2011-01-27 15:36:58

Alta tensione in Egitto: continuano le proteste contro Mubarak


Rientrerà oggi pomeriggio in Egitto Muhammad el Baradei, leader di una delle formazioni d'opposizione ed ex direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Per l’arrivo all'aeroporto internazionale del Cairo, le autorità hanno annunciato lo stato di emergenza. Intanto proseguono le proteste contro il presidente Hosni Mubarak: sono almeno 1000 gli arresti compiuti dalla polizia dall’inizio delle manifestazioni, martedì scorso. Analoghe tensioni si registrano in queste ore a Ismaelia, con fitte sassaiole. Trenta gli arrestati, secondo fonti locali. Disordini anche a Suez dove i manifestanti hanno tentato di appiccare il fuoco ad un posto di polizia. Il servizio di Amina Belkassem:RealAudioMP3

La rivoluzione che in Tunisia ha portato in meno di un mese al crollo del regime ventennale di Ben Alì sta contagiando sempre più il mondo arabo. Dopo le proteste, ormai sedate in Algeria, non si placa la rivolta anti Mubarak in Egitto, mentre questa mattina migliaia di persone sono scese in piazza anche a Sana’a per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh, alla guida da 32 anni. “No al rinnovo del mandato”; “No alla trasmissione ereditaria del potere”: questi alcuni degli slogan scanditi dai manifestanti che sino a questo momento hanno potuto marciare senza problemi per le strade della capitale. Massiccio, invece, l’intervento delle forze di sicurezza al Cairo e in altre città dell’Egitto: almeno sei persone, tra cui quattro manifestanti, sono rimaste uccise nelle proteste che da due giorni stanno attraversando un po’ tutto il Paese. Sono decine i feriti e almeno mille gli arresti. A dare il segnale della grave crisi politica in corso anche la Borsa che, in seguito al crollo dei suoi indici, ha deciso questa mattina di chiudere i battenti. Una nuova giornata di protesta è attesa per domani, dopo la tradizionale Preghiera del Venerdì.

Tunisia verso il rimpasto di governo
In Tunisia, cresce l’attesa per l’annunciato rimpasto di governo. Le proteste antipresidenziali dei giorni scorsi erano proseguite a causa della presenza nel nuovo esecutivo di rappresentanti del vecchio regime. Intanto, contro il presidente Ben Alì, fuggito con la famiglia in Arabia Saudita, è stato spiccato un mandato di cattura, mentre anche quella di oggi sembra essere una giornata carica di tensioni. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

Migliaia di manifestanti in marcia dalle prime ore della mattina per le strade di Sidi Bouzid culla della rivoluzione tunisina, cantando “No al furto della rivoluzione” e chiedendo le dimissioni del governo di transizione. Il rimpasto promesso dalle autorità tunisine per placare le proteste contro il nuovo esecutivo, accusato di non aver portato un vero taglio con il passato, dovrebbe essere annunciato in giornata. L'annuncio era previsto per la giornata di ieri, ma poi è stato rinviato a causa del prolungarsi dei colloqui per la distribuzione dei ministeri. Ieri pomeriggio si è appreso che l’assegnazione dei dicasteri riguarderà anche ministeri fondamentali, come l'Interno, la Difesa e gli Esteri. E intanto si registra il mandato d’arresto internazionale spiccato dall’Interpol nei confronti dell’ex presidente Ben Ali e della sua famiglia, fuggiti ai primi accenni delle proteste, si pensa con immense ricchezze. L’accusa per loro è di “acquisizione illegale di beni immobili” e “trasferimenti di valuta straniera all’estero”. Per domenica è atteso, invece, il rientro in Tunisia del leader del partito islamico “Al Nahda”, Rashid Ghannouchi, che ha vissuto negli ultimi anni a Londra. Su di lui pendeva una condanna a morte inflitta dal regime di Ben Ali, per aver fondato un partito fuorilegge e aver cospirato contro il deposto capo di Stato. In vista di questo ritorno, molti suoi sostenitori hanno annunciato altre manifestazioni, per accogliere lo sceicco dopo 21 anni d’esilio.

Algeria: giovane disoccupato si dà fuoco. Possibile rimpasto di governo
Un altro disoccupato si è dato fuoco oggi in Algeria, davanti la sede della prefettura di Djelfa. Il ragazzo, che versa in gravi condizioni, si è dato fuoco per protestare contro la mancata assegnazione di un alloggio sociale. E' la tredicesima persona ad aver tentato il suicidio nel Paese maghrebino nelle ultime due settimane. Intanto, scrive la stampa algerina, si moltiplicano le voci di un possibile rimpasto di governo che potrebbe coinvolgere anche la figura del premier, Ahmed Ouyahia. Una misura, questa, che dovrebbe dare un segnale di cambiamento dopo le ultime proteste e prevenire l'effetto Tunisia. Nel frattempo, per evitare il riaccendersi delle proteste della popolazione il premier Ahmed Ouyahia ha adottato delle misure preventive, quali la sospensione di ogni sgombero e demolizione di abitazioni abusive e di controlli fiscali. Inoltre, sarebbe stato ordinato di evitare ogni penuria di prodotti di largo consumo e di denaro negli uffici postali e sarebbe stata vietata la vendita di benzina in taniche per limitare il rischio di suicidi con il fuoco.

