Emirati Arabi: aperti al pubblico i resti di un monastero e di una chiesa del '600
Sono aperti al pubblico da dicembre i resti di un monastero e di una chiesa a Sir
Bani Yas, un’isola deserta accanto alla costa di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti.
Si tratta di reperti siriaco-orientali risalenti all’anno 600. Peter Hellyer, direttore
del progetto per il Sir Bani Yas Monastery Project, ha spiegato a The Media Line che
il monastero è romasto attivo per circa 150 anni. Agli studiosi era noto che il cristianesimo
era diffuso nell’Arabia pre-islamica grazie a dei manoscritti del tempo e resti di
chiese sono stati rinvenuti in Kuwait e nel Bahrain. Gli scavi di Sir Bani Yas rappresentano
la prima prova tangibile della presenza del cristianesimo fino all’angolo settentrionale
della penisola arabica. Gli archeologi ritengono che il sito ospitasse fra i 30 e
i 40 monaci. Gli scavi, cominciati nel ’92, non sono ancora terminati, ma hanno già
portato alla luce i resti di un complesso recintato con cucine e magazzini. Si presume
che alcuni dei locali abbiano ospitato visitatori, oltre a residenti. “Non erano il
tipo di monaci che volevano isolarsi dal mondo - racconta Peter Hellyer - pensiamo
che probabilmente accogliessero e si prendessero cura dei visitatori”. Il team di
archeologi non è sicuro riguardo al destino degli ultimi monaci. Le ipotesi propendono
per un trasferimento al nord, dove il cristianesimo ancora non aveva perso il suo
appoggio, o ad una decadenza a causa della mancanza di nuove vocazioni. L’isola è
stata abbandonata verso il 750, ma non ci sono prove di una distruzione deliberata.
“Il sito dimostra che il cristianesimo penetrò ben oltre quello che abbiamo pensato
finora - spiega l’archeologo Joseph Elders, direttore degli scavi –. Non abbiamo molti
altri monasteri risalenti al periodo bizantino”. Il complesso, si legge su www.terrasanta.net,
comprendeva oltre la chiesa anche una cappella e una torre. Un insediamento stabile
insomma, secondo gli esperti, tenuto in vita dal flusso di pellegrini che percorrevano
le ricche rotte commerciali tra la penisola araba e l’India. Ad attirare i credenti
sull’isola pare fosse la tomba di un santo, probabilmente il fondatore stesso. A lui
gli studiosi riconducono l’unico corpo trovato, attorno al quale è stata poi edificata
la chiesa. Accanto è stata rinvenuta una camera dove i visitatori potevano lasciare
le proprie offerte, prova che il monastero era un luogo frequentato in continuazione.
Tra i resti risalenti a 1.400 anni fa sono state anche trovate camere decorate con
stucchi a forma di croci mentre nella stanza principale che ospitava i monaci c’era
una nicchia per l’acqua e un braciere per la cottura del cibo. Negli Emirati Arabi
il culto di Cristo si è diffuso già tra gli anni 50 e 350. L’aspetto più interessante
della scoperta è che il monastero restò attivo fino a quando ormai l’islam si era
diffuso a macchia d’olio nella penisola araba fino a raggiungere gli stati del Golfo
grazie alla dinastia degli Omayyadi. Secondo Joseph Elders “è una testimonianza dell’apertura
mentale del tempo”. (T.C.)