Mons. Giordano: l’Europa ha bisogno della luce della fede
Si è celebrata, ieri sera nella Cattedrale di Strasburgo, una “Messa per l’Europa”
dedicata, in particolare, a quanti sono impegnati nelle istituzioni del Vecchio continente.
L’iniziativa è stata promossa dall’osservatore permanente della Santa Sede presso
il Consiglio d’Europa, mons. Aldo Giordano. La Messa, presieduta dall’arcivescovo
di Strasburgo Jean-Pierre Grallet, è stata celebrata in coincidenza con l’avvio della
sessione plenaria del parlamento dell’Unione Europea. Al microfono di Alessandro
Gisotti, mons. Giordano parla della celebrazione di ieri e si sofferma sul contributo
che la fede può dare al futuro dell’Europa:
R. – Siamo
stati sorpresi a trovarci la cattedrale di Strasburgo piena. Erano presenti certamente
più di mille persone tra le quali i rappresentanti, i responsabili del Consiglio d’Europa,
molti ambasciatori, giudici, anche membri del parlamento dell’Unione Europea, anche
commissari dell’Unione europea, e poi un intero popolo di Dio, di persone che abbiamo
scoperto avere un interesse per l’Europa: comunità religiose di clausura che pregano
regolarmente per l’Europa, gruppi di parrocchie o diocesani che hanno interesse per
i valori europei. Quindi, questa Messa è stata veramente uno spazio dove Dio è stato
presente nella realtà pubblica.
D. – Anche questa Messa, questa iniziativa
della sua Missione, dimostra evidentemente che l’Europa ha bisogno di un’anima per
sostenersi, per costruire il suo futuro e soprattutto per non risultare lontana dai
popoli, dalle sue esigenze. Quanta sensibilità c’è, secondo lei, su questo fronte
nelle istituzioni europee?
R. - Con il Papa, che continua ad insistere
su un’immagine – l’immagine della luce - ho l’impressione che l’Europa abbia proprio
bisogno di luce. Davanti all’illusione che forse per troppo tempo abbiamo avuto di
avere la luce, di essere degli “illuminati” e soprattutto di avere luce e ragione
tecnico-scientifica, oggi, davanti alle grandi sfide che l’Europa ha, ci accorgiamo
che occorre forse avere il coraggio e anche l’umiltà di rimetterci alla ricerca e
di seguire una luce. Aver bisogno di una luce è intuire che c’è bisogno che il cielo
sopra l’Europa non sia chiuso, quindi aprirsi a una dimensione più alta, a un orizzonte
più grande, ad una trascendenza. Credo che questo sia un momento favorevole perché
se da una parte sembra che ci sia molta indifferenza, con tutto il tentativo - che
conosciamo bene - di mettere la religione a margine, dall’altra parte ci accorgiamo
che le persone nel loro cuore hanno un desiderio e una sete maggiore.
D.
– Il parlamento europeo e il Consiglio d’Europa in questi giorni si occuperanno di
libertà religiosa. Un tema che vede la Santa Sede - e anche lei personalmente - impegnata
con grande energia, con grande passione…
R. - E’ un momento, anche questo,
dove si nota – per fortuna – una certa nuova sensibilità sul tema. Si è preso coscienza
della gravità del tema della libertà di religione. Il Papa ci invita ad andare molto
in profondità. E’ in gioco l’uomo, sono in gioco la dignità e la grandezza dell’uomo:
difendere la libertà della religione è difendere la profondità della dignità della
persona umana, che è costituita addirittura dal rapporto con il divino, con il trascendente
e quindi ha una dignità altissima. E dall’altra parte, si scopre anche che solo la
dimensione religiosa è una garanzia, un fondamento del rapporto degli uomini tra di
loro.
D. – Il primo maggio prossimo, la Beatificazione di Karol Wojtyla:
Giovanni Paolo II ha dato davvero anima e corpo per la riunificazione della grande
famiglia europea…
R. – E’ una reazione di gioia quella che io ho sentito
anche qui, al Consiglio d’Europa, presso le istituzioni europee. E' una reazione di
speranza, la notizia della Beatificazione di Giovanni Paolo II, perché egli è riconosciuto
come un protagonista della nuova Europa. E’ stato un protagonista che ha visto che
l’Europa non poteva sopravvivere con un muro che la divideva. Bisognava andare oltre
il muro, respirare – è famosa l’immagine o l’icona dei due polmoni – a due polmoni,
e bisognava andare al di là della visione ideologica. Nel secolo scorso, noi abbiamo
conosciuto la tristezza di ideologie che hanno portato l’Europa e il mondo alla deriva
e che in qualche maniera hanno voluto escludere Dio, escludere la religione. Giovanni
Paolo II ha detto ancora: l’Europa ha bisogno di Dio, l’Europa deve scoprire le sue
radici cristiane, l’Europa deve essere uno spazio di questa vera libertà, di questa
vera socialità e questo è stato l’anima che ha portato a superare un muro terribile
che c’era nel nostro continente. (bf)