2011-01-20 15:15:45

Stati Uniti: 50 anni fa l’inizio della presidenza di John F. Kennedy


Il 20 gennaio di 50 anni fa iniziava la presidenza di John F. Kennedy. Mille giorni conclusi tragicamente con l’assassinio a Dallas, ma che tuttora mantengono un rilevante influsso sulla politica e sull’immaginario collettivo americano e non solo. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ritorniamo a quella giornata di mezzo secolo fa nella quale Jfk prestava giuramento come 35.mo presidente degli Stati Uniti:RealAudioMP3

(Musica)

“My fellow Americans: ask not what your country…
Miei concittadini americani, non chiedetevi cosa il vostro Paese possa fare per voi. Ma cosa voi possiate fare per il vostro Paese. Miei concittadini del mondo: non domandatevi cosa l’America farà per voi, ma cosa assieme possiamo fare per la libertà degli uomini”.

Con queste parole, John Fitzgerald Kennedy si presentava al mondo. A soli 43 anni, il giovane senatore cattolico di Boston iniziava dunque la sua breve e intensa esperienza presidenziale. Il discorso inaugurale al Campidoglio, in una gelida mattinata di Washington, segnava l’inizio non solo di una nuova presidenza ma anche di un nuovo stile nel modo di fare politica. E’ quanto sottolinea il giornalista e biografo dei Kennedy, Gianni Bisiach:

“Quel 20 gennaio fu una grande giornata. Da parte di Kennedy il messaggio forte fu l’invito all’America ad avere coraggio e, quindi, a non temere il dialogo: avere coraggio nell’affrontare le difficoltà della politica mondiale. Si stabiliva così un rapporto diretto. Kennedy andrà in tutto il mondo: in Africa, Asia, in Sudamerica. Cercherà di portare una nuova politica nel mondo e i giovani apprezzeranno questa cosa dopo gli anni grigi della Guerra Fredda. Con la sua immagine giovanile, simpatica e aperta ha iniziato questa nuova era. Dicendo quel giorno: ‘Non chiedete cosa l’America può fare per voi, ma quello che voi potete fare per il vostro Paese’, significava che ognuno veniva coinvolto con la sua personale responsabilità. Era un periodo nuovo a livello mondiale: il mondo, forse, era più aperto alla speranza di quanto non lo sia oggi”.

La crisi dei missili a Cuba, la sfida con i sovietici per la conquista dello spazio, l’impegno a favore dei diritti civili degli afro-americani, ma anche il fallimento dello sbarco alla Baia dei Porci e l’inizio del conflitto in Vietnam. Luci ed ombre di un presidente che l’assassinio a Dallas ha cristallizzato nella memoria, lasciandone intatto il mito. Il commento del politologo della Johns Hopkins University, John Harper:

“La figura di Kennedy è stata molto mitizzata da subito dopo la sua morte. Poi, è stata anche molto criticata, quando sono venuti fuori i fatti della sua vita personale. Adesso abbiamo una visione più equilibrata. Tra gli storici c’è una visione molto positiva di Kennedy: era un uomo pragmatico, pronto al compromesso per evitare il disastro, molto coraggioso e composto in situazioni di estrema tensione, come la crisi di Cuba. Quindi, rimane un modello di compostezza, di lucidità e di coraggio nel gestire le crisi. Rimane, poi, qualcosa di misterioso e di sfuggente in quest’uomo, perché non sappiamo, naturalmente, cosa avrebbe fatto, se fosse sopravvissuto: le circostanze della sua morte susciteranno per sempre un grande fascino”.

Di Kennedy restano indelebili alcuni discorsi, pronunciati con una forza e un carisma che anche gli avversari ammiravano. Memorabili le parole di Jfk a Berlino, nel giugno del 1963, a pochi passi dal Muro fatto innalzare dal regime comunista:

“Two thousand years ago, the proudest boast was Civis Romanus sum…
Duemila anni fa, il più grande orgoglio era dire ‘civis Romanus sum’. Oggi, nel mondo libero, il più grande orgoglio è dire ‘Io sono un berlinese’”.







All the contents on this site are copyrighted ©.