Diritti umani in pericolo al centro di un libro di Maurizio Simoncelli
I drammatici fatti che hanno segnato la Tunisia negli ultimi giorni sono stati fortemente
stigmatizzati dalla comunità internazionale e in particolare dall’Unione Europea,
per l’uso “sproporzionato” della forza da parte della Polizia. Critiche sono giunte
sulla violazione degli standard più elementari dei diritti umani. Ma situazioni simili
si moltiplicano a grande velocità in tutto il mondo e non soltanto nelle aree di conflitto.
E' quanto sottolinea Maurizio Simoncelli, curatore del volume “Dove i diritti
umani non esistono più”, edito da Ediesse, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. - Perché
ormai le guerre coinvolgono in primo luogo la popolazione civile e sempre meno le
forze armate, regolari o irregolari che siano. In tutto questo, il teatro dei combattimenti
diventa il luogo dove abita la popolazione civile e quindi le città, i paesi. La popolazione
civile diventa addirittura l’obiettivo primario di questi combattimenti: terrorizzare
il gruppo avversario, distruggerne l’identità e la coesione sociale. Pensiamo alla
violenza sessuale applicata in modo sistematico in tanti di questi conflitti dimenticati.
D.
- Paradossalmente, tutti questi scenari sono proprio quelli sui quali si è concentrato
lo sforzo della Comunità internazionale nel tentare di vietare questo tipo di comportamenti
...
R. – Devo dire che le Nazioni Unite cercano di fare il possibile
per bloccare questi fenomeni, ma la diffusione incontrollata delle armi – e in particolare
delle armi leggere, soprattutto in Africa – aiuta enormemente questo tipo di violenze.
Noi rimaniamo sempre molto colpiti quando uno dei nostri soldati muore in Afghanistan:
ma quante sono le persone che vengono, purtroppo, quotidianamente coinvolte nei bombardamenti,
nei massacri, negli stupri? E di questo purtroppo i mass media danno pochissima informazione.
D. – Tra i tanti fattori in gioco, c’è poi anche la discriminazione
religiosa …
R. – Purtroppo la motivazione religiosa è una di quelle
motivazioni che vengono spesso adottate per nascondere, in realtà, altri interessi
e per scatenare scontri tra popoli che vivono insieme, magari anche da secoli nella
stessa terra.
D. – Tuttavia, il tema dei diritti negati attiene anche
agli Stati democratici, agli Stati più sviluppati. Non a caso nel libro c’è un intero
capitolo dedicato alla questione delle migrazioni e dei respingimenti …
R.
– Assolutamente sì, perché dietro a tutte queste guerre dimenticate, a queste violenze
sistematiche, di cui le popolazioni – soprattutto donne e bambini, lo ripeto ancora
una volta – sono oggetto, c’è inevitabilmente una spinta conseguente a muoversi, a
fuggire, a cercare condizioni di vita migliori. Ed ecco quindi che il problema dei
respingimenti fatti in modo indiscriminato, per cui Paesi che potrebbero avere la
possibilità di ospitare almeno le persone che sono oggetto di repressione, che si
trovano in pericolo di vita o i profughi si trovano a perseguire una politica che
respinge tutti indiscriminatamente, senza guardare se effettivamente queste persone
hanno motivi validi per voler fuggire dal loro territorio. (mg)