2011-01-18 14:22:32

Un nuovo carcere o l’udienza in tribunale: seri pericoli e scorta privata per Asia Bibi


Asia Bibi avrà una scorta privata se dovrà muoversi per essere trasferita in un nuovo carcere o per l’udienza al processo di appello, presso l’Alta Corte di Lahore: è quanto riferisce all’agenzia Fides Haroon Barket Masih, leader della “Masihi Foundation”, unica organizzazione che si sta occupando di fornire assistenza legale alla donna, condannata a morte per blasfemia, nonchè aiuto materiale alla sua famiglia. Secondo un rapporto dei Servizi segreti pakistani, date le minacce ricevute, Asia Bibi dovrebbe essere trasferita in una nuova prigione femminile, probabilmente a Multan, per garantire la sua sicurezza personale. “Ma anche questo trasferimento implica gravi pericoli per la sua incolumità”, nota Haroon Masih. “I terroristi si possono annidare a ogni passo, o perfino infiltrarsi fra le guardie che dovrebbero proteggerla, come è accaduto al governatore Taseer”. Per questo la Fondazione Masihi, in accordo con le autorità, intende organizzare un servizio di scorta privato, che sia una ulteriore garanzia di protezione per la donna: “Oggi, visti gli ultimi eventi, non nutriamo molta fiducia nel servizio di guardia fornito dallo Stato, composto da uomini musulmani”, rimarca. Altro rischio per Asia sarebbe quello di comparire in tribunale: come dicono a Fides gli avvocati difensori della donna, che stanno ultimando il rapporto da sottoporre alla Corte, la prima udienza dell’appello si avvicina e potrebbe essere fissata entro la fine del mese di gennaio. Ma la presenza di Asia in aula, a Lahore, è “altamente sconsigliata, perchè la esporrebbe al tiro dei radicali, come accaduto ai fratelli Rashid e Sajid Emmanuel, accusati di blasfemia e uccisi durante il processo, davanti al tribunale di Faisalabad nel luglio 2010”. Gli avvocati, vista la situazione e il pericolo reale di una esecuzione sommaria (ne sono già avvenute 34 di persone accusate di blasfemia), chiederanno la celebrazione del processo con udienze speciali da tenersi fra le mura del carcere. Haroon Barket Masih conclude: “Dobbiamo fare di tutto per preservare la vita di Asia. Anche la sua famiglia oggi, che vive in un luogo segreto, è profondamente disorientata di fronte alla piega che ha preso la vicenda e alla violenza che si è scatenata nella società. Speriamo che, vista la mobilitazione nazionale internazionale, Asia possa presto riacquistare la sua libertà, vista la sua innocenza”. (R.P.)







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