Il Papa invita i fedeli a testimoniare Cristo accanto ai sofferenti dove è più urgente
la lotta contro le malattie
“Perché in quei territori di missione dove più urgente è la lotta contro le malattie,
le comunità cristiane sappiano testimoniare la presenza di Cristo accanto ai sofferenti”.
E’ l’intenzione di preghiera missionaria di Benedetto XVI per il mese di febbraio.
Un tema, questo, sul quale il Papa si è soffermato più volte. “Nonostante la malattia
faccia parte dell’esperienza umana – ha affermato in occasione dell’Angelus dell’8
febbraio del 2009 - ad essa non riusciamo ad abituarci, non solo perché a volte diventa
veramente pesante e grave, ma essenzialmente perché siamo fatti per la vita, per la
vita completa”. “Quando siamo provati dal male e le nostre preghiere sembrano risultare
vane” - ha aggiunto il Pontefice - “troviamo risposta nel Vangelo”. Ma come testimoniare
la presenza di Cristo accanto ai sofferenti? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto
a fra Marco Fabello, direttore della rivista Fatebenefratelli:
R. - Sono
le comunità cristiane più antiche che hanno forse fondamenti più profondi, che dovrebbero
in qualche modo essere capaci di manifestare questa presenza di Cristo accanto ai
sofferenti, soprattutto nei territori di missione, ma anche nelle nostre missioni
quotidiane. Certo, in terra di missione ci sono meno mezzi, meno operatori disponibili,
ma probabilmente c’è un terreno che sa accettare forse meglio il Vangelo, la Buona
Novella, di quanto forse avvenga nei nostri Paesi, nelle nostre città.
D.
- A proposito di Vangelo: Gesù è sempre stato vicino a malati, storpi, ciechi e lebbrosi.
Con quale spirito la Chiesa missionaria si accosta oggi al mondo della sofferenza?
R.
- Con lo stesso spirito con cui si accostava Gesù, quello dei primi cristiani: quello
di andare incontro al fratello che ha bisogno di una mano, e questo non per fare un
qualcosa di filantropico o altro, ma in nome di quel Gesù che da sempre ci ha insegnato
che stare vicino ai poveri e ai bisognosi è già portare salute, è già portare, forse,
la grazia della salvezza.
D. - Le malattie sono molteplici ma quella
più grave che affligge l’uomo di tutti i tempi è l’assenza di Dio nella vita della
persone. Nelle terre di missione come si curano le sofferenze procurate da questa
assenza?
R. - La nostra azione dovrebbe essere quella di aiutare le
persone ad avvicinarsi al Dio che ama, al Dio che non abbandona mai nessuno.
D.
- Il dolore e l’impotenza causati dalla malattia possono mettere la fede a dura prova.
Come riscoprire allora il senso della sofferenza racchiuso nella Croce di Cristo,
nella sua Passione e Resurrezione?
R. - Questo è uno dei temi più importanti
di cui siamo testimoni quasi quotidianamente: la sofferenza che molte volte, invece
di avvicinare, allontana da Dio. Io credo che questa sia una grave prova che il cristiano
vive e che può superare con la vicinanza degli altri fratelli, coloro che nonostante
tutto sanno che Dio aiuta anche nelle difficoltà più gravi.
D. - Sacerdoti,
religiosi e laici che assistono i malati in molte parti del mondo sono dunque chiamati
ad essere le mani e il cuore di Cristo per far risplendere le parole di Gesù: “Quello
che avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”...
R.
- Il pane da dare, l’acqua da porgere, il consiglio da portare a queste persone, oggi
più che mai, è pane di speranza e acqua di salute. Forse quello che dobbiamo mettere
in atto è innanzitutto essere noi convinti di amare Dio e poi trasferire questo amore
che Dio ha per noi, e noi per Dio, agli altri fratelli. Se non amiamo i fratelli,
soprattutto quelli che sono in maggiore difficoltà, come possiamo dire di amare Dio?
D.
- A proposito di amore e di impegno, l’Ordine ospedaliero Fatebenefratelli è presente
in 50 Paesi dei cinque continenti, con circa 400 opere apostoliche. Come si traduce
questa presenza nelle terre di missione?
R. - Per noi essere in terra
di missione significa stare in mezzo alle persone che hanno bisogno, che hanno molto
bisogno, e assisterle. Poi il resto lo fa la Provvidenza, lo fa il Signore. (ma)