Congo. La Chiesa chiede al governo di fare chiarezza sulla morte di suor Jeanne Yengane
“Per amore del nostro popolo non possiamo tacere di fronte alla banalizzazione dei
fatti da parte del governo centrale attraverso le sue dichiarazioni”: si esprimono
così sacerdoti, religiosi e religiose della diocesi di Dungu-Doruma, nella Repubblica
Democratica del Congo, riunitisi nei giorni scorsi per discutere dei recenti fatti
di cronaca (incursioni della LRA, Armata di Resistenza del Signore, assassinii, rapimenti,
mutilazioni) culminati nell’omicidio di suor Jeanne Yengane. In un memorandum dal
titolo “Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo”, il clero diocesano afferma
che “c’è una confusione voluta e sostenuta tra quanti detengono il potere nella Repubblica
Democratica del Congo, il governo ugandese e la comunità internazionale” e che foreste
e savane “sono invase non soltanto dalla presenza di truppe armate quali LRA, UPDF
(Forze di difesa del popolo ugandese), e FARDC (Forze armate della Repubblica Democratica
del Congo) ma anche da allevatori nomadi comunemente chiamati ‘Mbororo’”, cosicché
non è facile stabilire a chi attribuire la responsabilità di fatti deplorevoli. La
scorsa settimana mons. Richard Domba, vescovo della diocesi, ha guidato una marcia
pacifica organizzata perché si faccia luce sulla morte della religiosa che sarebbe
stata uccisa da ribelli ugandesi della LRA. “Costatiamo con costernazione – scrivono
sacerdoti e religiosi – il silenzio colpevole e complice dei nostri eletti, sia provinciali
che nazionali, di fronte alle miserie degli elettori che li hanno portati al potere
per parlare in loro nome”. Dunque il memorandum chiede al governo centrale del Paese
di “prendere disposizioni necessarie per porre fine alla confusione che regna tra
gli elementi di LRA, FARDC e UPDF circa l’individuazione di responsabilità legate
ad atti criminosi” e “di creare una commissione d’inchiesta mista per chiarire le
circostanze della morte di suor Jeanne Yengane, per avviare il procedimento giudiziario
nei confronti dell’autore o degli autori, nel quadro della lotta contro l’impunità”.
Infine l’appello alla comunità internazionale perché esorti il governo congolese,
come Paese sovrano, ad assumersi le proprie responsabilità per garantire sicurezza
alla popolazione di fronte alla minaccia della LRA e perché venga creato “un tribunale
penale speciale per giudicare gli autori dei crimini e i loro complici che hanno massacrato
e massacrano semplici cittadini”. (T.C)