La cultura europea protagonista del secondo appuntamento del Ciclo di letture teologiche
al Laterano
La cultura europea: origine e prospettive. E’ stato questo il tema del secondo appuntamento
del ciclo di letture teologiche sui “grandi discorsi di Benedetto XVI”, dedicato al
discorso tenuto dal Pontefice al Collège des Bernardins di Parigi il 12 settembre
2008. L’iniziativa, tenutasi al Palazzo Apostolico Lateranense, è organizzata dall’Ufficio
per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Il servizio di Michele Raviart:
La ricerca
di Dio ha fondato la cultura europea e la disponibilità ad ascoltare la Sua Parola
rimane ancora ai giorni nostri la base di ogni vera cultura. Questo il messaggio del
discorso che Benedetto XVI tenne a Parigi nel 2008, al Collège des Bernardins, luogo
storico del monachesimo medievale. Una ‘lectio mirabilis’ che parte dalle ragioni
che spinsero quegli uomini a ritirarsi nei monasteri per arrivare all’uomo contemporaneo
che non può fare a meno, credente o non credente, della domanda su Dio. I monaci miravano
a trovare le verità definitive dietro le verità provvisorie mondane e questo tramite
il ‘quaerere Deum’, il cercare Dio. Mons. Sergio Lanza, assistente
ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore:
“Cercare Dio
è lo scopo del monachesimo autentico. Questo cercare Dio immediatamente diventa anche
cercare le vie per raggiungerlo. Ma ecco che la Parola ci viene incontro ed allora
la ricerca di Dio e la ricerca della Parola e dei suoi significati vanno ad intrecciarsi.
‘L’amour des lettres’ e ‘l’amour de Dieu’ vengono a costituire un’unica via. E’ il
tema dell’incontro della fede e della ragione”.
Una Parola che l’uomo
deve imparare a percepire non solo attraverso le Sacre Scritture ma anche attraverso
le parole delle scienze profane. Una cultura della Parola che comporta la formazione
della ragione attraverso l’erudizione, con l’obiettivo ultimo di servire Dio. Ma la
Parola non può prescindere né dalla sua interpretazione - come si storicizza nella
comunità in cui essa viene vissuta - né dallo Spirito, che dà alla Parola libertà
e vita, ponendo così un limite sia all’arbitrio soggettivo sia al fondamentalismo,
come ci spiega il prof. Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa.
“Sono
due i grandi pericoli per l’uomo di oggi. Innanzitutto l’individualismo, che non tiene
conto della Parola, che costituisce un limite oggettivo e che diventa quindi arbitrio.
Dall’altra parte il fondamentalismo, che è l’eccesso opposto. Noi oggi, quando parliamo
di fondamentalismo, pensiamo sempre all’islam, ma anche noi abbiamo i nostri fondamentalismi,
che sono di tipo ideologico. ‘Fondamentalismo’ significa non tenere conto della Parola
di Dio e quindi della libertà – ma anche dei limiti – che derivano da questo riferimento”.
Cercare
Dio oggi non è quindi meno necessario di ieri e non farsi trovare dalla Sua Parola
sarebbe la capitolazione della ragione umana e la rinuncia alle sue possibilità più
alte. Il cardinale vicario Agostino Vallini:
“La
Parola di Dio è per natura sua liberante perché, penetrando nel cuore dell’uomo, lo
aiuta a fare verità in se stesso e ad aprirsi al Signore che lo cerca. Questo non
può che condurre l’uomo alla migliore espressione di se stesso”. (vv)