Iraq, nuova ondata di violenze
Ancora violenza in Iraq. Un’autobomba è esplosa oggi a Baghdad, durante una cerimonia funebre, uccidendo 37 persone e ferendone altre 78. Lo ha annunciato il vice ministro della Sanità. Sempre a Baghdad, cinque persone sono rimaste uccise a causa dell'esplosione di alcune bombe poste sul ciglio della strada mentre un'altra bomba lasciata in un minibus ha provocato la morte di due persone nel quartiere di Jihad.

Afghanistan
Il presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, ha inaugurato ieri a Kabul il nuovo Parlamento, oltre quattro mesi dopo le elezioni del 18 settembre 2010, mettendo temporaneamente fine alle polemiche degli ultimi giorni. Soddisfazione è stata espressa dalla comunità internazionale, in particolare dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha auspicato l’avvio di un periodo di proficua cooperazione per le istituzioni afghane, mirato alla soluzione dei pressanti problemi del Paese.

Economia, dati Pil
Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda rimarranno "bloccate in recessione" per i prossimi diciotto mesi. E' il giudizio dell'agenzia internazionale Standard & Poor's secondo cui Italia, Francia, Gran Bretagna e Benelux cresceranno invece ad un ritmo compreso tra l'1,5 e il 2%. S&P's - che oggi ha tagliato il rating del Giappone – prevede anche "rapide riprese" in Europa occidentale, con il ritmo più vigoroso in Germania e Finlandia.

Economia, vertice Davos
Si aperto ieri a Davos, in Svizzera, la 41.ma edizione del World Economic Forum, dedicato quest’anno alle “Norme condivise per la nuova realtà”. 2500 i partecipanti del mondo politico, degli affari e della comunità sociale mondiale, che nella località elvetica si confronteranno fino a domenica, con lo scopo di trovare nuove ricette per ripartire dopo la crisi, con una maggiore fiducia nel futuro dell'economia. Questa mattina ha tenuto banco il discorso del capo di Stato francese Nicolas Sarkozy, intervenuto in veste di presidente di turno del G20. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

L’inflazione, difesa dell’euro, ripresa economica, bonus bancari e fondo monetario internazionale. Il presidente francese Sarkozy passa in rassegna tutte le criticità, gli squilibri e i segnali di ottimismo che emergono dal sistema economico mondiale a due anni e mezzo dalla più grande crisi finanziaria degli ultimi settant’anni. L’inquilino dell’Eliseo pone subito l’accento sull’inflazione che rappresenta “un rischio per la crescita, con i prezzi delle materie prime in forte rialzo ed una estrema volatilità”. Sarkozy ha poi sottolineato che le ''fosche'' previsioni sull'economia non si sono avverate. In particolare non si è verificata la ricaduta nella crescita negativa nelle maggiori economie. Resta invece il problema di una “disoccupazione ancora troppo alta” - ha detto Sarkozy - specie fra i giovani. Il presidente francese ha poi notato che “il dibattito sulla fine dell'Euro ha occupato i giornali per tanto tempo. Ora quegli articoli sono spariti, mentre l'Euro è sempre lì”. “Mai, mai volteremo le spalle all'euro – ha proseguito il presidente di turno del G20 - è parte della nostra identità”. Sarkozy ha chiuso il suo intervento indicando una serie di interventi necessari fra cui la riforma del sistema dei bonus bancari, la tassazione delle transazioni finanziarie e “la sorveglianza degli squilibri monetari” da parte del Fondo monetario internazionale.

La 41.ma edizione del World Economic Forum di Davos assume quest’anno un’importanza maggiore, perché giunge in un momento particolarmente delicato per l’economia mondiale, che cerca di uscire da una crisi senza precedenti. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Franceso Carlà, presidente di Finanza World:RealAudioMP3

R. – Senz’altro, l’edizione di quest’anno è di ancora maggiore attualità perché il focus è proprio sulla ricerca di nuove o vecchie formule per uscire da questa situazione. C’è una serie di pareri di diversi che si sentiranno, che si stanno già sentendo e che sarà interessante comparare.

D. – Dunque, è un momento di confronto: già ieri i massimi esperti economici mondiali si sono trovati d’accordo nel ritenere migliorato il clima dei mercati, senza poter però escludere il rischio di un contagio della crisi in altri Paesi dell’Eurozona, in primis la Spagna. L’area Euro continua dunque ad essere a rischio?

R. – L’area Euro continua ad essere a rischio soprattutto per la sua divisione, cioè per la differenza tra alcuni Paesi ed altri Paesi sia nella ricetta con cui hanno affrontato o stanno affrontando la situazione, sia per la differente condizione economica di crescita in alcuni Paesi e di stagnazione, invece, in altri.

D. – Nel corso di una tavola rotonda si è parlato anche del potere economico che si sta trasferendo dall’economia avanzata ai Paesi emergenti dell’Asia. Questo quanto influirà sull’equilibrio economico mondiale e, soprattutto, quanto influirà sulle vecchie economie, come quelle europee?

