Guardando al Nord Africa: l’editoriale di padre Federico Lombardi
La comunità internazionale segue con grande attenzione, in questi giorni, gli sviluppi
della situazione in Egitto alle prese con una vera e propria rivoluzione sociale e
politica. Su quanto sta accadendo in Nord Africa, ascoltiamo il commento di padre
Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo
del Centro Televisivo Vaticano:
Il mondo
guarda in queste settimane all’Africa settentrionale e al Medio Oriente. Prima alla
Tunisia, poi all’Egitto e agli altri Paesi dove si sono messi in movimento processi
di cambiamento politico ancora difficili da definire e valutare, ma certamente così
significativi da far parlare di una “rivoluzione”.
Tutti speriamo che
ai popoli coinvolti vengano risparmiati la violenza ed il sangue e che non si prolunghino
i tempi di instabilità in cui appunto il rischio di contrapposizioni e scontri è maggiore.Naturalmente le difficoltà economiche, la condizione di povertà che prova grandi
strati delle popolazioni, acuita dalla crisi economica globale, ha avuto un peso molto
grande nell’origine delle proteste; ma come hanno osservato i vescovi dell’Africa
del Nord, si deve anche riconoscere un’attesa di maggiore “libertà e dignità” che
riguarda “in particolare le generazioni più giovani della regione, che si traduce
nella volontà che tutti siano riconosciuti come cittadini, e cittadini responsabili”.
Le
popolazioni dell’area hanno un’altissima percentuale di giovani, che non vedono davanti
a sé prospettive aperte di futuro. In questo contesto tornano alla mente le istanze
avanzate dal Sinodo per il Medio Oriente pochi mesi fa, quando auspicava per i cristiani
i pieni diritti di cittadinanza nei loro rispettivi Paesi. Ora sono popoli interi
che, per realizzare meglio la loro dignità, chiedono di esercitare più responsabilmente
i diritti di cittadinanza che spettano a ogni persona umana, di ogni religione. I
cristiani sono piccolissima minoranza, ma sono solidali con tutti in queste attese
e in queste speranze. Se queste nazioni a maggioranza musulmana riusciranno nell’impresa
cruciale di crescere nel dialogo, nel rispetto dei diritti di tutti, nella partecipazione,
nella libertà, la pace del mondo sarà più sicura. E’ quanto auguriamo per il bene
anzitutto loro, ma anche dell’intera famiglia dei popoli.