Berlusconi: io, il premier più spiato. L'opposizione: si dimetta
La pagina politica italiana continua ad essere occupata dal caso Ruby, che vede indagato
Silvio Berlusconi per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile.
Il premier non si presenterà alla procura di Milano perché, sostengono i suoi legali,
la competenza è del Tribunale dei ministri. Intanto il capo dello Stato Napolitano
rinnova l’appello ad evitare esasperazioni e tensioni. Servizio di Giampiero Guadagni:
Equilibrio
tra i valori dell’informazione e quelli della riservatezza e della dignità delle persone.
E’ un appello a tutti, politica e magistratura, quello rivolto ieri dal capo dello
Stato preoccupato che ulteriori esasperazioni e tensioni possano solo aggravare un
turbamento largamente avvertito e riconosciuto. Evidente il riferimento di Napolitano
al cosiddetto caso Ruby, che sta riproponendo il conflitto tra poteri dello Stato.
Berlusconi e i suoi legali non riconoscono la competenza della procura di Milano,
che intende comunque andare avanti nelle indagini ed entro un mese dovrebbe depositare
la richiesta di giudizio immediato per il presidente del Consiglio. Che insorge: mai
visto un premier spiato come me, non mi dimetto e reagirò all’aggressione. Ma l’opposizione
insiste: il premier deve chiarire la sua posizione davanti ai magistrati milanesi,
altrimenti deve dimettersi perché il suo comportamento sta gettando discredito internazionale
sull’Italia. Mentre nove parlamentari del Pdl hanno scritto una lettera aperta ai
cattolici italiani, chiedendo loro di sospendere il giudizio sul premier, di rifiutare
la gogna mediatica preventiva e di non farsi strumentalizzare da un moralismo interessato
e intermittente che, affermano, emerge solo e quando c’è di mezzo Berlusconi. Peraltro,
stando a tutti gli istituti di sondaggi, il caso Ruby non ha finora intaccato la popolarità
e il consenso dell’attuale presidente del Consiglio. Motivo principale: la mancanza
di una alternativa credibile. Tema posto con forza questa mattina dall’ex segretario
del Partito democratico Veltroni, nel suo atteso intervento alla convention dei Modem
al Lingotto di Torino la minoranza interna del Pd. Veltroni ha chiesto alle opposizioni
di presentarsi unite in caso di elezioni anticipate. Un’ipotesi, quella del ritorno
alle urne, che sembrava scongiurata dopo il voto di fiducia del 14 dicembre. Ma che
ora torna in campo anche per l’incertezza intorno alla partita del federalismo. Ieri
il Consiglio dei ministri, venendo incontro ad una richiesta di Pd e Terzo Polo,
ha rinviato di una settimana l’approvazione del testo sul fisco comunale. Ma la Lega
avverte: senza il sì definitivo al federalismo la legislatura finisce.