Webmaster cattolici: seminario sui nuovi modelli di informazione, da Twitter all'Ipad
Cos’è l’informazione, qual è il suo mercato, quali sono le sue principali caratteristiche
e quali le principali linee di crisi che la attraversano? Sono alcune delle domande
che animeranno il seminario intitolato “Da Twitter all’Ipad, nuovi paradigmi e modelli
di informazione” e promosso dall’Associazione dei Webmaster cattolici italiani e dalla
Cei. L’incontro, che si apre oggi e si concluderà il prossimo 8 febbraio, affronta
anche due tematiche centrali nella relazione tra nuove tecnologie e informazione.
Le illustra, al microfono di Antonella Palermo, il coordinatore del seminario,
il prof. Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica e Tecnologie dell’istruzione
all’Università del Sacro Cuore:
R. - La prima
questione è quella che riguarda il modo in cui i media digitali e sociali abbiano
trasformato il ruolo dell’utente. Nel mondo degli smartphone e del social network,
ciascuno di noi non si limita a ricevere informazioni ma le può anche produrre e collocare
in rete con grande facilità. Questo modifica parecchio le cose dal punto di vista
dell’etica pubblica della comunicazione. La seconda questione è proprio la trasformazione
del lavoro del giornalista, anche perché cambia completamente tutta la filiera della
notizia. Basti pensare a come Twitter sia diventato una vera e propria agenzia di
informazione con tutta una serie di caratteristiche interessantissime, nel bene e
nel male. Nel bene, perché Twitter sfugge ai controlli della censura anche in quei
Paesi i cui governi esercitano un controllo ferreo sulla circolazione delle informazioni:
grazie a Twitter ci arrivano informazioni su cui molto spesso i media possono costruire
notizie che altrimenti non potrebbero costruire. Dall’altra parte, gli svantaggi sono
evidenti. Se in Twitter chiunque può diventare giornalista lo può diventare senza
quel training tecnico, ma soprattutto deontologico, che normalmente un giornalista
ha. Non è detto che l’utente anonimo della rete abbia conoscenza e consapevolezza
di che cosa significhi scrivere nello spazio pubblico.
D. – Nei giorni
scorsi è stato diffuso il messaggio di Benedetto XVI per la 45.ma Giornata mondiale
delle comunicazioni sociali. “Oggi - scrive il Papa - ci si trova di fronte alla sfida
dell’essere autentici, fedeli a se stessi”, senza cedere all’illusione di costruire
artificialmente il proprio profilo pubblico ...
R. – Il messaggio è
molto bello. Mi verrebbe da dire però che il problema dell’autenticità e della fedeltà
a se stessi nella nostra società va ben al di là della nostra presenza in rete, come
la cronaca degli ultimi giorni drammaticamente ha evidenziato. Il problema dell’autenticità
e della fedeltà a se stessi riguarda tanti ambiti, alcuni dei quali molto poco virtuali.
Se mancano l’identità, la fedeltà e l’autenticità nascono problemi seri che rischiano
di avere degli impatti pesanti anche dal punto di vista educativo. Questo vale per
il social network ma vale a livello "macrosociale". Nella maggior parte dei casi il
problema è di noi adulti perché l’esercizio che facciamo spesso è di proiettare i
problemi sulle giovani generazioni: “Non sono più come una volta, non prestano più
attenzione … ”, ed anche le tecnologie sembrerebbero un problema dei giovani. Se poi
si vanno ad esaminare le trasgressioni nel social network ci si accorge che sono
soprattutto degli adulti. Il problema dei giovani sono gli adulti: a 360 gradi! (bf)