R. – Sono reduce da due settimane a Singapore ed è proprio percepibile, lì, un osservatorio, un avamposto molto importante per tutta l’Asia; nel 2010 sono cresciuti del 14,7%: sono numeri straordinari per la realtà italiana. In Italia è prevista una crescita asfittica dell’1% anche nel 2011. Obama stesso ha usato un verbo molto critico, quando ha detto che India e Cina potrebbero “vincerci” – è la prima volta che sento usare questo verbo dal presidente. Quindi, ha spinto proprio perché a livello diplomatico non si stanno raggiungendo grandi risultati nei rapporti tra gli Stati Uniti, l’Europa e l’Asia, per trovare una forma di collaborazione invece che di competizione sulle valute e sull’economia. Anche da Davos potrebbe e dovrebbe venire uno sprone all’Europa sulla maggiore unità nelle forme, al di là della crescita di alcuni Paesi e della recessione o della crisi in altri; e un collegamento ancora maggiore con gli Stati Uniti in un’ottica di competizione anche diplomatica, non solo finanziaria ed economica, con l’Asia.

D. – In questi grandi appuntamenti si tralascia sempre la situazione dei Paesi sottosviluppati: perché, e come risolvere questa importante assenza, secondo lei?

R. – I Paesi sottosviluppati stanno comunque facendo sentire la loro voce: l’abbiamo sentita in Nordafrica in Tunisia, la stiamo sentendo in questi giorni in Egitto; stanno utilizzando i nuovi media per far sentire la loro voce e quindi è molto importante che anche manifestazioni come Davos accolgano questo tipo di voci e se ne facciano anche interpreti e commentatori. Anche perché alcuni di questi Paesi cominciano ad uscire da questa definizione – penso alla Nigeria, al Messico e ad altri Paesi che in numero sempre maggiore potrebbero entrare nel ristretto network dei Paesi che contano dal punto di vista economico e fare forse anche da apripista per gli altri Paesi delle stesse aree – penso al Sudamerica, penso all’Africa – che nei prossimi anni devono sicuramente poter veder migliorare i loro parametri economici e finanziari, e quindi anche sociali. (gf)

Cipro
Progressi nei negoziati su Cipro. Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. I rappresentanti delle parti greco-cipriota e turco-cipriota sono a Ginevra per discutere del futuro dell’isola, divisa dal 1974. Le trattative proseguiranno nelle prossime settimane; in agenda anche i temi di economia, questione europea e divisione dei poteri.

Belgio
Non c’è fine alla crisi politico istituzionale del Belgio. Il nuovo tentativo di mediazione tra partiti fiamminghi e francofoni per la formazione di un governo di coalizione è infatti definitivamente fallito ieri sera con la decisione del mediatore, il senatore socialista fiammingo Johan Vande Lanotte, di salire al Palazzo reale e rassegnare le dimissioni nelle mani del Re Alberto II. Tutti i tentativi di trovare la via di uscita a una crisi che ormai dura dalle elezioni dello scorso 13 giugno si sono rivelati inutili. Oggi il re riprenderà le consultazioni per un nuovo incarico. Domenica, lo ricordiamo, sono scese in piazza 45 mila persone per sollecitare la responsabilità dei governanti.

Colombia. Almeno 21 i morti nell’esplosione della miniera di carbone
Sono almeno 21 i minatori rimasti uccisi e sei quelli feriti nell’esplosione avvenuta ieri in una miniera di carbone a Sardinata, in Colombia,. L’esplosione sarebbe stata causata da una fuoriuscita di gas. La miniera è la stessa in cui nel 2007 persero la vita in un simile incidente altri 23 minatori. Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, in visita in Francia, sta seguendo con attenzione l’evolversi delle notizie ed è in diretto collegamento con il governatore di Norte de Santander, William Villamizar, oltre che con i ministri competenti, per seguire tutte le fasi di soccorso. Le autorità hanno avviato un’inchiesta per far luce sulle possibili cause del disatro.

Gabon
Tensioni in Gabon. Le forze dell'ordine hanno disperso stamani a Libreville i sostenitori del leader di opposizione e autoproclamato presidente André Mba Obame, rifugiato da martedì nella sede del programma per lo sviluppo dell'Onu a Libreville. L'opposizione contesta l'elezione di Ali Bongo a capo di Stato nel 2009.

Caucaso russo: Daghestan, attentato terroristico almeno 4 i morti
È di almeno quattro morti e sei feriti il bilancio dell’attentato terroristico avvenuto ieri sera nel Caucaso russo. L'esplosione è avvenuta davanti al bar “'Karavan'”, al momento affollato, nel centro di Khassaviourt, in Daghestan. La bomba conteneva l’equivalente di 30 chili di tritolo. La repubblica russa del Daghestan, al confine con la Cecenia, è da anni teatro di scontri tra i gruppi locali di Mujaheddin e le forze di sicurezza federali e nazionali. Si tratta del secondo attentato, avvenuto nella cittadina, dopo quello del 14 gennaio. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 27







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