Slovacchia: per i vescovi l’obiezione di coscienza è un diritto che la Chiesa difende
La Chiesa continuerà a battersi per il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori
sanitari in Slovacchia. Lo ha dichiarato il portavoce della Conferenza episcopale
slovacca, padre Jozef Kovacik, commentando la decisione dell’Ospedale universitario
di Bratislava di continuare a praticare aborti, nonostante le obiezioni manifestate
dal personale ospedaliero. Lo scorso gennaio la direzione dell’ospedale aveva annunciato
invece che, a partire dal 1° febbraio, non avrebbe più praticato aborti per venire
incontro a tali richieste, ricevendo il plauso dei vescovi e dei movimenti pro-vita.
Secondo padre Kovacik, il passo indietro è dovuto a “pressioni politiche”. “Gli operatori
sanitari hanno diritto all’obiezione di coscienza che è tutelata dalla legge e che
a suo modo è altrettanto importante del diritto alla vita”, ha detto il portavoce
all’agenzia Cns. La legge slovacca ammette l’interruzione volontaria della gravidanza
entro 12 settimane dal concepimento a determinate condizioni, compresi pericoli per
salute anche mentale della madre e difficoltà economiche e sociali, ma autorizza ospedali
cattolici a non praticare aborti e riconosce anche l’obiezione di coscienza agli operatori
sanitari nelle strutture ospedaliere pubbliche. Una scelta – ha detto padre Kovacik
- che sta prendendo piede in Slovacchia e che ha il sostegno della Chiesa. (L.Z.)