Il cardinale Ravasi: grande interesse per il Cortile dei Gentili voluto dal Papa per
rilanciare il dialogo con i non credenti
Poco più di un anno fa, il 21 dicembre 2009, Benedetto XVI aveva espresso il desiderio
che la Chiesa aprisse una sorta di “Cortile dei Gentili”, un luogo – disse il Papa
– “in cui gli uomini possano, in una qualche maniera, agganciarsi a Dio, senza conoscerlo
e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero”. Queste parole hanno ispirato
la creazione, in seno al Pontificio Consiglio della Cultura di una nuova struttura
permanente destinata a favorire lo scambio e l’incontro tra credenti e non credenti.
Il “Cortile dei Gentili”, nome che evoca lo spazio del Tempio di Gerusalemme aperto
anche ai non credenti, sarà varato ufficialmente a Parigi il 24 e 25 marzo, ma la
presentazione avrà un preambolo italiano a Bologna il prossimo 12 febbraio. Fabio
Colagrande, ha chiesto i dettagli dell’appuntamento parigino al cardinale Gianfranco
Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:
R. - E’ sicuramente
un evento particolarmente complesso, vasto, perché sono coinvolte le presenze più
alte della cultura francese. I momenti fondamentali saranno quattro: il primo momento
sarà alla Sorbona e vedrà un dialogo tra intellettuali; il secondo momento, si terrà
all’Unesco, dove verrà invece affrontata più la dimensione socio-politico-culturale;
il terzo momento, sarà rappresentato da un luogo esclusivo, dove saranno per eccellenza
i membri ad essere interlocutori e cioè l’Accademia di Francia, la celebre “Coupole”;
nel quarto momento, infine, abbiamo voluto allargare questo “Cortile” ed entrare in
un cortile spaziale, l’immensa piazza che si trova davanti alla Basilica di Notre-Dame,
dove saranno convocati i giovani, che assisteranno certamente ad uno spettacolo, ma
che avranno anche l’occasione per poter varcare - forse - questo "Cortile" ed entrare
- se lo vogliono - credenti e non credenti, all’interno del Tempio, dove la comunità
di Taizé preparerà un modulo di preghiera per mostrare anche ai non credenti come
il credente invoca il suo Dio.
D. - Chi saranno i partecipanti annunciati
a questa due-giorni parigina?
R. - L’elenco è, ovviamente, lunghissimo.
Io penso che potremmo evocare i nomi della cultura francese, partendo da Julia Kristeva
a Luc Ferry, a Jean-Luc Marion, a Besançon, a Bourgeois, a Dubreuilh:
personalità molto varie del mondo della cultura francese, convocate soprattutto affinché
siano loro ad essere gli attori di questo momento. La mia presenza sarà soltanto di
saluto, di apertura. C’è poi, naturalmente, la presenza del Papa, che in videoconferenza
lancerà il suo messaggio ai giovani, la sera, che saranno presenti nell’area del cortile
di Notre-Dame.
D. - Precederà questo varo del “Cortile dei Gentili”
a Parigi una sorta di preambolo italiano, a Bologna, sabato 12 gennaio…
R.
- E’ sbocciata all’interno dell’università stessa, un’università ovviamente laica,
che - avendo avuto notizia soprattutto dell’evento che si sarebbe celebrato alla Sorbona
- ha fatto notare che, in verità, la prima grande università europea è proprio quella
di Bologna. E’ per questo motivo che ha voluto idealmente rinverdire l’antica tradizione
delle “questioni disputate” - come si usava dire allora - tra credenti e non credenti
in questo caso, mentre allora era tra le diverse opinioni e le diverse tesi. Sarà
costituito da quattro docenti che, a loro modo, interloquiranno e presenteranno profili
differenti, nei quali può accadere lo scontro e il dialogo tra credenti e non credenti:
il diritto, la filosofia, la letteratura e la scienza. E poi un’attrice intervallerà
questi momenti con la voce dei grandi del passato - Pascal, la voce di Agostino, ma
anche la voce Nietzsche - in modo che si mostri che questo dialogo è
un dialogo che affonda le sue radici anche in un lontano passato.
D.
- Questi incontri di Bologna e di Parigi saranno, però, solamente i primi di una serie
di iniziative internazionali: possiamo magari citare qualche città e dire che l’iniziativa
del “Cortile dei Gentili” sta incontrando un grandissimo interesse?
R.
- L’interesse che sta registrando è veramente sorprende anche per me, che pure ho
dato l’avvio con qualche reticenza, pensando quasi inizialmente di poter celebrare
qualcosa a Parigi come città-emblema della laicità, ma in un ambito cattolico e cioè
nel Collegio dei Bernardins. Poi invece ho visto questo ramificarsi e questo ramificarsi
sta allargandosi sempre più e con tipologie molto diverse. Sarà ora compito nostro
seguirlo, ma soprattutto lasciare che anche altri lo facciano. Pensiamo ora a Tirana,
pensiamo di poterlo fare anche a Stoccolma il prossimo novembre. E in questo caso
sarà curioso, perché a patrocinare l’evento sarà indubbiamente il Pontificio Consiglio
della Cultura - un organo tipicamente cattolico - ma ci saranno poi dei teologi o
comunque dei credenti luterani. Si pensa poi di varcare l’Oceano e di andare in Paesi
più remoti, partendo dagli Stati Uniti dove c’è già un interesse a Chicago e a Washington;
e poi ancora in Paesi dove il cattolicesimo non è presente in maniera significativa,
ma dove è presente una religiosità di altro genere: pensiamo all’Asia. (mg)