2011-01-22 09:23:53

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


In questa terza Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il passo evangelico in cui, mentre Giovanni Battista è in carcere, Gesù percorre tutta la Galilea annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Il Maestro chiama i primi quattro discepoli, dei pescatori, che lasciano tutto e subito per seguirlo. L’evangelista Matteo riporta la profezia di Isaia:

“Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

C’è una continuità fra Giovanni e Gesù nel linguaggio della predicazione: tutti e due richiedono conversione, “perché il regno dei cieli è vicino”. Un avvertimento diretto, che invita ad aprire gli occhi, a vedere imminente una grande novità. Matteo però pone anche una serie di elementi nuovi, per risaltare la differenza tra i due: intanto Giovanni è imprigionato e quindi ammutolito; Gesù non è un asceta del deserto, si sposta invece al Nord, in Galilea; e lascia il paese nativo, Nazaret, per stabilirsi a Cafarnao, città più vivace e incrocio di carovane. E poi con la citazione del vaticinio di Isaia sulla “Galilea terra delle genti”, inondata di luce e pervasa dalla gioia, Matteo non fa solo geografia, ma teologia: la predicazione di Gesù sul regno imminente è offerta come luce e speranza nella complessità della storia e delle esperienze umane difficili. Proprio là, nel groviglio delle identità mescolate, Gesù trova subito gente che accetta di seguirlo, di condividere il rischio e la speranza. Sono i primi quattro discepoli, pescatori concreti e laboriosi, ma capaci di giocarsi la vita per questa novità. Il racconto insiste sulla risposta immediata, sul subito senza garanzie né calcoli da parte dei primi. È proprio questa audacia e questa radicalità che a volte ci mancano oggi per seguire Gesù, e vivere con lui l’avventura evangelica.







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