2011-01-27 14:54:39

Resta grave il dramma umanitario dei 150 somali rifugiati a Roma, costretti tra precarietà e degrado


Alcuni sono nel rifugio di Via dei Villini da anni, altri solo da pochi mesi: eppure la vicenda dei 150 somali che vivono in condizioni disumane nel pieno centro di Roma sta suscitando attenzione in queste ultime settimane. Ne abbiamo parlato anche noi: non hanno gas, né luce, né acqua, e abitano in mezzo a immondizia e topi. L’Italia, dopo averli riconosciuti rifugiati umanitari, li ha dimenticati. Ultimamente, se n’è riparlato, perché questi somali hanno ricevuto una visita a sorpresa, quella del premier del governo transitorio della Somalia in viaggio ufficiale in Italia. Della reazione sia del capo del governo che dei rifugiati è stata testimone Shukri Said, dell’associazione “Migrare”, intervistata da Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

R. - La reazione del premier, vedendo le condizioni in cui vivono questi ragazzi, è stata di sgomento. Non riusciva a rendersi conto di come fosse possibile vivere in un tale degrado e in un tale abbandono in Italia, a Roma. Quella di questi ragazzi, nel vedere il premier, è stata una reazione di incredulità e di speranza: speranza che qualcosa possa realmente sbloccarsi, qui in Italia, con l’intervento di una autorità che rappresenti il dramma della Somalia.

D. - Stiamo parlando di persone che sono state riconosciute come rifugiati umanitari; persone che sono fuggite dal loro Paese: appare quindi singolare che venga a visitarli il loro premier...

R. - Il problema è questo: questi ragazzi non sono scappati da un premier o da un esecutivo repressivo. Questi ragazzi sono scappati da un Paese abbandonato alla guerra civile e in balia alle corti islamiche, agli shabab, che sono il braccio armato di al Qaeda. Quindi è al Qaeda che vuole fare proselitismo criminale in Somalia e chi non sta con loro viene perseguitato ed eliminato. Il primo ministro viene dalla diaspora somala, è un cittadino americano, è stato nominato due mesi fa e sta cercando di ripristinare uno Stato somalo. Non ha nulla contro questi ragazzi: non è certo lui che li ha perseguitati, è molto solidale con loro e molto dispiaciuto di averli trovati in quelle condizioni. Tra i ragazzi e il primo ministro non vi è alcun conflitto.

D. - Qualche settimana fa, c’è stata una conferenza stampa, organizzata da varie associazioni, proprio all’interno del palazzo dove si trovano questi ragazzi. Anche da parte di alcuni parlamentari era stato detto che si sarebbero sollecitate anche delle azioni affinché questi ragazzi potessero vivere in condizioni più umane. A che punto siamo?

R. – Niente, zero. C’è sconcerto, c’è incredulità: da parte mia, da parte di questi ragazzi, ma anche da parte di altri cittadini italiani, che hanno solidarizzato con noi. C’è sconcerto… Non è che vero che le nostre istituzioni non sapessero e che dovessero essere quindi informate. Lo sapevano, perché sono state loro che hanno concesso lo status di rifugiati politici. Sono state loro che hanno concesso il permesso di soggiorno e poi li hanno abbandonati a loro stessi. Malgrado tutti ne abbiano parlato e continuino a farlo, purtroppo non è successo ancora niente. Le istituzioni, che sono già informate, hanno deciso di non rispondere all’istanza dei cittadini. Io sono sempre ottimista, ma questa volta il mio ottimismo non basta. Bisogna riuscire a smuovere l'Italia: questi ragazzi hanno ottenuto uno status di rifugiati in Italia. Il problema è tutto italiano: l’Italia ha “adottato” dei figli e poi li ha messi in mezzo alla strada. L’Italia deve essere richiamata alla propria responsabilità. (mg)







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