2011-01-19 14:26:04

Udienza generale. Il Papa: unità dei cristiani nella fede e nella condivisione dei beni, nessun cristiano deve essere povero


Pur “segnata da difficoltà e incertezze”, la storia del movimento ecumenico “è anche una storia di fraternità”. E’ una delle affermazioni che hanno caratterizzato questa mattina l’udienza generale di Benedetto XVI in Aula Paolo VI, dedicata alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, aperta ieri. Parlando della condivisione dei beni, il Papa ha auspicato che nessun cristiano sia povero nella Chiesa. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Uniti nell’ascolto degli Apostoli, nella condivisione dei beni, nello spezzare il Pane eucaristico e nella preghiera. I “quattro pilastri” della prima comunità cristiana, quella indivisa, sono anche i pilastri del cammino ecumenico. La catechesi di Benedetto XVI è partita sostanzialmente da questo assunto. E’ sulla strada delle origini, tracciata dai loro progenitori nella fede, che i cristiani devono porre, ha affermato il Papa, “l’unico solido fondamento sul quale progredire nella costruzione dell’unità visibile della Chiesa”. E duemila anni fa, se i cristiani erano visibilmente uniti era proprio grazie alle “quattro caratteristiche” che li distinguevano da tutti gli altri, scelte come titolo-guida della Settimana 2011 e sulle quali il Pontefice si è soffermato una ad una. Per prima cosa, ha ribadito, è necessario partire dall’ascolto del Vangelo, con quella fede con cui allora si ascoltavano i dodici compagni di Cristo:

“Ancora oggi, la comunità dei credenti riconosce nel riferimento all’insegnamento degli Apostoli la norma della propria fede: ogni sforzo per la costruzione dell’unità tra tutti i cristiani passa pertanto attraverso l’approfondimento della fedeltà al depositum fidei trasmessoci dagli Apostoli. Fermezza nella fede è il fondamento della nostra comunione, è il fondamento dell’unità cristiana”.

Secondo punto, la comunione fraterna. Condividere le proprie sostanze, ha riconosciuto Benedetto XVI, ha assunto nella storia della Chiesa “modalità sempre nuove di espressione”. Una di queste, peculiare, è quella dei rapporti di fraternità e di amicizia costruiti tra cristiani di diverse confessioni:

“La storia del movimento ecumenico è segnata da difficoltà e incertezze, ma è anche una storia di fraternità, di cooperazione e di condivisione umana e spirituale, che ha mutato in misura significativa le relazioni tra i credenti nel Signore Gesù: tutti siamo impegnati a continuare su questa strada”.

Ma la condivisione dei beni riveste anche un evidente aspetto di giustizia sociale, come il Papa non ha mancato di rilevare subito dopo esprimendo una precisa speranza che è anche un segno della capacità dei cristiani di oggi di sentirsi fra loro una famiglia:

“Nessuno nella comunità cristiana deve avere fame, deve essere povero: questo è un obbligo fondamentale. La comunione con Dio, realizzata come comunione fraterna, si esprime, in concreto, nell’impegno sociale, nella carità cristiana, nella giustizia”.

Il terzo di quegli aspetti che, come ha asserito con fermezza il Pontefice, “non sono un modello del passato”, ma “devono sempre costituire la vita della Chiesa”, riguarda la “frazione del pane”, ovvero la celebrazione dell’Eucaristia:

“Durante questa settimana di preghiera per l’unità è particolarmente vivo il rammarico per l’impossibilità di condividere la stessa mensa eucaristica, segno che siamo ancora lontani dalla realizzazione di quell’unità per cui Cristo ha pregato. Tale dolorosa esperienza, che conferisce anche una dimensione penitenziale alla nostra preghiera, deve diventare motivo di un impegno ancora più generoso da parte di tutti affinché, rimossi gli ostacoli alla piena comunione, giunga quel giorno in cui sarà possibile riunirsi intorno alla mensa del Signore, spezzare insieme il pane eucaristico e bere allo stesso calice”.

Parlando infine della quarta peculiarità dei cristiani, la preghiera, Benedetto XVI ha parlato di quella per eccellenza, il “Padre Nostro”, che esprime – ha osservato – il “noi” della comunità cristiana unita nel suo insieme:

“È provvidenziale il fatto che, nel cammino per costruire l’unità, venga posta al centro la preghiera: questo ci ricorda, ancora una volta, che l’unità non può essere semplice prodotto dell’operare umano (…) Il cammino verso l’unità visibile tra tutti i cristiani abita nella preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la ‘costruiamo’ noi, ma la 'costruisce' Dio, viene da Lui, dal Mistero trinitario, dall’unità del Padre con il Figlio nel dialogo d’amore che è lo Spirito Santo e il nostro impegno ecumenico deve aprirsi all’azione divina, deve farsi invocazione quotidiana dell’aiuto di Dio. La Chiesa è sua e non nostra”.

In apertura di catechesi, il Papa aveva ricordato come agli inizi della storia cristiana lo Spirito Santo aveva fatto di “persone di diversa lingua a cultura” un “unico corpo” con l’obiettivo di “essere luogo di unità e di amore”. Da queste premesse, ha concluso Benedetto XVI, discende la “comune responsabilità” che i cristiani hanno oggi “verso il mondo”:

“Dobbiamo offrire una forte testimonianza, fondata spiritualmente e sostenuta dalla ragione, dell’unico Dio che si è rivelato e ci parla in Cristo, per essere portatori di un messaggio che orienti e illumini il cammino dell’uomo del nostro tempo, spesso privo di chiari e validi punti di riferimento. E’ importante, allora, crescere ogni giorno nell’amore reciproco, impegnandosi a superare quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani”.







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