La Radio Vaticana tra i giurati del premio per il miglior presepe realizzato dai detenuti
del carcere romano di Rebibbia
Si è svolta questa mattina, nella Casa di reclusione di Rebibbia, la premiazione dei
migliori presepi realizzati dai detenuti. Nella cappella Santa Maria del Cammino sono
state allestite le rappresentazioni della nascita di Gesù delle diverse sezioni del
carcere romano. Nella giuria, anche una rappresentanza della Radio Vaticana. La manifestazione
si è conclusa con un concerto. Il servizio di Davide Dionisi:
Alla fine
l’ha spuntata quello “tridimensionale”, il presepe realizzato dai ragazzi della Terza
sezione della Casa di reclusione romana di Rebibbia. Ma la concorrenza non è stata
da meno: si andava da quello tecnologico, costruito all’interno di un monitor di pc,
al tradizionale, realizzato con materiali raccolti qua e là nel cortile durante le
pause. Ma come nasce l’idea del presepe in carcere? Lo abbiamo chiesto a suor
Rita Del Grosso, la religiosa canossiana che ha promosso l’iniziativa:
R.
- Nasce da un bisogno di far vivere a queste persone, che sono nella sofferenza, che
sono nel dolore, la possibilità di attivarsi per vivere il mistero del Natale, che
per loro è un momento molto forte poiché riporta alla memoria i Natali passati nelle
loro famiglie. Quindi, il costruire insieme il presepe e soprattutto mettere in evidenza
quello che è il mistero, che è la nascita di Gesù: il mistero dell’Incarnazione.
Al
direttore di Rebibbia, Stefano Ricca, abbiamo chiesto quale significato
assumano questi progetti in un luogo come la casa di reclusione:
R.
- Io credo che questa iniziativa, al di là pure della specificità del suo contenuto,
sia sempre nel solco del creare aggregazione positiva fra i detenuti, di dare quindi
delle opportunità di confrontarsi, di spendere la propria intelligenza, la propria
creatività, la propria fantasia, nella realizzazione di un qualcosa che può essere,
come nel caso specifico, la realizzazione di presepi, ma anche la stesura di un testo,
una composizione musicale, un mosaico. In una parola, tutte quelle manifestazioni
capaci di esprimere la propria capacità e la propria personalità. Il vero senso credo
che sia proprio questo: dare un'opportunità di espressione.
D. - Che
cosa ha lasciato il presepe ai detenuti?
R. - Io credo che abbia lasciato,
oltre al senso della nascita del Signore, che si ricollega a tutto il senso dell’umanità
e della speranza, che chiaramente caratterizzano in particolare la fede cattolica,
questa esperienza, appunto, ha lasciato sicuramente la soddisfazione della partecipazione.
Io credo sempre che il detenuto ami essere percepito nella sua individualità: bisogna
evitare la massificazione, bisogna sostenere e promuovere tutte quelle attività che
possano consentire al detenuto di esprimersi liberamente nel tema di volta in volta
- preferibilmente - scelto dai detenuti stessi. (ma)