2011-02-05 13:03:20

Sugli schermi in Italia “Biutiful” di González Iñárritu


Candidato all’Oscar come miglior film straniero e con una superlativa interpretazione dell’attore Javier Bardem, già premiato a Cannes e anch’egli nominato come migliore attore protagonista, è uscito ieri sugli schermi italiani “Biutiful” del regista messicano Alejandro González Iñárritu: affresco dolente e disperato di una società impietosa e inaridita, nella quale un padre vicino alla morte cerca per i figli un futuro migliore. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

“A volte il destino assomiglia ad una tempesta di sabbia, che cambia sempre direzione. Quella tempesta, sei tu!”.

Là fuori è il mare in tempesta con il suo rumore; qui dentro è la città, sferzata, con il suo dolore. Eco lontana della natura che non addolcisce il paesaggio urbano, presenza acida della società che abbrutisce e contamina i giorni di vita e i momenti di morte. Anche di chi l'attende e di chi inerme vi si prepara. Interseca queste direttrici, non lineari e molto soggette al male più che al caso, un padre morente e moralmente bipolare, Uxbal, così come la sua Marambra, moglie e madre devastata, lo è psicologicamente. Lento e sospeso, fagocitante ogni riserva pietosa e ogni spiraglio di luce, il mondo “Biutiful” di Iñárritu non ha orizzonti, se non quello della fine. Veramente una luce c'è: non sulla terra, però, perché “hereafter”, ossia nell’“al di là” esplode l'accecante riverbero della neve e un padre giovane domanda, appunto, al figlio anziano “chi c'è là?”, mentre lo sguardo spinge i passi di entrambi e i passi acuiscono lo sguardo. Ma qui tra noi le cose sono diverse, anche se questa sospensione ultraterrena, che non è assolutamente marginale nell’“economia umana” del regista messicano, le incornicia.

Non più dislocato su più fronti geografici e politici, come “Babel”, concentrato sulla mediterranea e multietnica Barcellona (caput mundi del mondo di Iñárritu), “Biutiful” è prima di tutto, per stessa ammissione degli autori (collaborano alla sceneggiatura gli scrittori Armando Bo e Nicolás Giacobone), un'opera sulla paternità e sulla perdita. La prima, ogni sera e ogni mattina, si spegne e risorge in Uxbal, segnato dal cancro mortale che lo consuma e dall'ansia, ugualmente corrosiva, di lasciare i figli in balia di una vita già giocata e persa proprio al suo inizio; la seconda non è soltanto la perdita contingente di se stessi e delle persone e delle speranze, ma quella che si snoda nelle vie della città e nei tuguri dei derelitti, quando si scopre, senza ammetterlo, che si è già perso tutto. Questo è il nucleo tragico del film e di Uxbal: chi perde la dignità, come il poliziotto corrotto; chi l'umanità, come i cinesi che sfruttano i simili; chi la pietas - sentimento onnicomprensivo - con il bianco che sfrutta il nero, il forte che massacra il debole, il carnefice che consuma la vittima. La madre perde il senso della maternità, il cittadino quello della legalità. Stringe e soffoca il cuore disperato di Uxbal una spirale di eventi che non allentano la presa su di lui, mentre il suo volto riflette, senza mai eccedere, questo tormento assoluto. Una moderazione che è la grandezza interpretativa di Javier Bardem, in cui sono amministrati gli sguardi, le parole e le lacrime. Ci sono scatti di bene e di male, in lui: con i figli è di una tenerezza ammirabile, con i sofferenti non lesina cure, per una famiglia di colore si spende lambendo la corruzione. Ma il confine crolla quando sfrutta chi può: gli immigrati, i corrotti e anche i morti, parlando con loro per spillare ai vivi denaro in cambio di parole segrete, forse vere, forse false, e fatti lontani, forse mai esistiti.

“Biutiful” è un film puntigliosamente pianificato sullo studio della grammatica umana: sostantivi messi bene al loro posto, verbi coniugati con rigore, sintassi che non eccede nei barocchismi dell'immagine o delle frasi. Iñárritu è un controllore rigorosissimo sia quando scrive, sia quando dirige i suoi fantastici attori, come l'argentina Maricel Alvarez: ogni dialogo ha la sua tempistica perfetta, il décor scenografico e fotografico avvolge ogni azione e ogni silenzio. Che sono dosati con vera alchimia, mentre Uxbal procede solo, il cuore spezzato, la vista sporcata, l'anima aggrovigliata, nella sua dolente, imbelle città, in cerca di vita, in cerca di futuro.

“Però una cosa è certa: quando uscirai da quella tempesta, la tua vita non sarà la stessa… Sarà bellissima…”.







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