La Beatificazione di Toniolo, modello di coerenza per i laici cattolici impegnati
nella società
Un limpido testimone cristiano al servizio del bene comune: la Chiesa italiana ha
accolto con grande gioia l’annuncio della prossima Beatificazione dell’economista
cattolico Giuseppe Toniolo. Figura esemplare di laico impegnato nella vita sociale
del Paese, Toniolo è stato l’ideatore di iniziative di grande valore come le Settimane
Sociali e la Fuci, la Federazione degli universitari cattolici. Vissuto tra l’ ‘800
e il secolo scorso, Toniolo è senza dubbio uno dei principali ispiratori della Dottrina
sociale della Chiesa, che troverà nell’Enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII la
sua pietra miliare. Sull’importanza di questa Beatificazione, Alessandro Gisotti
ha intervistato mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente delle Settimane
Sociali dei Cattolici italiani:
R. – Il messaggio
più forte che io vedo è che questo annuncio della Beatificazione arriva dopo una serie
di appelli di Benedetto XVI e anche del cardinale Bagnasco e anche della recente Settimana
sociale, per promuovere la crescita di una nuova generazione di cattolici impegnati
in politica in Italia. Mi pare che questa sia una bella risposta, davvero il segno
che viene dal Signore, per dire che è possibile. E’ stato possibile per Toniolo impegnarsi
al servizio del bene comune del Paese in un’epoca in cui c’era il “non expedit” e
quindi i cattolici non potevano essere impegnati direttamente in politica. Oggi le
situazioni sono cambiate: ci sono altre difficoltà. Ma è davvero la missione dei laici
che viene rilanciata e, direi, confermata da queste figure.
D. - Il
bene comune è sempre stato l’obiettivo perseguito da Toniolo nelle sue molteplici
iniziative. Un tema sempre attuale …
R. – E’ un tema sempre attuale
perché è un’espressione che nasce dal discorso della carità: il bene comune amplia
questa visione della carità, supera la sfera soltanto individuale; il bene comune
non è neanche soltanto un servizio ad alcuni settori della società, ma è invece la
ricerca del bene di tutti e di ciascuno e quindi in questo senso servire il bene comune
è davvero il livello più alto di carità che un cristiano possa vivere.
D.
– Si può essere impegnati in economia o in politica ed essere santi: questo è anche
un messaggio forte, della Beatificazione di Toniolo, particolarmente forte oggi?
R.
– Evidentemente, ogni vocazione cristiana – consacrata, laicale – è una vocazione
che è strada alla santità. Toniolo, nelle università italiane dell’epoca, è professore
di materie quanto mai laiche; direi che è anche una santità che si sposa con la laicità:
non soltanto con lo status di laico, ma direi proprio con uno stile di vita sanamente
laico e laicale, dove c’è il terreno fertile perché il Vangelo possa dimostrare tutta
la sua forza al servizio dell’uomo! (gf)
Giuseppe Toniolo ebbe delle intuizioni
profetiche per l’impegno dei cattolici nella vita sociale, in un contesto peraltro
non facile per la Chiesa come quello dei primi anni dopo l’Unità d’Italia. Su tale
aspetto dell’azione del futuro Beato, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento
del sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente delle Settimane Sociali:
R. – Non
a caso, Toniolo è stato ricordato nella scorsa Settimana sociale, quella del 2007,
insieme ad Armida Barelli, come uno dei capostipiti del laicato italiano, quello delle
Settimane sociali, dell’università cattolica, dell’Azione cattolica, cui poi hanno
attinto i Padri conciliari per definire la forma del laico oggi. In un testo degli
anni ’50, von Balthasar disse: “Questi laici, questi delle Settimane sociali, dell’università
cattolica, hanno svegliato il gigante che dormiva”. E il gigante che dormiva era la
Chiesa.
D. – Economista, sociologo, promotore di iniziative sociali
e culturali, padre di famiglia: Toniolo è davvero una figura poliedrica. Quale è stato,
secondo lei, tra i tanti, il merito principale del futuro Beato, anche guardando al
difficile contesto italiano dei suoi tempi?
R. – Ne ricorderei due.
Il primo è di avere tenuto unita la propria vita. E’ una persona che non si è dedicata
solo a impegni ecclesiastici, solo a impegni familiari, solo a impegni scientifici
o economici o politici, ma da persona grande e pur tuttavia normale ha costruito una
vita ordinata. Il secondo, grande contributo è avere aiutato i cattolici italiani
e la Chiesa ad uscire dalla difficile condizione di “non expedit”, non tanto rivendicando
astratti diritti o diritti di parte, ma aiutandoli a elaborare una visione su tutta
la società italiana e il suo futuro.
D. – Una delle grandi idee di Toniolo
sono le Settimane sociali. Cosa resta oggi, giunti alla 46.ma edizione, di quella
intuizione di ormai oltre un secolo fa?
R. – Avere un pensiero grande
sulla città, sull’Italia. Nella “Caritas in veritate”, Benedetto XVI utilizza un’espressione
bellissima per dire tutto questo: parla di “via istituzionale della carità”, quella
via che ci aiuta a trasformare il vivere sociale in città. Toniolo e le sue Settimane
sociali hanno dato senz’altro un grande contributo ad intuire questa via. (bf)