Algeria in piazza. Arresti e tafferugli tra manifestanti e polizia nella capitale
Proteste oggi in Algeria, dove centinaia di persone si sono radunate davanti alla
sede del partito d'opposizione Raggruppamento per la cultura e la democrazia (Rcd)
nel centro di Algeri per manifestare contro il governo. Diversi i feriti e gli arresti.
Imponenti le misure di sicurezza messe in atto dalla polizia attorno alla sede del
partito, in cima alla quale sventola una bandiera della Tunisia, dove non si arresta
la contestazione dopo la deposizione del presidente Ben Ali. Linda Giannattasio:
Dopo
Tunisia e Albania una nuova protesta si è accesa oggi nel centro di Algeri. Sfidando
il divieto delle autorità, qui il partito di opposizione Raggruppamento per la cultura
e la democrazia di Said Sadi è sceso in piazza tra l'altro, contro la revoca dello
stato d'emergenza, scontrandosi con decine di poliziotti in tenuta anti-sommossa.
Diversi i feriti nei tafferugli, mentre si contano i primi arresti, tra cui quello
di un deputato di opposizione del Rdc Othmane Amazouz. In cima alla sede del partito
sventola la bandiera della vicina Tunisia, teatro di nuove proteste oggi nel secondo
giorno di lutto nazionale per le vittime dei recenti scontri che hanno portato alla
deposizione del presidente Ben Ali. Intanto, i sindacati chiedono nuovo governo “di
salvezza nazionale” e il premier tunisino, Mohammed Ghannouci, ha promesso di farsi
da parte dopo il voto. Il capo del governo ha assicurato “elezioni trasparenti e
democratiche”, le prime nel Paese dopo l'indipendenza dalla Francia nel 1956. Una
risposta, quest’ultima, ai manifestanti che chiedono la rimozione dal governo di tutte
le figure del vecchio regime.
Violenza in Pakistan: tre vittime Nuovo
episodio di violenza in Pakistan. Un ordigno è esploso nella zona tribale della Orakzai
Agency, nell’area nord-occidentale del Paese, causando la morte di almeno tre persone
e il ferimento di altre sette. Lo riferisce Geo Tv. Secondo le prime notizie, lo scoppio
è avvenuto nel distretto di Ibrahimzai e le tre vittime sarebbero due soldati e un
civile. L’area dell’attacco è da tempo rifugio di gruppi di talebani estremisti e
di militanti di al Qaeda.
Portogallo domani al voto per le presidenziali Domani
i cittadini del Portogallo alle urne per eleggere il presidente della Repubblica.
La consultazione si svolge nel clima di forte austerità imposto dal governo socialista
per far fronte alla crisi economica incombente. Da Lisbona, Riccardo Carucci:
Domani i
portoghesi andranno alle urne per eleggere il Presidente della Repubblica, ma intanto
cominciano a sentire i morsi della nuova austerità introdotta per il 2011 dal governo
minoritario socialista con l’astensione del principale partito del centro destra.
Aumenti di tasse, riduzioni di benefici sociali, tagli agli stipendi dei pubblici
dipendenti, il tutto per ridurre quest’anno il deficit di bilancio dal 7,3 al 4,6%.
Intanto, la disoccupazione aumenta, così come aumentano i prezzi della benzina e delle
materie prime e le prospettive sono altamente recessive. Mentre continuano i timori
che il Portogallo, bistrattato dalle agenzie di rating, debba nonostante i suoi sforzi
– che peraltro non escludono sprechi incomprensibili – chiedere aiuto al Fondo europeo
di stabilità finanziaria e al Fondo Monetario internazionale. Sebbene il sistema portoghese
si definisca semi presidenzialista, il capo dello Stato in realtà non ha grandi poteri,
e certamente non governa, per questo sono sembrate un po’ insulse le promesse fatte
durante la campagna elettorale. Ad ogni modo, il presidente uscente Anibal Cavaco
Silva, di centro destra, ha tutte le possibilità – secondo i sondaggi – di essere
rieletto per un secondo e ultimo mandato quinquennale, già con la maggioranza assoluta
dei voti al primo turno. Ha cinque rivali, il principale dei quali è il poeta Manuel
Alegre, socialista di tipo romantico e populista, che si dice sicuro di vincere se
riuscirà ad arrivare al ballottaggio. L’astensione, che si prevede forte, potrebbe
modificare queste previsioni.
