Giornata per la vita. Carlo Casini: non assuefarsi mai alla cultura della morte
“Educare alla pienezza della vita”. E’ il tema dell’odierna Giornata per la vita,
promossa dalla Conferenza episcopale italiana e giunta alla 33.ma edizione. Per non
dimenticare le ragioni di questa Giornata, sono previsti in tutt'Italia diversi eventi
che propongono alla comunità cristiana ed alla società civile una riflessione sul
tema del diritto alla vita. Ma quali gli obiettivi e le sfide di questa iniziativa?
Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’europarlamentare Carlo Casini, presidente
del “Movimento per la vita”:
R. – La Giornata
è stata istituita all’indomani dell’approvazione della legge sull’aborto per dimostrare
che la Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai. Quest’anno il tema è quello
dell’educazione alla pienezza della vita, quindi dal concepimento fino alla morte
naturale. Questo vuol dire anche tenere conto di tutti gli aspetti educativi, e quindi
del necessario collegamento tra sessualità, amore e famiglia – cosa oggi dimenticata;
e poi, ancora, la presenza culturale nei media, dove proprio in questi giorni vediamo
quali modelli negativi vengano offerti. E poi, non bisogna dimenticare la legge, perché
la battaglia politico-legislativa fa parte degli aspetti educativi. E poi, questa
sfida non può essere circoscritta nell’ambito di un giorno. Giovanni Paolo II, nella
“Evangelium Vitae”, dice: tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della
vita; tutti insieme! E aggiunge: urge una mobilitazione generale in vista di una nuova
cultura della vita.
D. – Quindi, un impegno, tutti insieme, tutto l’anno,
anche perché in questa società sembra – purtroppo – prevalere l’assuefazione: tutto
sembra ormai normale, tutto lascia intravedere un’umanità sorda al grido della vita
nascente e di chi non può difendersi …
R. – La parola “assuefazione”
esprime la diagnosi del pericolo maggiore, di quello che sta succedendo: ormai tutto
è accaduto, tutto è avvenuto, tanto noi non possiamo farci più nulla … Noi dobbiamo
reagire. Dobbiamo sentire che questa è veramente la battaglia epocale e planetaria.
Non riguarda soltanto la vita nascente, ma riguarda tutta la vita, specialmente quella
più fragile e quella più emarginabile. Contrassegna il momento che stiamo attraversando.
Oggi la questione è “antropologica”, cioè la domanda sul senso della vita, su chi
è l’uomo, su qual è il suo scopo nella vita, in che cosa consiste la sua dignità.
E’ proprio la questione su cui i cattolici in prima linea, cercando la collaborazione
con tutti, devono impegnarsi.
D. – A proposito di dignità, questa Giornata
- di fronte a tante forme di decadenza e di svilimento del legame tra uomo e donna
- è anche un’occasione per far risplendere, invece, la vera bellezza dell’amore, quell’amore
che riesce a dare pienezza e senso alla vita …
R. – La contemplazione
della meraviglia della vita nascente, cioè del piccolo, del debole, della creazione
in atto, del piccolo uomo, è come gettare un sasso in un lago e vedere i cerchi che
si allargano… Da questa contemplazione nasce la contemplazione, in primo luogo, dell’amore,
della famiglia, della genitorialità, dell’essere maschio e femmina e tutto, intorno,
l’idea della solidarietà … La maternità come archetipo di ogni possibile ulteriore
solidarietà. E quindi, l’attenzione agli ultimi, ai poveri, alla centralità della
persona umana e il rinnovamento della vita politica e della vita sociale in generale,
e l’idea della vita umana come pietra di paragone di tutto quello che bisogna fare,
anche in campo economico, nei rapporti internazionali e in altri ambiti. Certamente
siamo molto lontani, ma non dobbiamo scoraggiarci. (gf)
Una dichiarazione
sugli interventi in gravidanza con l’impegno di proteggere la vita nascente e salvaguardare
la salute della madre. E’ quanto sottoscritto ieri dai direttori dei Dipartimenti
di ginecologia e ostetricia delle università romane, durante un convegno presso l’Università
Sapienza di Roma, organizzato in occasione della Giornata per la vita. Tema dell’incontro:
“La chirurgia in gravidanza. Etica di una scelta”. Il servizio di Marina Tomarro:
In Italia
ogni anno circa il 5% delle donne in gravidanza necessita di interventi chirurgici
durante il periodo di gestazione, e in caso di operazione oltre il 70% dei feti sopravvive
senza future complicazioni. Questo è uno dei dati emersi durante il convegno “La chirurgia
in gravidanza. Etica di una scelta”. Tra i promotori, Pier Luigi Benedetti
Panici,direttore di Ostetricia e Ginecologia presso il Policlinico
Umberto I di Roma:
“Negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi,
sia di natura anestesiologica sia per quanto riguarda proprio la chirurgia, per cui
tecniche sempre meno invasive vengono introdotte anche in gravidanza e quindi anche
gli interventi d’urgenza, quando è indispensabile intervenire perché sono in pericolo
la vita della paziente e quindi anche quella del feto, diventano possibili. Oggi si
integrano metodiche che consentono di portare avanti la gravidanza, come ad esempio
la chemioterapia, utilizzando farmaci poco lesivi per il feto, molto efficaci sulla
malattia. Diventa quindi possibile posporre il trattamento di quelle settimane utili
per portare a maturazione il feto. Al centro di tutto questo però dev’esserci il consenso
della mamma, che deve decidere il trattamento che preferisce”.
Ma con
il miglioramento delle nuove tecnologie oggi è possibile operare non solo la madre
ma anche il feto quando presenta malformazioni prenatali. Ascoltiamo Enrico
Ferrazzi, direttore del Dipartimento di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale
Buzzi di Milano:
“Pensare che del feto potessimo vedere e comprendere
dettagli anatomici, criticità, problematiche con l’eccezione – fortunatamente – di
pochi casi, fino a qualche anno fa non era nemmeno pensabile. Oggi, in alcuni casi,
noi possiamo fare molto. Nel nostro centro di Milano impieghiamo il laser per trattare
situazioni che diversamente, come storia naturale, avrebbero avuto oltre il 50% di
mortalità; oggi siamo riusciti a ridurre questo tasso di mortalità – ed è un grande
successo – al 20%. Sono piccoli passi che la medicina riesce a fare”. (gf)