2011-01-23 15:42:09

“Lo spirito e il fuoco”. In un libro la storia straordinaria di don Mario Torregrossa


Un sacerdote straordinario, che ha dedicato la sua vita agli altri, con coraggio ed eroismo, al di là di ogni sofferenza. È don Mario Torregrossa, la cui figura è raccontata nel libro “Lo spirito e il fuoco”, della giornalista Mara Macrì, edito da Effatà. L’autrice ripercorre le tappe della vita del sacerdote siciliano bruciato da uno squilibrato nel novembre del 1996 mentre era in preghiera davanti al Tabernacolo e scomparso nel 2009. Quelle fiamme hanno devastato il suo corpo ma non hanno mai scalfito il suo animo né la sua forza. Don Mario è stato fondatore della Chiesa di San Carlo da Sezze a Roma e ispiratore del Centro di formazione giovanile “Madonna di Loreto”, di cui Giovanni Paolo II ha benedetto la prima pietra nel 1987. Un’esistenza, la sua, caratterizzata dalla carità e dall’impegno per i giovani e i più poveri, come racconta l’autrice del volume, Mara Macrì, intervistata da Linda Giannattasio:RealAudioMP3

R. – Don Mario era al servizio totale della carità e credeva profondamente nella Provvidenza di Dio. Don Mario è riuscito a mantenere tante famiglie della sua parrocchia e chiunque si rivolgeva a lui non andava mai via a mani vuote perché lui era abituato a dare a piene mani e rimaneva nella vita delle persone perché era di un’onestà infinita.

D. - Una vocazione, la sua, che emerse fin da bambino. Nel libro don Mario racconta che quando da piccolo gli chiedevano: “Cosa vuoi fare da grande?” Rispondeva: “Il Papa, per stare più vicino a Dio!”

R. – Sì, infatti, lui aveva questa parte insita nel suo spirito che era la vocazione. Nonostante questo, faceva tutto quello che facevano gli altri bambini. Poi, da ragazzo e da adolescente si è fidanzato, amava il rock and roll, si è laureato in legge, per cui ha vissuto la vita in ogni sua sfaccettatura. Ha fatto un percorso molto normale ma tutto questo percorso è stato sempre accompagnato dalla malattia. Don Mario a 12 anni ha avuto un’artrite reumatoide progressiva per la quale si muore soltanto: lui improvvisamente un giorno dopo due anni di grandi sofferenze si sveglia e non ha più nulla. Successivamente ha avuto un carcinoma alla tiroide e misteriosamente poi questo carcinoma si è dileguato. Già prima di nascere aveva rischiato di morire. La madre era incinta di sette mesi e si propagò un incendio nella sua casa: rischiarono tutti quanti di perire in questo incendio.

D. – Fin da giovanissimo Don Mario conobbe la sofferenza. Ci fu poi l’attentato nel 1996 in cui gli fu dato fuoco. Cosa emerse in lui dopo quella vicenda?

R. – Quando io l’ho conosciuto sono rimasta veramente sorpresa dalla sua forza d’animo: nonostante avesse avuto ictus, avesse delle malattie che sono subentrate naturalmente in relazione a questo grave attentato, era sempre sorridente. Era una persona che aveva una forza che non era umana e questo era ciò che emergeva dalla sua figura.

D. – Lei ha ripercorso la vita di questo sacerdote. C’è qualcosa ancora, una caratteristica, un episodio, che si sente di raccontarci?

R. – Quello che io posso raccontare era la grande unità che c’era nella sua famiglia di origine. Questo fortissimo legame con la zia, con la madre, con le sorelle. Don Mario ha sempre e soltanto aiutato le persone a essere unite perché lui viene dall’unità. Don Mario lasciava il suo letto a chiunque glielo chiedesse: accoglieva barboni, viandanti, chiunque.

D. - Furono tanti i suoi gesti di carità, le opere concrete. Tra queste il centro di formazione giovanile Madonna di Loreto. Sognava anche un dormitorio per i poveri …

R. – Sì, don Mario sognava tutto quello che di meglio ci poteva essere per gli altri. Ha costruito una chiesa dal nulla. Quindi, è partito proprio da una piccola cosa, un terreno che gli era stato regalato e su questo terreno inizialmente c’era un grande box che accoglieva soltanto giovani. Lui celebrava messa in un garage! Nel momento in cui è riuscito attraverso la Provvidenza, la preghiera, l’unione a raccogliere un po’ di soldi, ha cominciato a edificare questa chiesa. Contemporaneamente voleva creare questo centro di formazione. E’ andato avanti: la parrocchia di San Carlo da Sezze attualmente accoglie 20 mila persone. Penso che abbia lasciato una grande eredità. (bf)







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