Il Papa ai Vespri nella giornata della Vita consacrata: “di fronte all’emarginazione
della religione dalla sfera pubblica e al relativismo, occorre offrire una testimonianza
cristiana luminosa e coerente”
Di fronte alla “progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica” e
al “relativismo che tocca i valori fondamentali”, Benedetto XVI esorta i consacrati
ad offrire nelle odierne società una “testimonianza cristiana luminosa e coerente”.
Celebrando ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana i Vespri della Festa della Presentazione
di Gesù al tempio, nella XV Giornata mondiale della vita consacrata, il Papa ha invitato
quanti hanno professato i voti di povertà, castità e obbedienza ad orientare “l’intelligenza
e il cuore degli uomini verso la vita buona del Vangelo. Il servizio di Tiziana Campisi:
Sull’attualità
di questa scelta evangelica radicale, che ancora oggi compiono tanti uomini e donne
nel mondo, Anna Rita Cristaino ha intervistato suor Enrica Rosanna,
sottosegretario del dicastero vaticano per i consacrati:
R. – La vita
consacrata, che è vita alla sequela di Cristo, vita che testimonia e si forma nell’esigenza
del Vangelo, mi pare che manifesti in modo eminente la vita buona del Vangelo. Le
persone che scelgono di seguire Gesù scelgono di vivere tutta la Buona Novella: le
esigenze, la gioia, le promesse, le ragioni della speranza cristiana.
D.
– Giovanni Paolo II indicava la castità, la povertà e l’obbedienza come una sfida
profetica e una terapia spirituale per il nostro tempo. Qual è la situazione attuale
della vita consacrata?
R. – Leggendo oltre e dentro i numeri, che dicono
la presenza della vita consacrata nella Chiesa nei vari Paesi del mondo, Paesi in
cui la vita consacrata ha un momento di rinascita e altri Paesi in cui sembra che
abbia un momento di declino, mi piace dire che la vita consacrata, oggi, vive un tempo
di nuova elaborazione del suo vissuto e del suo modello storico, mentre cerca di riferirsi
con forza alla parola, alle istanze dell’umanità contemporanea, ponendosi in un cammino
di profonda comunione con le diverse componenti della Chiesa e con le diverse culture
del mondo.
D. – Si parla anche di un’urgenza educativa in riferimento
all’animazione vocazionale. Quali strategie intraprendere per educare a comprendere
che la vita stessa è una vocazione, un dono di Dio?
R. – Mi pare, innanzitutto,
che occorra un cammino che apra all’alterità: a partire dall’Altro, con la “A” maiuscola.
I giovani hanno il riferimento a mondi e linguaggi frammentati ed effimeri; noi abbiamo
bisogno di qualcosa che sia eterno e sui cui i giovani possano posare e riposare i
piedi.
D. – E’ ancora attuale la scelta di consacrarsi a Dio?
R.
– Io direi che è attualissima, proprio perché i giovani di oggi cercano un senso pieno
della vita. E chi più di Gesù può dare il senso della vita, un senso pieno, perenne,
che dà felicità? Ovviamente Gesù non promette una vita facile, ma felice, perché è
vero che la vocazione è un dono ma è anche una conquista, un approfondimento che viene
dalla percezione, dall’attenzione alle varie “Annunciazioni” del quotidiano. (gf)