Un invito a unirsi agli operatori sanitari per contrastare le leggi che legalizzano
l’eutanasia introdotta o prefigurata in ciascuno Stato o Parlamento federale dell’Australia,
è stato rivolto dal vescovo di Parramatta, mons. Anthony Colin Fisher, alla comunità
giuridica durante la «Red Mass», per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il vescovo,
durante la celebrazione svoltasi domenica scorsa nella cattedrale di St Mary, a Sydney,
ha dichiarato che «anche se una simile proposta ottenesse una maggioranza parlamentare,
ciò non la renderebbe giusta. Siamo sul punto — ha spiegato — di legalizzare in questo
Paese l’uccisione di coloro che soffrono da parte di quelli che stanno bene, dei vulnerabili
da parte dei potenti e dei malati da parte di coloro che hanno promesso di guarirli».
Più di mille persone, tra magistrati, avvocati, docenti di diritto e studenti in legge,
- riferisce L'Osservatore Romano - hanno partecipato alla Red Mass organizzata dall’arcidiocesi
di Sydney e dalla «St Thomas More Society». «L’uccisione degli innocenti sancita dallo
Stato — ha sottolineato monsignor Fisher — mette in pericolo i deboli, dimostra la
violenza di un “Salomone corrotto” e lede il bene comune. L’eutanasia legalizzata
minerebbe anche la legittimità dello Stato e il suo diritto penale che ha come obiettivo
principale quello di proteggere tutte le persone dagli attacchi contro la loro vita
e contro la persona. La giustizia senza carità — ha concluso il vescovo di Parramatta
— dimentica le persone, la carità senza giustizia degenera in sentimentalismo, ma
se nella pratica della legge vi sono entrambi, si serve il bene e gli uomini di legge
saranno amici sia di Dio che dell’umanità». (R.P.)