2011-01-31 14:20:35

Save the Children: rapporto sui bambini stranieri residenti in Italia


Cresce la presenza di bambini e adolescenti stranieri residenti in Italia, ma si restringono le maglie dell’accoglienza e dell’inclusione. E’ la denuncia di Save the Children, che ha pubblicato ieri il suo Rapporto annuale su “I minori stranieri in Italia”. Secondo il Rapporto, negli ultimi 7 anni il numero di minori stranieri residenti è più che raddoppiato, passando “da 412.432 al 1° gennaio 2004 a 932.000 al 1° gennaio 2010, pari all’8% della popolazione minorile italiana”, rilevando pure che “la maggior parte dei minori stranieri residenti - circa 572.000, il 10.4% in più rispetto al 2009 - è nata in Italia”. Si tratta della “generazione 2”, che oggi vive accanto ad un altro sottogruppo, quello della cosiddetta “generazione 1 e mezzo”, che è invece costituita dai minori, rimasti nella prima infanzia con i nonni nel Paese di origine, che raggiungono i genitori in Italia solo nella prima adolescenza. “Si tratta di ragazzi che possono incontrare gravi problemi di inserimento – spiega Save the Children – sia dal punto di vista scolastico che familiare, e che necessitano di particolare attenzione e sostegno”. Rispetto alla distribuzione sul suolo nazionale, i dati dell’Associazione riferiscono che la percentuale più alta di minori stranieri si rileva nelle città del nord Italia, fra cui Cremona (col 27.6% di minori stranieri sul totale della popolazione straniera), Lodi (27.3), Brescia (27.2), Mantova (27), Bergamo (26.9) sono le prime cinque. “Nella gran parte di esse l’incidenza della popolazione minorile straniera su quella italiana è superiore al 15%, cioè un minore su 6 è straniero”. Una presenza che, secondo le ultime stime dell’Istat “è cresciuta ulteriormente nel corso del 2010: 104 mila sono infatti i nuovi nati stranieri lo scorso anno, pari al 18,8% del totale delle nascite”. Uno spazio particolare del Rapporto è poi dedicato alla condizione dei minori non accompagnati, circa 4.438, di cui “il 90% sono maschi, per la gran parte (l’85%) fra i 15 e i 17 anni ma non mancano 12.enni, 13.enni e 14.enni. Il gruppo più numeroso è costituito dai minori afgani (20%), seguito dai minori provenienti dal Marocco (14.7), Egitto (11), Albania (9), Bangladesh (5). Diminuisce invece il numero dei minori provenienti dai Paesi del Corno d’Africa, presumibilmente – dice Save the Children – a seguito dell’accordo fra Italia e Libia, che ha causato il respingimento di migranti, inclusi minori, rintracciati in acque internazionali e diretti verso l’Italia: sarebbero “centinaia i minori rimasti in Libia senza che si abbia alcuna garanzia circa il rispetto dei loro diritti fondamentali”. Per ciò che riguarda le politiche di sicurezza adottate recentemente dall’Italia sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina, secondo Save the children diversi provvedimenti piuttosto che favorire il progresso di integrazione finiscono per ostacolarlo: “A causa degli stringenti requisiti imposti dalla legge sulla sicurezza per la conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni, molti minori stranieri arrivati a 17 anni rischiano di vedere invalidato il loro percorso formativo e di integrazione e di ritrovarsi 'clandestini' da un giorno all’altro”. E per promuovere l’integrazione nelle scuole “Save the Children ritiene che la strada da percorrere non sia quella delle soglie di sbarramento per gli alunni stranieri nelle classi, ma vi sia bisogno di rafforzare la scuola con risorse e strumenti”. Richiamando l’attenzione sul dramma dei capofamiglia stranieri che, seppur entrati regolarmente in Italia, in caso di perdita del lavoro rischiano “automaticamente di commettere il “reato di clandestinità” e di interrompere il percorso di integrazione di tutta la famiglia, l’organizzazione umanitaria ribadisce la necessità di potenziare, piuttosto che demolire, le risorse destinate ai servizi per l’infanzia. Il Rapporto di Save the Children si concentra infine sugli episodi degli sgomberi di insediamenti rom, “avvenuti – è la denuncia – senza la definizione di percorsi di accoglienza e integrazione. Provvedimenti che hanno contribuito di fatto ad un affievolimento dei diritti dei minori, in violazione dei principi generali dell’ordinamento italiano e degli standard di diritto internazionale”. (A cura di Claudia Di Lorenzi)







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