Pakistan: il 30 gennaio grande preghiera per la pace nel Paese indetta dai vescovi
Di fronte alla polarizzazione che affligge la società, di fronte alle divisioni che
spesso sfociano in violenza, di fronte all’uso strumentale della religione da parte
di movimenti islamici radicali, la Chiesa cattolica ha indetto una grande preghiera
per la pace in tutto il Paese. Come comunicato all’agenzia Fides dalla Conferenza
episcopale del Pakistan, la Giornata si terrà in tutte le chiese domenica prossima,
30 gennaio, e avrà un carattere allargato, a livello ecumenico e interreligioso. Sono
invitati, infatti – si legge nella nota diffusa da mons. Lawrence Saldhana, arcivescovo
di Lahore e presidente della Conferenza episcopale – le altre chiese cristiane presenti
nel Paese, nonché esponenti di altre religioni, attivisti per i diritti umani e tutti
gli uomini di buona volontà che credono nella pace come “bene supremo da tutelare
per il Pakistan”. Sarà una Giornata di preghiera e digiuno per chiedere a Dio il dono
essenziale della pace, e per mostrare che “come cristiani, il nostro contributo è
sempre quello di unire, di portare un messaggio di riconciliazione e di perdono”,
spiega padre John Shakir Nadeem, Segretario della Commissione episcopale per le Comunicazioni
Sociali, rimarcando che in tutte le chiese e negli istituti cristiani è iniziata la
mobilitazione per chiamare i fedeli alla preghiera. La Giornata del 30 gennaio vuole
essere la risposta pacifica alle mobilitazioni, spesso di natura violenta, che “gruppi
islamici radicali continuano a indire in tutto il Paese, in difesa della legge sulla
blasfemia”, spiega il sacerdote. Una manifestazione dei movimenti radicali è annunciata
proprio per il 30 gennaio, “ma noi cristiani non vogliano reagire o rispondere alle
provocazioni, bensì pregare e digiunare, rimettendo nelle mani di Dio le difficoltà
che oggi vive il Pakistan”. La situazione sociale, nota padre Nadeem, “è tesa a tutti
i livelli: la povertà affligge larghe fasce di popolazione; il fanatismo prende piede
e si fa pervasivo; i partiti politici, di maggioranza e opposizione, sembrano badare
ai propri interessi piuttosto che al bene comune”. In tale contesto, “le minoranze
cristiane soffrono per discriminazione ed emarginazione”. Sulla legge della blasfemia
“credo che, data la tensione che avvolge il Paese, non è realistico pensare alla sua
abolizione o alla revisione. Ma si potrebbero almeno promulgare nuove leggi che aiutino
a evitarne gli abusi” conclude il sacerdote. (R.P.)