Domani Repubblica Centrafricana al voto Domani
elezioni anche in quasi tutta la Repubblica Centrafricana, chiamata a eleggere il
nuovo presidente: 1,8 milioni gli elettori al voto, mentre i sondaggi favorito il
Presidente centrafricano uscente, François Bozizé. “La situazione nella capitale,
Bangui, è calma. La nostra speranza è che il voto si svolga nella pace” fanno sapere
all’Agenzia Fides fonti della Chiesa locale, che spiegano come non tutto il Paese
potrà votare perché alcune aree nell’est e nel nord-est sono in mano a gruppi di ribelli.
Medio
Oriente, Ban Ki moon chiede più impegno per il ritorno ai negoziati Il segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha chiesto un nuovo e più forte impegno
per porre fine allo stallo nel processo di pace israelo-palestinese affinché le parti
tornino al tavolo dei negoziati. ''Non possiamo affrontare la perdita di altro tempo
per raggiungere un accordo tra israeliani e palestinesi'', ha detto ieri a New York
alla cerimonia di apertura dei lavori della Commissione per i diritti inalienabili
della popolazione palestinese, “dobbiamo arrivare a un accordo storico”. Lo riferisce
l'agenzia di stampa 'Xinhua'.
Afghanistan: Onu Usa e Ue preoccupati per
il rinvio del nuovo Parlamento Profonda preoccupazione è stata espressa da
Nazioni Unite, Ue e Stati Uniti per l'ulteriore rinvio di un mese dell'inaugurazione
della nuova 'Wolesi Jirga', il Parlamento di Kabul, come annunciato ieri dal presidente
Hamid Karzai. L'apertura dei lavori parlamentari era prevista per domani, a distanza
di oltre quattro mesi dalle elezioni, ma la data è stata posposta al 22 febbraio.
Sul terreno, intanto, un poliziotto e' rimasto ucciso e altri nove feriti nell'esplosione
questa mattina di un ordigno nella provincia meridionale di Helmand.
In
Sud Sudan quasi unanime la scelta dell'indipendenza Sarebbe quasi unanime
la scelta della popolazione del Sud Sudan di separarsi dal resto del Paese: secondo
i dai riportati dal sito della Commissione referendaria, con oltre l'80% dei voti
del referendum sull'autodeterminazione nel Sud e il 100% di quelli nel nord e all'estero
già scrutinati, il sì alla separazione raggiunge percentuali del 98,6%. Il referendum
era previsto nell'accordo di pace che nel 2005 ha posto fine a una lunga sanguinosa
guerra civile fra Nord e Sud Sudan.
Birmania, Aung San Suu Kyi ottiene l'accesso
a Internet A due mesi dal ritorno alla libertà la leader dell’opposizione birmana
Aung San Suu Kyi, ha ottenuto l'accesso a Internet. A renderlo noto uno dei suoi collaboratori.
La premio Nobel per la Pace, agli arresti domiciliari per sette anni consecutivi senza
contatti con l'esterno, probabilmente non ha mai navigato sul web e vuole utilizzare
il sito Twitter o il social network Facebook per raggiungere i giovani e i suoi sostenitori.
