2011-01-31 16:05:24

Myanmar: prima riunione del Parlamento eletto nelle consultazioni del 7 novembre


In Myanmar si è riunito per la prima volta questa mattina il Parlamento eletto nelle elezioni del 7 novembre scorso. Si tratta di un evento, la riunione dell'assemblea parlamentare, che non avveniva da decenni. Nell’assemblea non vi sono rappresentanti della Lega Nazionale per la Democrazia, il principale partito d’opposizione, guidato dal premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, recentemente scarcerata dal regime militare. Quest’ultima, in un’intervista al Financial Times, ha ribadito che dalle elezioni non c’è da attendersi alcun cambiamento sostanziale per il Paese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Cecilia Brighi, responsabile del Dipartimento Politiche Internazionali della Cisl:RealAudioMP3

R. – Penso che sia veramente un avvenimento di facciata. Sappiamo tutti che cosa sono state queste elezioni: sono il risultato di una Costituzione che sostituisce il potere militare con un potere civile gestito dagli stessi militari di prima. Oltre il 70 per cento dei seggi sono in mano all’ex organizzazione paramilitare birmana e l’altro 25 per cento è in mano ai militari designati dalla Giunta. Purtroppo, i governi non vedono l’ora di ricominciare a fare affari con la Birmania che è un Paese molto appetibile da questo punto di vista.

D. – Come a dire che l’opposizione in Birmania rimane sempre stretta all’angolo …

R. – Un elemento chiave è che nessun giornalista straniero ha avuto la possibilità di poter seguire questa prima riunione del Parlamento. Quindi, dal punto di vista della repressione non è cambiato niente. Martedì scorso si è discusso al Consiglio Onu dei Diritti Umani della continua violazione dei diritti umani fondamentali. Quintana, che è il rappresentante speciale Onu per la Birmania, ha detto che tali crimini sono da considerare crimini contro l’umanità e crimini di guerra e ha chiesto la costituzione di una commissione speciale delle Nazioni Unite per esaminare tali cose. Quindi, la situazione in Birmania è rimasta tale e quale da questo punto di vista.

D. – Quale possibilità d’azione avrà Aung San Suu Kyi, che rimane l’emblema della difesa dei diritti umani in Birmania?

R. - Questo è l’unico elemento importante di questa situazione. Aung San Suu Kyi oggi è leader, anche se ovviamente si teme per la sua incolumità, e lei ora sta riorganizzando la rete dell’opposizione democratica. Questa è l’unica novità positiva.

D. – In un mondo sempre più globalizzato come quello di oggi il regime in Birmania appare come qualcosa ormai fuori dal tempo?

R. – Certo, però è un regime sostenuto da Paesi come la Cina. Poi, c’è l’India che non vuole lasciare spazio alla Cina e quindi, ovviamente, sta rincorrendo gli investimenti cinesi. Però, quello che stiamo vedendo in Medio Oriente è emblematico. Bisogna anche dire che la Giunta militare sta nascondendo al popolo birmano tutte le notizie che arrivano dall’Egitto, dalla Tunisia e dall’Algeria, perché teme che ci possa essere una recrudescenza dei movimenti del 2007. La storia ci insegna che ci sono sempre dei punti di rottura: quando avverrà nuovamente il punto di rottura in Birmania, e se le organizzazioni democratiche verranno aiutate, probabilmente, ci sarà un salto di qualità positivo. (bf)







All the contents on this site are copyrighted ©.