2011-01-26 15:59:21

Emirati Arabi: aperti al pubblico i resti di un monastero e di una chiesa del '600


Sono aperti al pubblico da dicembre i resti di un monastero e di una chiesa a Sir Bani Yas, un’isola deserta accanto alla costa di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Si tratta di reperti siriaco-orientali risalenti all’anno 600. Peter Hellyer, direttore del progetto per il Sir Bani Yas Monastery Project, ha spiegato a The Media Line che il monastero è romasto attivo per circa 150 anni. Agli studiosi era noto che il cristianesimo era diffuso nell’Arabia pre-islamica grazie a dei manoscritti del tempo e resti di chiese sono stati rinvenuti in Kuwait e nel Bahrain. Gli scavi di Sir Bani Yas rappresentano la prima prova tangibile della presenza del cristianesimo fino all’angolo settentrionale della penisola arabica. Gli archeologi ritengono che il sito ospitasse fra i 30 e i 40 monaci. Gli scavi, cominciati nel ’92, non sono ancora terminati, ma hanno già portato alla luce i resti di un complesso recintato con cucine e magazzini. Si presume che alcuni dei locali abbiano ospitato visitatori, oltre a residenti. “Non erano il tipo di monaci che volevano isolarsi dal mondo - racconta Peter Hellyer - pensiamo che probabilmente accogliessero e si prendessero cura dei visitatori”. Il team di archeologi non è sicuro riguardo al destino degli ultimi monaci. Le ipotesi propendono per un trasferimento al nord, dove il cristianesimo ancora non aveva perso il suo appoggio, o ad una decadenza a causa della mancanza di nuove vocazioni. L’isola è stata abbandonata verso il 750, ma non ci sono prove di una distruzione deliberata. “Il sito dimostra che il cristianesimo penetrò ben oltre quello che abbiamo pensato finora - spiega l’archeologo Joseph Elders, direttore degli scavi –. Non abbiamo molti altri monasteri risalenti al periodo bizantino”. Il complesso, si legge su www.terrasanta.net, comprendeva oltre la chiesa anche una cappella e una torre. Un insediamento stabile insomma, secondo gli esperti, tenuto in vita dal flusso di pellegrini che percorrevano le ricche rotte commerciali tra la penisola araba e l’India. Ad attirare i credenti sull’isola pare fosse la tomba di un santo, probabilmente il fondatore stesso. A lui gli studiosi riconducono l’unico corpo trovato, attorno al quale è stata poi edificata la chiesa. Accanto è stata rinvenuta una camera dove i visitatori potevano lasciare le proprie offerte, prova che il monastero era un luogo frequentato in continuazione. Tra i resti risalenti a 1.400 anni fa sono state anche trovate camere decorate con stucchi a forma di croci mentre nella stanza principale che ospitava i monaci c’era una nicchia per l’acqua e un braciere per la cottura del cibo. Negli Emirati Arabi il culto di Cristo si è diffuso già tra gli anni 50 e 350. L’aspetto più interessante della scoperta è che il monastero restò attivo fino a quando ormai l’islam si era diffuso a macchia d’olio nella penisola araba fino a raggiungere gli stati del Golfo grazie alla dinastia degli Omayyadi. Secondo Joseph Elders “è una testimonianza dell’apertura mentale del tempo”. (T.C.)







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