2011-02-01 14:09:48

La crisi in Egitto spinge in alto il prezzo del petrolio


Petrolio in ribasso oggi al mercato elettronico di New York, dove il greggio con consegna a marzo viene scambiato appena sopra i 92 dollari al barile. Il Brent, il greggio del Mare del Nord, punto di riferimento del mercato europeo, stamani a Londra era quotato a 100,55 dollari al barile: ieri era volato per la prima volta in due anni oltre i 100 dollari. A influire sul superamento di tale soglia psicologica sono state, secondo gli analisti, le tensioni geopolitiche in atto in questi giorni nel Mediterraneo. Dato che l’Egitto è un crocevia fondamentale per i trasporti di idrocarburi - con i traffici nel Canale di Suez, al momento regolari, e i transiti attraverso l’oleodotto Sumed - ad avere maggiore peso sulle quotazioni petrolifere potrebbe essere proprio la crisi egiziana? Ascoltiamo Ugo Bertone, editorialista economico, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Assolutamente sì, anche se tale fattore ha trovato un terreno relativamente fertile. Nelle scorse settimane si era acceso un dibattito a questo proposito perché, vedendo la ripresa economica in Occidente e soprattutto la domanda sempre molto forte in Oriente, una parte del mercato aveva scommesso, speculando, sul superamento della soglia dei 100 dollari. Però era una scommessa già rientrata. Adesso l’Egitto la fa tornare d’attualità.

D. – Che importanza hanno i traffici attraverso il canale di Suez e l’oleodotto Sumed?

R. - Per l’Europa, semplicemente vitale: altrimenti il greggio dovrebbe fare un periplo molto lungo che imporrebbe sia maggiori costi, sia soprattutto permetterebbe al petrolio spot di Rotterdam di essere in balia di valutazioni psicologiche estremamente importanti. In questo momento, peraltro, ci sono problemi in diverse raffinerie e quindi una interruzione delle rotte - che metterebbe a secco una parte dell’industria petrolifera del bacino del Mediterraneo - potrebbe prestare il fianco a una forte operazione speculativa.

D. – Per quanto riguarda la domanda di greggio, che momento è?

R. – E’ un momento in cui il mondo si sta un po’ interrogando sulla forza della ripresa che si vede in alcune parti del mondo. Negli Stati Uniti, in realtà, gli ultimi dati dimostrano che la ripresa c’è, ma non è così forte come sembrava. Diciamo che in questo momento non dovrebbero esserci particolari problemi sul lato dell’offerta petrolifera, anche perché l’Arabia Saudita si è messa in allerta dopo l’esperienza, alcuni anni fa, dell’impennata dei prezzi fino a 140 dollari. Sono proprio i produttori di petrolio che vogliono evitare una spinta, un’impennata così forte da poter mettere in difficoltà i loro clienti. D’altro canto, invece, c’è una parte dell’Opec che ha fatto sapere che non intende in alcun caso aumentare la produzione di qui alla prossima estate, perché ritiene che la quantità di greggio in circolazione sia comunque importante. Adesso si tratta di vedere se la crisi egiziana è soltanto momentanea sul piano dell’industria petrolifera e, se non ci saranno problemi al passaggio del Canale di Suez, credo che le quotazioni nel giro di pochissimi giorni torneranno a tendere verso il basso, a meno che non ci siano anche problemi climatici particolari, soprattutto ad Oriente. (bf)







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