Thailandia: il dramma dell'aborto. La Chiesa parla di società malata
Il problema dell’aborto legale e clandestino in Thailandia emerge con drammaticità,
e la Chiesa afferma che la “società è molto malata e ha bisogno di una cura speciale
e urgente” da un punto di vista etico. La scoperta di oltre 2000 feti vicino a un
tempio buddista nel centro di Bangkok nel novembre 2010 è stata uno shock per molti,
e ha aperto una discussione sulla moralità della società. Le autorità hanno lanciato
un’inchiesta sulle cliniche che praticano aborti illegali, promettendo di prendere
misure drastiche. Una legge del 1957 permette alla madre vittima di violenza, o in
pericolo di vita, di ricorrere all’aborto. Ma se non c’è una denuncia ufficiale, l’aborto
non è consentito. Il prof. Soomboon Kunathikom, presidente del Royal Thai College
di ostetricia e ginecologia sostiene che “Il numero di gravidanze ogni anno in Thailandia
è circa di un milione e 40mila unità. Le statistiche del 2010 dimostrano che ci sono
circa 800mila nuovi nati. La conclusione è che circa 240mila bambini sono abortiti.
Se gli aborti naturali oscillano fra le 96mila-120mila unità, se ne deduce che circa
120mila-144mila aborti sono provocati. Di questi al massimo l’1%, cioè circa 10mila
casi, è legale. Quindi ci sono dai 110mila ai 130mila casi di aborto illegale. E’
una cifra agghiacciante”. Mons. Francis Xavier Kirengsak Kovithavanij , arcivescovo
di Bangkok ha dichiarato all'agenzia AsiaNews: “Qualcuno pensa che l’aborto sia un
diritto della madre che ha il bambino in seno. Questo dimostra che la nostra società
è molto malata e ha bisogno di una cura speciale e urgente. Alcuni politici prendono
quest’opportunità per promuovere una legge sull’aborto legale. Nessuno ricorda la
condotta etica e la virtù della famiglia. L’insegnamento cristiano promuove e sostiene
il rispetto della vita. Noi prepariamo le coppie ad avere responsabilità, al sacrificio
e a non essere egoiste, il che sembra anticonvenzionale”. Dal canto suo padre Rocco
Pairat Sriprasert, camilliano, presidente della Pro-Life Organization, afferma che
“la società tailandese pensa che le giovani incinte siano un problema sociale. L’aborto
non è la strada per risolverlo. Anche se capisco che i valori sociali stanno cambiando,
perché c’è chi pensa che l’aborto sia normale, e uccide il suo bambino per non vergognarsi.
Ma vorrei che tutte le religioni esaltassero la ‘Civiltà della vita’ e insegnassero
ai loro giovani a costruire una famiglia felice. La società deve essere curata”. (R.P.)