2011-01-18 19:59:49

Tunisia ancora scontri. Quattro ministri si ritirano da nuovo esecutivo


In Tunisia anche oggi manifestazioni si sono svolte in varie parti del Paese, tutte contro il nuovo governo di unità nazionale che paga soprattutto l’aver incluso alcuni ministri del Rcd, partito dell’ex presidente Ben Ali. Quattro finora i ministri che non hanno giurato nel nuovo esecutivo. Nella capitale Tunisi non si fermano gli scontri tra i militari e i sostenitori del presidente destituito. Da Tunisi, Stefano Vergine:RealAudioMP3

Il principale sindacato nega il suo appoggio al nuovo esecutivo, quattro, come detto, i ministri hanno già rassegnato le dimissioni. In che modo la popolazione ha reagito a questa decisione? La collega della redazione inglese della nostra emittente, Kealsea Brennan Wessels, lo ha chiesto all’arcivescovo di Tunisi, mons. Moroun Elias Nimeh Lahham:RealAudioMP3
R. – Le reazioni alla formazione del governo di unità nazionale sono varie. C’è un movimento che accetta tutto questo, e meno male, perché bisogna che il Paese vada avanti almeno per sei mesi, fino alle elezioni generali. C’è un’altra parte, però, che rifiuta assolutamente la partecipazione degli uomini del regime passato al nuovo governo. Adesso, ci sono delle manifestazioni per le strade di Tunisi di coloro che non accettano la partecipazione degli uomini dell’Rdc, il partito precedentemente al potere, al nuovo governo. I prossimi giorni ci diranno quale delle due correnti sarà più forte.

D. – Qual è l’auspicio della Chiesa cattolica in questo momento così difficile?

R. – Il desiderio della Chiesa cattolica in Tunisia è che il popolo si riappropri della sua dignità, della sua libertà, e si avvii verso una società libera, democratica ed adulta. (ap)

E per una testimonianza su come gli stranieri hanno vissuto questi giorni di rivolta nel Paese Stefano Leszczynski, ha raggiunto telefonicamente in Tunisia un imprenditore italiano che preferisce mantenere l’anonimato per ragioni di sicurezza: RealAudioMP3

R. - La situazione è in miglioramento. Questa notte abbiamo sentito molti meno spari: c’era semplicemente un elicottero che sorvolava la città sopra di noi. Per il momento, il problema maggiore rimane quello del commercio, perché a causa del coprifuoco si lavora 4-5 ore al giorno - e non di più - e quindi c’è ancora qualche problema per comprare anche da mangiare.

D. - Quali sono stati i principali timori che avete avuto quando vi siete trovati in mezzo a questa rivolta?

R. - Nessuno, nessuno. In quattro giorni però è successo il finimondo e consideri anche che non si vedevano più poliziotti in giro finché, poi, è uscito l’esercito… Adesso stiamo a vedere. Speriamo che la situazione si normalizzi e che soprattutto non ci sia il vuoto di potere, perché di poliziotti in giro ancora non se ne vedono tanti… Prima eravamo abituati a vedere i poliziotti ogni cinquecento metri e adesso non si vedono più.

D. - Lei che idea si è fatto delle ragioni di queste proteste?

R. - Le ragioni? Io penso che ci sia una volontà di cambiamento. Io spero che si realizzi e che dia stabilità al Paese.

D. - Si è parlato di “rivolta del pane”: ma era così grave la situazione?

R. - Per quello che era di mia conoscenza, no. So che l’80 per cento dei tunisini ha la propria casa: certo, anche qui c’è stato il carovita e quindi i costi sonoaumentati. Non mi sembrava, però, che fosse in generale una situazione così grave, anche se per certe famiglie senz’altro lo era. Ma comuqnue, non per la maggioranza delle famiglie tunisine. Tutti quelli che manifestavano non penso fossero dei disoccupati.

D. - C’è stato qualcuno che ha manovrato politicamente, perché tutto questo avvenisse?
R. - Lo penso anche io. Non è che ne sia certo, ma penso proprio di sì. (mg)







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