Cuba, arrestato il dissidente Guillermo Farinas, Premio Sacharov per i diritti umani
Il dissidente Guillermo Farinas, premio Sakharov 2010, è stato arrestato ieri insieme
ad altri 15 oppositori a Santa Clara, nel centro di Cuba, durante una protesta contro
lo sgombero di una famiglia da una abitazione. Lo scorso anno l’ultima protesta, con
un digiuno protrattosi per 136 giorni per chiedere la liberazione dei prigionieri
politici. Farinas, giornalista e psicologo di 48 anni, ha fondato nel 2005 l’agenzia
Cubanacan Press, che ha diretto da casa sua e dove lavorano dieci persone che pubblicano
notizie sull'opposizione. Nell’ottobre dello scorso anno, Farinas è stato insignito
del prestigioso premio Sakharov dal Parlamento europeo. E’ il terzo cubano ad aver
ricevuto il premio, dopo Osvaldo Paya nel 2002 e le Damas de Blanco nel 2005. Su questa
nuova ondata di arresti di dissidenti cubani, ascoltiamo Riccardo Noury, portavoce
della sezione italiana di Amnesty International, al microfono di Stefano Leszczynski:
R. – Questa
sembra un’ulteriore testimonianza di un obiettivo, di un messaggio che vuole dare
il governo dell’Havana e cioè quello di intimidire con arresti di breve periodo che
durano qualche ora, qualche giorno, e di far sentire pressioni addosso ai dissidenti
che per quanto liberi ricevono questo messaggio: possiamo riarrestarvi.
D.
- Guillermo Farinas che figura è? Cosa rappresenta per Cuba e soprattutto qual è la
sua colpa sull’isola?
R. - La colpa di Farinas è quella di essersi occupato
da tempo di diritti umani e di averlo fatto mettendo in gioco più volte il proprio
corpo, mettendolo a disposizione di una causa che spesso è stata quella della liberazione
dei prigionieri di coscienza, dei prigionieri politici. Lo ha fatto anche con degli
scritti, perché è un giornalista famoso. L’ultima ragione per cui è stato portato
in carcere ieri sera è perché stava protestando contro lo sgombero di un’abitazione.
Quindi, questo è proprio il segnale più evidente del potere intimidatorio che ha ancora
il governo dell’Havana su queste persone.
D. – Come mai l’azione della
comunità internazionale nei confronti di Cuba appare sempre debole o quantomeno inconcludente?
R.
– Ovviamente, quando si parla di Cuba purtroppo ci si colloca come sugli spalti di
uno stadio con valutazioni di natura prettamente ideologica delle quali fanno le spese
i diritti umani. Questo è un approccio che deve cambiare assolutamente. Così come
aggiungo che sarebbe bene cambiasse anche l’approccio degli Stati Uniti rispetto all’embargo,
perché con modifiche, con lievi rilassamenti di alcune misure, di fatto rimane ancora
in piedi ed è una potente scusa, un potente alibi, nelle mani del governo per poter
dire che non è in fondo tutta colpa loro. (bf)