Costa Rica. Disegno di legge sulla fecondazione in vitro: intervento dei vescovi
I vescovi della Costa Rica hanno presentato in Parlamento la loro posizione riguardo
al disegno di legge n. 17900 sulla fecondazione in vitro e sul trasferimento di embrioni,
nell’intento di contribuire alla discussione parlamentare dalla prospettiva dell’antropologia
cristiana, dell’etica e del magistero ecclesiale. Valori – quelli della dottrina cristiana
– condivisi dall’immensa maggioranza dei cittadini costaricani, che dovranno dunque
esseri considerati nel momento in cui l’Esecutivo intende rispondere alla richiesta
della Commissione Interamericana sui Diritti Umani (CIDH) affinché sia soppressa l’interdizione
della fecondazione in vitro e del trasferimento di embrioni, vigente nel Paese dal
2000 su dettato della giurisprudenza costituzionale. In virtù della propria missione
evangelica e del suo dovere apostolico, la Chiesa desidera proporre una dottrina morale
conforme alla dignità della persona e alla sua vocazione integrale, spiegando i criteri
per la valutazione morale delle applicazioni della scienza alla vita umana, in particolare
ai suoi inizi. Tali criteri sono essenzialmente “il rispetto, la difesa e la promozione
dell’uomo, il suo diritto primario e fondamentale alla vita e la sua dignità come
persona, dotata di anima spirituale, di responsabilità morale e chiamata alla comunione
beatifica con Dio”. Presentata con frequenza all’opinione pubblica come l’ultima opportunità
per le donne con problemi di sterilità, “tale tecnica permette che esseri umani, allo
stadio più debole e indifeso della loro esistenza, siano selezionati, abbandonati,
assassinati o utilizzati come materiale biologico. Secondo il magistero della Chiesa,
il criterio fondamentale per chiunque voglia affrontare tale tema è che “il frutto
della generazione umana, fin dalla costituzione dello zigote, esige il rispetto incondizionato
che è moralmente dovuto all’essere umano nella sua totalità corporale e spirituale:
essere umano da trattare come persona dal momento del concepimento, titolare dunque
da quello stesso momento dei diritti della persona, soprattutto del diritto inviolabile
alla vita”. La Chiesa – continua il documento – è contraria alla fecondazione omologa
in vitro, che comporta un’elevatissima perdita di embrioni e la deliberata manipolazione
delle cellule. Come riconosciuto dalla “Convenzione Americana per i Diritti Umani”,
“ogni persona ha il diritto al rispetto della propria vita, diritto protetto dalla
legge e, in generale, a partire dal momento del concepimento. Nessuno può essere privato
arbitrariamente della vita”. Secondo tale tesi – prosegue il documento – il diritto
alla vita fin dal concepimento non è un tema esclusivamente religioso, nonostante
si voglia portare il dibattito solo su questo terreno. Il vero significato della scienza
– sottolineano i vescovi al termine del loro documento – è il servizio alla vita umana;
va quindi ribadito che non è lecito sacrificare in alcun caso l’essere umano al successo
della scienza o della tecnica”. (M.V.)