbiamo visto essere presente negli autori antichi e
pienamente nel Figlio». Una chiave di lettura è venuta, tra gli altri, anche dalla
biblista suor Benedetta Rossi, la quale ha evidenziato come «la parola profetica svela
la storia, portando alla luce dinamiche non immediatamente percepibili».