Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa terza Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il passo evangelico
in cui, mentre Giovanni Battista è in carcere, Gesù percorre tutta la Galilea annunciando
il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Il Maestro chiama i primi quattro discepoli, dei pescatori, che lasciano tutto e subito
per seguirlo. L’evangelista Matteo riporta la profezia di Isaia:
“Il popolo
che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che
abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta”.
Su questo
brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin,
docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
C’è una continuità
fra Giovanni e Gesù nel linguaggio della predicazione: tutti e due richiedono conversione,
“perché il regno dei cieli è vicino”. Un avvertimento diretto, che invita ad aprire
gli occhi, a vedere imminente una grande novità. Matteo però pone anche una serie
di elementi nuovi, per risaltare la differenza tra i due: intanto Giovanni è imprigionato
e quindi ammutolito; Gesù non è un asceta del deserto, si sposta invece al Nord, in
Galilea; e lascia il paese nativo, Nazaret, per stabilirsi a Cafarnao, città più vivace
e incrocio di carovane. E poi con la citazione del vaticinio di Isaia sulla “Galilea
terra delle genti”, inondata di luce e pervasa dalla gioia, Matteo non fa solo geografia,
ma teologia: la predicazione di Gesù sul regno imminente è offerta come luce e speranza
nella complessità della storia e delle esperienze umane difficili. Proprio là, nel
groviglio delle identità mescolate, Gesù trova subito gente che accetta di seguirlo,
di condividere il rischio e la speranza. Sono i primi quattro discepoli, pescatori
concreti e laboriosi, ma capaci di giocarsi la vita per questa novità. Il racconto
insiste sulla risposta immediata, sul subito senza garanzie né calcoli da parte dei
primi. È proprio questa audacia e questa radicalità che a volte ci mancano oggi per
seguire Gesù, e vivere con lui l’avventura evangelica.