L'Onu
potenzia la missione in Costa d'Avorio L’Onu ha potenziato la propria missione
di pace in Costa d’Avorio: in una risoluzione adottata all'unanimità ai sensi del
Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite che consente l'uso della forza, il Consiglio
di Sicurezza ha autorizzato l'immediato invio di altri duemila soldati e tre elicotteri
armati nel paese. Qui l'ex presidente Laurent Gbagbo si rifiuta di dimettersi nonostante
la vittoria del leader dell'opposizione Alassane Ouattara sia stata riconosciuta a
livello internazionale.
Libano, il leader Jumblat si schiera con Hezbollah Prosegue
la crisi politica tra la maggioranza libanese, sostenuta dall’Arabia Saudita e l’opposizione,
guidata dal movimento sciita filo-iraniano Hezbollah e appoggiata dalla Siria. Il
leader druso Walid Jumblat, che con i suoi 11 deputati è l’ago della bilancia, ha
detto ieri di volersi schierare con l’ala armata di Hezbollah, togliendo il suo appoggio
al premier uscente Hariri. Lunedì l’avvio delle consultazioni per la nomina del nuovo
primo ministro.
Italia, caso Ruby. Berlusconi non si presenterà dai pm La
pagina politica italiana continua ad essere occupata dal caso Ruby, che vede indagato
Silvio Berlusconi per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile.
Il premier non si presenterà alla procura di Milano perché, sostengono i suoi legali,
la competenza è del Tribunale dei ministri. Intanto il capo dello Stato Napolitano
rinnova l’appello ad evitare esasperazioni e tensioni. Servizio di Giampiero Guadagni:
Equilibrio
tra i valori dell’informazione e quelli della riservatezza e della dignità delle persone.
E’ un appello a tutti, politica e magistratura, quello rivolto ieri dal capo dello
Stato preoccupato che ulteriori esasperazioni e tensioni possano solo aggravare un
turbamento largamente avvertito e riconosciuto. Evidente il riferimento di Napolitano
al cosiddetto caso Ruby, che sta riproponendo il conflitto tra poteri dello Stato.
Berlusconi e i suoi legali non riconoscono la competenza della procura di Milano,
che intende comunque andare avanti nelle indagini ed entro un mese dovrebbe depositare
la richiesta di giudizio immediato per il presidente del Consiglio. Che insorge: mai
visto un premier spiato come me, non mi dimetto e reagirò all’aggressione. Ma l’opposizione
insiste: il premier deve chiarire la sua posizione davanti ai magistrati milanesi,
altrimenti deve dimettersi perché il suo comportamento sta gettando discredito internazionale
sull’Italia. Mentre nove parlamentari del Pdl hanno scritto una lettera aperta ai
cattolici italiani, chiedendo loro di sospendere il giudizio sul premier, di rifiutare
la gogna mediatica preventiva e di non farsi strumentalizzare da un moralismo interessato
e intermittente che, affermano, emerge solo e quando c’è di mezzo Berlusconi. Peraltro,
stando a tutti gli istituti di sondaggi, il caso Ruby non ha finora intaccato la popolarità
e il consenso dell’attuale presidente del Consiglio. Motivo principale: la mancanza
di una alternativa credibile. Tema posto con forza questa mattina dall’ex segretario
del Partito democratico Veltroni, nel suo atteso intervento alla convention dei Modem
al Lingotto di Torino la minoranza interna del Pd. Veltroni ha chiesto alle opposizioni
di presentarsi unite in caso di elezioni anticipate. Un’ipotesi, quella del ritorno
alle urne, che sembrava scongiurata dopo il voto di fiducia del 14 dicembre. Ma che
ora torna in campo anche per l’incertezza intorno alla partita del federalismo. Ieri
il Consiglio dei ministri, venendo incontro ad una richiesta di Pd e Terzo Polo,
ha rinviato di una settimana l’approvazione del testo sul fisco comunale. Ma la Lega
avverte: senza il sì definitivo al federalismo la legislatura finisce.(Panoramica
internazionale a cura di Linda Giannattasio)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LV no. 22