Una rete di radio cattoliche al servizio della popolazione del Sud Sudan
Notizie e approfondimenti in inglese e arabo e programmi nelle diverse lingue locali:
è ciò che offre il Social Catholic Radio Network, che dal 2009 opera in Sud
Sudan. Una rete di sette radio voluta dalla Conferenza episcopale sudanese e dalla
famiglia comboniana, che durante il periodo di preparazione al referendum ha aiutato
la popolazione, anche quella analfabeta, a partecipare attivamente e con responsabilità
alle decisioni da prendere. Per una riflessione sull’attuale situazione del Sud Sudan,
Anna Rita Cristaino ha sentito suor Paola Moggi, comboniana italiana,
che dal 2007 lavora attivamente al progetto:
R. - La visione
del network è una società riconciliata, che è radicata nei valori umani e cristiani
e che è attenta alla giustizia, con particolare cura ai settori più svantaggiati della
popolazione: le donne e i giovani.
D. - Come le radio possono essere
a servizio della gente?
R. - Il nostro servizio è stato anzitutto un
servizio di educazione, ma anche un servizio di dialogo per creare un forum, dove
le varie culture e le varie etnie potessero dialogare. Promuovere questo senso di
coesistenza pacifica, in un ambiente molto militarizzato quale ancora è quello del
Sud Sudan, è molto importante.
D. - Tra un po’ verranno ufficializzati
i risultati del referendum. Dal vostro “osservatorio particolare”, quali scenari s’intravedono
per il futuro?
R. - Gli scenari che si aprono, considerando i dati ufficiosi
- che già circolano - saranno che il Sud Sudan, diventerà uno Stato indipendente.
E’ uno Stato senza infrastrutture, con appena cinque anni di esperienza nel settore
di amministrazione pubblica ... prevediamo che per i prossimi anni la situazione sarà
particolarmente difficile, proprio perché le aspettative della popolazione sono molto
alte. C’è da costruire una Nazione che sta nascendo. Quindi, penso che il ruolo che
le stazioni radio svolgeranno sarà proprio questo incoraggiare, attraverso educazione
e informazione, una coesistenza pacifica all’interno del Sud. Dobbiamo passare da
una mentalità delle armi a una mentalità della legge, a una mentalità del dialogo.
D.
- La Chiesa sta dando un contributo importante per mantenere la pace e richiamare
l’attenzione della Comunità internazionale…
R. - Direi che se il referendum
si è svolto come si è svolto, lo si deve in gran parte al lavoro di sensibilizzazione
condotto dalle Chiese come iniziativa ecumenica. Quindi, quello che la Chiesa può
fare è continuare a camminare con il popolo sudanese accompagnando la crescita di
un governo democratico che si deve ancora costituire o che timidamente si sta costituendo.
(ma)