Sugli schermi in Italia “Biutiful” di González Iñárritu
Candidato all’Oscar come miglior film straniero e con una superlativa interpretazione
dell’attore Javier Bardem, già premiato a Cannes e anch’egli nominato come migliore
attore protagonista, è uscito ieri sugli schermi italiani “Biutiful” del regista messicano
Alejandro González Iñárritu: affresco dolente e disperato di una società impietosa
e inaridita, nella quale un padre vicino alla morte cerca per i figli un futuro migliore.
Il servizio di Luca Pellegrini:
“A volte
il destino assomiglia ad una tempesta di sabbia, che cambia sempre direzione. Quella
tempesta, sei tu!”.
Là fuori è il mare in tempesta con il suo rumore;
qui dentro è la città, sferzata, con il suo dolore. Eco lontana della natura
che non addolcisce il paesaggio urbano, presenza acida della società che abbrutisce
e contamina i giorni di vita e i momenti di morte. Anche di chi l'attende e di chi
inerme vi si prepara. Interseca queste direttrici, non lineari e molto soggette al
male più che al caso, un padre morente e moralmente bipolare, Uxbal, così come la
sua Marambra, moglie e madre devastata, lo è psicologicamente. Lento e sospeso, fagocitante
ogni riserva pietosa e ogni spiraglio di luce, il mondo “Biutiful” di Iñárritu non
ha orizzonti, se non quello della fine. Veramente una luce c'è: non sulla terra, però,
perché “hereafter”, ossia nell’“al di là” esplode l'accecante riverbero della neve
e un padre giovane domanda, appunto, al figlio anziano “chi c'è là?”, mentre lo sguardo
spinge i passi di entrambi e i passi acuiscono lo sguardo. Ma qui tra noi le cose
sono diverse, anche se questa sospensione ultraterrena, che non è assolutamente marginale
nell’“economia umana” del regista messicano, le incornicia.
Non più dislocato
su più fronti geografici e politici, come “Babel”, concentrato sulla mediterranea
e multietnica Barcellona (caput mundi del mondo di Iñárritu), “Biutiful” è
prima di tutto, per stessa ammissione degli autori (collaborano alla sceneggiatura
gli scrittori Armando Bo e Nicolás Giacobone), un'opera sulla paternità e sulla perdita.
La prima, ogni sera e ogni mattina, si spegne e risorge in Uxbal, segnato dal cancro
mortale che lo consuma e dall'ansia, ugualmente corrosiva, di lasciare i figli in
balia di una vita già giocata e persa proprio al suo inizio; la seconda non è soltanto
la perdita contingente di se stessi e delle persone e delle speranze, ma quella che
si snoda nelle vie della città e nei tuguri dei derelitti, quando si scopre, senza
ammetterlo, che si è già perso tutto. Questo è il nucleo tragico del film e di Uxbal:
chi perde la dignità, come il poliziotto corrotto; chi l'umanità, come i cinesi che
sfruttano i simili; chi la pietas - sentimento onnicomprensivo - con il bianco
che sfrutta il nero, il forte che massacra il debole, il carnefice che consuma la
vittima. La madre perde il senso della maternità, il cittadino quello della legalità.
Stringe e soffoca il cuore disperato di Uxbal una spirale di eventi che non allentano
la presa su di lui, mentre il suo volto riflette, senza mai eccedere, questo tormento
assoluto. Una moderazione che è la grandezza interpretativa di Javier Bardem, in cui
sono amministrati gli sguardi, le parole e le lacrime. Ci sono scatti di bene e di
male, in lui: con i figli è di una tenerezza ammirabile, con i sofferenti non lesina
cure, per una famiglia di colore si spende lambendo la corruzione. Ma il confine crolla
quando sfrutta chi può: gli immigrati, i corrotti e anche i morti, parlando con loro
per spillare ai vivi denaro in cambio di parole segrete, forse vere, forse false,
e fatti lontani, forse mai esistiti.
“Biutiful” è un film puntigliosamente
pianificato sullo studio della grammatica umana: sostantivi messi bene al loro posto,
verbi coniugati con rigore, sintassi che non eccede nei barocchismi dell'immagine
o delle frasi. Iñárritu è un controllore rigorosissimo sia quando scrive, sia quando
dirige i suoi fantastici attori, come l'argentina Maricel Alvarez: ogni dialogo ha
la sua tempistica perfetta, il décor scenografico e fotografico avvolge ogni
azione e ogni silenzio. Che sono dosati con vera alchimia, mentre Uxbal procede solo,
il cuore spezzato, la vista sporcata, l'anima aggrovigliata, nella sua dolente, imbelle
città, in cerca di vita, in cerca di futuro.
“Però una cosa è certa:
quando uscirai da quella tempesta, la tua vita non sarà la stessa… Sarà bellissima…”.