Resta alta l'emergenza ad Haiti: la testimonianza di un medico dell'Avsi
Ad Haiti la situazione umanitaria resta drammatica: il bilancio dell'epidemia di colera
sfiora ormai i 4 mila morti, mentre i terremotati, almeno un milione e mezzo di persone,
ancora vivono nelle tende ad oltre un anno dal devastante sisma che ha colpito l'isola
caraibica. Tutto ciò esasperato da un'instabile situazione politica, nell'attesa che
il ballottaggio presidenziale del 20 marzo possa dare al Paese un governo in grado
di gestire la crisi. In questo contesto le ong Avsi, Oxfam e Fondazione Rava hanno
lanciato una iniziativa per promuovere la cura dei bambini malnutriti ed un piano
di educazione alimentare. Ascoltiamo al microfono di Antonella Palermo il medico
Omero Grava, dell’Avsi, da poco rientrato da Haiti:
R. - La città
di Port-au-Prince è una città di circa due milioni di persone, caratterizzata da immense
bidonvilles, composte di baracche di latta e di cartone, in cui vivono centinaia di
migliaia di persone: senza supporti igienici, senza acqua, senza elettrica, se non
in alcune zone e in alcuni momenti. Noi abbiamo svolto la nostra attività principale
in un ambulatorio, trasformato poi in ospedale per l’emergenza colera, per seguire
questi paziente: tra l’inizio dei sintomi e la forma conclamata passano infatti soltanto
poche ore e se non si interviene subito la situazione può diventare talmente grave
da portare fino alla morte. Questa struttura è gestita da suor Marcella, una suora
delle missionarie francescane, che aveva chiesto un supporto ad Avsi per questa emergenza
colera.
D. - Dott. Grava, come si può aiutare Haiti?
R.
- Sicuramente la raccolta di fondi è una questione di fondamentale importanza, anche
se ci sono state - come avete probabilmente visto o letto - polemiche sull’utilizzo
dei fondi e sulla reale fruibilità dei fondi da parte della popolazione.
D.
- Come mai, secondo lei? Si è fatto un’idea?
R. - E’ difficile dare
una risposta. E’ evidente anche che la situazione generale del Paese non favorisce
una distribuzione adeguata di tutti i fondi. Il 28 novembre scorso ci sono state le
elezioni, ma il comitato elettorale non ha ancora espresso con chiarezza il risultato
definitivo o meglio chi sarà ammesso al ballottaggio. In questa situazione d’instabilità
politica, sicuramente la macchina amministrativa ed organizzativa fa molta più fatica.
Certamente ci sono anche altre emergenze nel mondo, ma questa di Haiti dovrebbe essere
sicuramente più ricordata!
D. - Cosa si è portato dietro da questa sua
missione?
R. - La cosa che spesso ricordavamo, noi che eravamo venuti
dall’Italia, era l’importanza che questa nostra azione fosse la testimonianza non
solo dell’aiuto materiale che l’uomo può dare all’altro uomo, ma che potesse essere
veramente la comunicazione della tenerezza del Signore, attraverso le nostre misere
forze. Questo è un qualcosa che può rimanere per sempre, di là dai risultati che la
nostra azione può aver dato. (mg)