Orissa: la polizia minaccia la moglie del pastore protestante ucciso dagli estremisti
indù
Nei giorni scorsi la polizia di Pokala (Kandhamal) ha ordinato alla moglie di Saul
Pradhan, il pastore pentecostale ucciso lo scorso 11 gennaio, di non fare più domande
sulla morte del marito e di ritirare le accuse contro gli estremisti indù, Marda Pradhan
e Baiju Mallick, accusati dell’omicidio. "Siamo andati quattro volte alla stazione
di polizia – ha affermato all'agenzia AsiaNews Nimata Pradhan - per ottenere la relazione
post mortem di mio marito, ma la polizia ha rifiutato di consegnarcela e ci ha consigliato
di ritirare la causa. Ma noi ci siamo rifiutati di farlo". La polizia ha dichiarato
che il pastore, trovato morto vicino a un lago, è stato ucciso dal freddo, ma parenti
e membri della comunità protestante affermano che al momento del ritrovamento il corpo
dell’uomo mostrava fratture alle gambe ed escoriazioni al volto e al torace, segno
evidente di un’aggressione. Saul Pradhan, aveva ricevuto di recente minacce dai leader
indù del villaggio che gli avevano ordinato di convertirsi. Secondo alcune voci dietro
l’occultamento dell’omicidio vi sarebbe la mano di Manoj Pradhan, estremista indù
del Barathya Janatha Party e leader dei pogrom anticristiani del 2008, ora in carcere
con l’accusa di omicidio. Pradhan – riferiscono le stesse voci - avrebbe fatto visita
al medico dell’obitorio incaricato della perizia post mortem, ordinando di occultare
l’omicidio e di far seppellire subito il cadavere. (M.I.)