Albania: il leader dell’opposizione si appella alla comunità internazionale per le
violenze di venerdì scorso
Albania ancora in stato di tensione. Si appella alla comunità internazionale il leader
dell’opposizione Edi Rama: condanni il governo – ha detto – per l’uccisione di tre
manifestanti negli scontri di venerdì scorso. E’ stata, intanto, spostata da venerdì
a sabato la manifestazione indetta da Edi Rama. “Se deciderà di attaccare la sede
del governo, ha detto il premier Berisha, io sarò qui”. Sulla situazione attuale,
Giancarlo La Vella ha intervistato Paolo Quercia, analista di questioni internazionali.Sulla
situazione attuale, abbiamo raccolto il commento di Paolo Quercia, analista di questioni
internazionali:
R. - Uno scontro
molto duro ed anche pericoloso, che richiama eventi di oltre 10 anni fa e che pensavamo
ormai superati. La Comunità internazionale ovviamente può e deve intervenire. Resta
il problema dell’ingerenza negli affari interni di un Paese, che è sempre un limite
difficile da aggirare: per cui la Comunità internazionale, l’Europa e in particolare
l’Italia - che rappresenta in Albania anche la stessa Unione Europea - dovrebbero
sostenere con forza la necessità di abbassare il livello della tensione e portare
i due partiti - che si confrontano da quasi due anni sul risultato delle elezioni
politiche - ad un tavolo di incontro e di confronto.
D. - C’è realmente una
possibilità di dialogo, secondo lei?
R. - La politica albanese - in linea con
tutti i Balcani - ci ha abituato ad escalation negli scontri e a radicalizzazioni
delle posizioni politiche. Credo, quindi, che senza un intervento della comunità internazionale
sia difficile che si mettano intorno ad un tavolo. Naturalmente, la prima mossa spetta
al governo, ma l’opposizione deve anche accettare di tornare in Parlamento, che ha
abbandonato da quando ha contestato il risultato del voto politico.
D. - C’è
la possibilità che questo confronto possa arrivare a qualcosa di più grave?
R.
- Abbiamo visto una pessima gestione dell’ordine pubblico. La protesta dell’opposizione
- legittima - certamente è stata una protesta violenta. Tuttavia, la risposta delle
forze di sicurezza è stata eccessiva e non coerente con gli standard democratici.
In questi scenari, ci si può aspettare ogni possibile radicalizzazione del conflitto.
Quindi è fondamentale che tutte le parti - dall’Unione Europea ai Paesi vicini e alla
comunità internazionale - vengano coinvolte affinché gli standard del confronto politico,
anche della contestazione politica, siano quelli accettabili nei Paesi candidati all’Unione
Europea. L’Albania rischia, in questo modo, di fare molti passi indietro nel cammino
per l’adesione all’Unione Europea.
D. - E’ Berisha la figura che può traghettare
l’Albania verso un futuro ingresso nell’Unione Europea?
R. - L’Albania ha fatto
molti progressi, considerato anche il livello da cui è partita la transizione della
società albanese. Di questo va dato atto sia alle forze dell’attuale governo che dell’opposizione
per aver creato le condizioni per una forma di sviluppo anche rapido e tumultuoso,
che porta con sè molte contraddizioni. Oggi sono gli albanesi che devono scegliere
quale sia la strada migliore per arrivare nell’Unione Europea: certamente gli standard
del confronto politico non sono soddisfacenti! (mg)