Vescovi Ue: rammarico per il mancato voto sulle persecuzioni contro i cristiani
La Comece, la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, si è pronunciata
ieri pomeriggio su quella che ha definito una spiacevole riluttanza da parte del Consiglio
dei ministri degli Esteri dell’Ue ad assumersi la responsabilità di firmare un chiaro
documento di condanna delle persecuzioni contro i cristiani e altre minoranze nel
mondo. I 27 non hanno trovato l’accordo lunedì scorso su un testo che ricalcava la
Risoluzione del Parlamento europeo, come pure la Raccomandazione del Consiglio d’Europa,
giunte pochi giorni prima. La Comece nel suo forte comunicato ricorda che “gli attacchi
recenti ai cristiani non sono fatti isolati, ma che piuttosto le statistiche documentano
che la maggioranza degli attacchi alla libertà religiosa riguarda cristiani”. Inoltre,
la Comece sottolinea come tutto ciò era ben documentato e trattato nei pronunciamenti
del Parlamento europeo (20 gennaio) e del Consiglio d’Europa (27 gennaio). Ricordando
che “il dovere di difendere i diritti fondamentali e tra questi la libertà religiosa
viene espresso chiaramente nei Trattati dell’Ue e in molte dichiarazioni ufficiali”,
la Comece afferma: “Ci aspettiamo che l’Ue metta in atto azioni concrete per mettere
in pratica questi principi”. Del margine di azione possibile, dopo il rinvio della
decisione dei ministri Ue, Fausta Speranza ha parlato con l’on. Luca Volontè, capogruppo
dell’Udc alla Camera del Parlamento italiano e componente dell’Assemblea parlamentare
del Consiglio d’Europa:
R. - Certamente,
è una pagina buia per il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, una pagina buia
per l’Europa a 27. Si arena l’iniziativa del Parlamento europeo, che ha chiesto direttamente
al Consiglio dei ministri dell’Unione Europea di fare un gesto. Non si arenano, invece,
gli impegnativi richiami e le impegnative raccomandazioni che il Consiglio d’Europa
ha fatto ai 47 Paesi membri, dei quali sono parte anche i 27 dell’Unione Europea.
Quei Paesi dell’Unione Europea che fanno parte del Consiglio d’Europa devono allora
rispondere agli impegni che l’Assemblea parlamentare ha chiesto loro di assumersi
in prima persona.
D. - Dunque, in concreto, cosa dovrebbe essere fatto
contro la persecuzione dei cristiani e in difesa di questo principio di libertà religiosa?
R.
- Diffondere materiale che illustri, anche ai Paesi dell’Unione Europea, quanto siano
dannosi gli stereotipi anticristiani e la cristianofobia ormai dilagante in Europa,
porre nelle relazioni bilaterali tra i singoli Paesi europei e i Paesi del Medio Oriente
- in qualsiasi tipo di accordo, anche commerciale - il tema fondamentale della libertà
religiosa e, in particolare, della libertà e della difesa dei diritti religiosi dei
cristiani. Inoltre, attuare una politica di asilo che preveda anche la caratteristica
della libertà religiosa e della conversione al cristianesimo come uno degli elementi
fondamentali per dare il diritto di asilo. Mi sembrano questi - diciamo così - i tre
pilastri fondamentali davanti ai quali i Paesi dell’Unione Europea, nonostante il
fallimento, non possono nascondersi.(mg)