2011-01-26 15:39:42

La Radio Vaticana tra i giurati del premio per il miglior presepe realizzato dai detenuti del carcere romano di Rebibbia


Si è svolta questa mattina, nella Casa di reclusione di Rebibbia, la premiazione dei migliori presepi realizzati dai detenuti. Nella cappella Santa Maria del Cammino sono state allestite le rappresentazioni della nascita di Gesù delle diverse sezioni del carcere romano. Nella giuria, anche una rappresentanza della Radio Vaticana. La manifestazione si è conclusa con un concerto. Il servizio di Davide Dionisi:RealAudioMP3

Alla fine l’ha spuntata quello “tridimensionale”, il presepe realizzato dai ragazzi della Terza sezione della Casa di reclusione romana di Rebibbia. Ma la concorrenza non è stata da meno: si andava da quello tecnologico, costruito all’interno di un monitor di pc, al tradizionale, realizzato con materiali raccolti qua e là nel cortile durante le pause. Ma come nasce l’idea del presepe in carcere? Lo abbiamo chiesto a suor Rita Del Grosso, la religiosa canossiana che ha promosso l’iniziativa:

R. - Nasce da un bisogno di far vivere a queste persone, che sono nella sofferenza, che sono nel dolore, la possibilità di attivarsi per vivere il mistero del Natale, che per loro è un momento molto forte poiché riporta alla memoria i Natali passati nelle loro famiglie. Quindi, il costruire insieme il presepe e soprattutto mettere in evidenza quello che è il mistero, che è la nascita di Gesù: il mistero dell’Incarnazione.

Al direttore di Rebibbia, Stefano Ricca, abbiamo chiesto quale significato assumano questi progetti in un luogo come la casa di reclusione:

R. - Io credo che questa iniziativa, al di là pure della specificità del suo contenuto, sia sempre nel solco del creare aggregazione positiva fra i detenuti, di dare quindi delle opportunità di confrontarsi, di spendere la propria intelligenza, la propria creatività, la propria fantasia, nella realizzazione di un qualcosa che può essere, come nel caso specifico, la realizzazione di presepi, ma anche la stesura di un testo, una composizione musicale, un mosaico. In una parola, tutte quelle manifestazioni capaci di esprimere la propria capacità e la propria personalità. Il vero senso credo che sia proprio questo: dare un'opportunità di espressione.

D. - Che cosa ha lasciato il presepe ai detenuti?

R. - Io credo che abbia lasciato, oltre al senso della nascita del Signore, che si ricollega a tutto il senso dell’umanità e della speranza, che chiaramente caratterizzano in particolare la fede cattolica, questa esperienza, appunto, ha lasciato sicuramente la soddisfazione della partecipazione. Io credo sempre che il detenuto ami essere percepito nella sua individualità: bisogna evitare la massificazione, bisogna sostenere e promuovere tutte quelle attività che possano consentire al detenuto di esprimersi liberamente nel tema di volta in volta - preferibilmente - scelto dai detenuti stessi. (ma)







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