Iraq. La Chiesa assira: cristiani attaccati e spinti a lasciare il Paese, la condanna
non basta
“Dire la verità chiaramente: i cristiani vengono regolarmente attaccati e spinti a
lasciare l’Iraq”. A chiederlo al mondo occidentale è l’arcidiacono Emanuel Youkhana,
coordinatore degli aiuti umanitari per le famiglie cristiane in Iraq della Chiesa
assira dell’Est, in un’intervista all’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs).
L’arcidiacono nega, come afferma il governo iracheno, che “il terrore è diretto non
contro i cristiani ma contro tutti. Gli attentati sono chiaramente diretti contro
i cristiani. Non è sufficiente condannare ciò che è successo. I cristiani non hanno
paura per gli attentati attuali ma temono per l’avvenire e per ciò che ancora potrà
arrivare”. Per l’arcidiacono essi temono soprattutto l’islamizzazione in costante
aumento nella società come dimostrerebbe il fatto che numerose donne cristiane non
osano lasciare le loro case se non con il velo. Recentemente la Facoltà di Musica
dell’Università di Bagdad è stata chiusa poiché la musica è incompatibile con la sharia.
Nell’intervista padre Youkhana critica anche il fatto che la Costituzione irachena
discrimina i cristiani. Dispone, ad esempio, che vi siano sempre dei rappresentati
religiosi musulmani tra i giudici della Corte Costituzionale del Paese. “La Costituzione
– afferma - deve riconoscere uguale trattamento ai cristiani e non deve renderli cittadini
di seconda o terza categoria. Non è più sufficiente limitare le nostre richieste ad
una maggiore protezione delle chiese; che cosa ne è infatti delle scuole, delle abitazioni,
della vita di tutti i giorni?”. La fuga dei cristiani dall’Iraq è continua: ogni settimana,
afferma l’arcidiacono, quattro aerei lasciano Bagdad diretti a Beirut e la maggior
parte dei passeggeri sono cristiani. “L’obiettivo della Chiesa è ridare speranza e
fiducia alla sua gente. È necessario intervenire soprattutto sui bambini ed i giovani.
Essa gioca un ruolo chiave poiché trasmette alla gente un messaggio di speranza e
dona sostegno materiale”. Il futuro dei cristiani è dunque nelle loro stesse mani,
“il governo non fa nulla, i cristiani sono senza difesa ma non senza speranza. Ma
la speranza non si può fondare solo sulle parole. È importante che i media rendano
conto della situazione dei cristiani. La Chiesa universale e le opere di beneficenza
offrono una solidarietà morale e materiale forte ma la Chiesa non ha i mezzi per fornire
tutte le infrastrutture né per provocare cambiamenti politici”. Ed è qui, per padre
Youkhana che “i governi devono intervenire”. (R.G.)