A San Cristobal de las Casas, tra migliaia di indios, si celebrano le esequie di mons.
Samuel Ruiz Garcia
Per 40 anni è stata la sua “casa”. E oggi San Cristobal de las Casas si mobilita per
rendere l’estremo saluto a mons. Samuel Ruiz Garcia, arcivescovo emerito della città
messicana, scomparso ieri mattina a Città del Messico, all’età di 86 anni. Le esequie
del presule saranno presiedute dal nunzio apostolico in Messico, l’arcivescovo Christophe
Pierre, e celebrate nella cattedrale di San Cristobal, tra le più note località dello
Stato del Chiapas. E proprio il Chiapas fu teatro dell’intensa attività in difesa
dei diritti dei nativi, portata avanti per lunghi anni da mons. Ruiz Garcia. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
“Campione
degli indigeni” o, con più semplicità e affetto, tatik, cioè “padre”. Da ieri,
il destinatario di questi appellativi ha smesso di essere una presenza fisica per
diventare un'icona per le migliaia di indigeni del Chiapas, tormentato Stato del sud
del Messico. Per 40 anni, come arcivescovo di San Cristobal de las Casas, rinomata
località anche turistica dello Stato, mons. Samuel Ruiz Garcia aveva esercitato il
ruolo di pastore ma anche di faro-guida nella complessa opera di integrazione degli
indios nella società messicana. Il pellegrinaggio di massa che da ieri i nativi della
zona hanno intrapreso per tributare l’ultimo omaggio al loro “padre” è segno di quanto
fosse radicata e apprezzata la pluridecennale opera di difesa dei diritti umani intrapresa
in loro favore da mons. Ruiz. Un’opera che gli era valsa un Premio dall’Unesco nel
1978 e una candidatura al Nobel una quindicina di anni dopo.
In una
lettera nella quale ricorda le tappe salienti della sua vita, l’attuale arcivescovo
di San Cristobal, Felipe Arizmendi Esquivel, sottolinea come, fino alla fine, il presule
scomparso avesse “continuato a servire i popoli indigeni e la causa dei poveri,
in qualsiasi luogo e circostanza” fosse richiesta “la sua presenza”. E con toni analoghi
il presidente messicano, Felipe Calderon, ha affermato che la morte di mons. Ruiz
“costituisce una grande perdita per il Messico”, che il presule si sforzò di rendere
“più giusto, solidale e senza discriminazioni”. In un’intervista di qualche
anno fa, parlando della sua attività, il presule scomparso spiegava al microfono di
Fernando Molina, della redazione ispanoamericana della nostra emittente, quali fossero
le difficoltà sociali patite dal Chiapas:
R. – Sono difficoltà del sistema
economico, perché certamente cresce la povertà e anche se la sensazione acuta diminuisce
ai livelli superiori, ai livelli più bassi della società la situazione si fa più cruda.
C’è quindi una manifestazione costante, non solo nel Chiapas, ma in tutta la Repubblica
messicana, e una protesta contro cose che aspettano ancora una vera risposta. Non
si è scelta un’alternativa, ma soltanto una ricomposizione dello stesso sistema. La
preoccupazione è, da un lato, che si possa dire statisticamente che il nostro Paese
è migliorato, dall'altro invece la base popolare continua ad essere sfruttata.(ap)