Allarme Fao sul rincaro dei prezzi alimentari. Moro: è speculazione finanziaria,
servono regole
Allarme della Fao sul rincaro prezzi dei generi alimentari. A gennaio, il record assoluto
degli ultimi 20 anni con una crescita rispetto al mese precedente del 3,4 per cento.
Grano, mais, soia e zucchero hanno visto aumentare esponenzialmente il loro prezzo,
mentre il 15 per cento della popolazione mondiale non riesce a mangiare a sufficienza
tutti i giorni. Intanto, stamani, il direttore della Fao, Diouf, e il ministro dell'agricoltura
francese, Le Maire, hanno affermato che c'è il rischio di nuove rivolte e proteste
per fame. Ad incidere sul rincaro sono in parte gli eventi meteorologici come inondazioni
e siccità che hanno colpito l’agricoltura di grandi Paesi produttori quali Stati Uniti,
Russia e Argentina. Ma la vera causa dell’escalation dei prezzi alimentari è la speculazione
finanziaria. E’ quanto sottolinea l’economista Riccardo Moro direttore della
Fondazione “Giustizia e Solidarietà”, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. - Sui
mercati finanziari internazionali vengono emessi titoli “derivati”, cioè titoli che
derivano il loro rendimento dall’andamento di un’altra grandezza. Questi titoli sono
legati ad un evento esterno e a seconda di come va l’evento esterno, rendono di più
o rendono di meno. Le grandi lobbies agricole, che sono anche lobbies finanziarie,
investono sul mercato finanziario, sottraggono il prodotto dal mercato internazionale
alimentare per fare aumentare i prezzi artatamente; in questo modo i loro titoli derivati,
in cui hanno investito, rendono molto di più: alla scadenza dei titoli incassano il
guadagno e a quel punto possono mettere il prodotto alimentare sul mercato. Nell’autunno
2008, nello spazio di un mese, abbiamo visto i prezzi alimentari ridursi di 2, 4 volte,
cioè dello stesso aumento che si era determinato nell’anno precedente, e non è capitato
nulla se non la maturazione del rendimento di quei titoli. Allora, non che non esistano
altre concause, ma la reale causa di questo surriscaldamento dei prezzi - quella più
forte - al quale stiamo assistendo, è la speculazione finanziaria, consentita da una
mancanza di regolamentazioni, di regole.
D. - Chi dovrebbe regolamentare?
Quali sono le possibilità reali di controllo, anche alla luce di questa ultima crisi?
R.
– Basterebbe un’intesa, a cominciare almeno dal G20, tra tutti i Paesi che sono sedi
di mercati finanziari di un certo peso, per definire una norma nazionale concordata
internazionalmente che definisca questo. Non si tratta di impedire il mercato finanziario:
il mercato finanziario è uno strumento preziosissimo per rendere efficiente l’uso
della moneta. Il problema è evitare che un uso senza regole del mercato abbia ricadute,
effetti di questo tipo.
D. - Quali possono essere le conseguenze nel
perdurare di questo aumento dei prezzi, soprattutto in quei Paesi dove la maggior
parte del reddito personale viene speso proprio in cibo, per alimentarsi?
R.
- Evidentemente ci si troverebbe di fronte a ulteriori crisi, anche alle "rivolte
del pane". Però, io penso anche che nel giro di poco potremo tranquillamente assistere
a un nuovo crollo dei prezzi, esattamente come è avvenuto nell’autunno del 2008. Non
è un aumento senza fine perché non ci sono ragioni reali per determinare un’impennata
di questo tipo. Il problema è che i prezzi sono vulnerabili a causa di molte dinamiche.
Le cause esistono: c’è, ad esempio, una vulnerabilità legata all’alternarsi di siccità
e inondazioni che il cambiamento climatico determina, ed è un fatto reale; ma questo
tipo di vulnerabilità non è tale da suscitare una dinamica così forte di variazione
dei prezzi. (bf)