Quattro studiosi insigniti dell'"Erice Prize" dalla Pontificia Accademia delle Scienze
per il loro impegno a servizio della pace
Si è svolta oggi nella suggestiva cornice della Casina Pio IV, che nei Giardini vaticani
ospita la Pontificia accademia delle Scienze, la consegna del premio "Erice Scienza
per la Pace 2009". All’inizio della cerimonia anche il messaggio di saluto di molte
autorità italiane, tra le quali il ministro degli Esteri, Franco Frattini, quello
della Difesa, Ignazio La Russa, e dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che ha sottolineato
l’importanza di scienza e ricerca come straordinario volano per lo sviluppo della
società e il miglioramento della vita. A seguire l'avvenimento, Cecilia Seppia:
Werner Arber,
il pioniere dell’ingegneria genetica, per le scoperte nel campo della microbiologia,
e Yuan T. Lee per il suo contributo alla comprensione dei processi chimici elementari.
E poi due fisici: Gerardu’s Hoof per gli studi sulla struttura quantica, e Samuel
Ting per le sue ricerche sulle particelle elementari. Sono loro gli scienziati che
oggi hanno ricevuto il premio "Ettore Majorana-Erice, Scienza per la pace 2009". Quattro
illustri personalità, tutti già Premio Nobel, che si sono distinti per aver promosso
nel mondo i valori di una Scienza, pura, libera senza frontiere, in grado di superare
le barriere ideologiche, politiche e razziali, come sottolinea Antonio Zichichi,
presidente della World Federation of Scientist:
“Noi siamo dove siamo,
con il livello più alto di vita media e il più alto tono di vita dei Paesi industrializzati,
grazie alla scienza. Bisogna far capire ai governi che è possibile superare le 63
emergenze planetarie. Queste emergenze non sono il risultato del progresso scientifico,
altrimenti dovremmo smettere di fare scienza: il progresso scientifico nasce come
motore dello sviluppo economico e sociale”.
Solidarietà, sviluppo e
libertà ha detto mons. Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della
Pontificia Accademia delle Scienze, sono le tre direttrici che guidano l’impegno dei
nostri scienziati. Sono l’antidoto a quella cultura della violenza, che trova libero
sfogo nella proliferazione degli armamenti nucleari. Sentiamo le sue parole:
“E’
compito di governi, più che di altri, cercare il bene comune e il principale bene
comune è la pace. La cosa importante è vedere come gli scienziati cerchino la pace
e come la scienza possa collaborare a livello universale. Naturalmente, con la sola
verità della scienza non si ottiene la pace: c’è bisogno della religione, c’è bisogno
dell’amore".
Per gli scienziati che hanno aderito al manifesto di Erice
promuovere la cultura della pace, cominciando dalle giovani generazioni - ma anche
battersi per una progressiva riduzione degli ordigni nucleari e delle spese militari
- diventa fondamentale, così come convincere i governi a garantire maggiori investimenti
in ricerca e sviluppo. Su questo insiste ancora il prof. Zichichi, convinto che il
nemico numero uno della pace nel mondo sia il segreto tecnico scientifico oltre a
tutte quelle ideologie nefaste che incitano all’odio e alla prepotenza:
“La
corsa agli armamenti non è finita. Il muro di Berlino è crollato ma la corsa agli
armamenti continua. Ecco perché ci dobbiamo battere per una scienza senza segreti
e senza frontiere”.