Referendum in Sudan: i primi dati indicano la volontà d'indipendenza del Sud
I primi risultati sul referendum per la secessione del Sud Sudan da Khartoum indicano
che la quasi unanimità dei votanti vuole l'indipendenza. È quanto riferiscono fonti
della Commissione elettorale. Si tratta di dati assolutamente parziali, che però confermano
i pronostici fatti da tutti gli analisti e i responsabili politici sudanesi. Dando
per scontata l'indipendenza, il capo sud sudanese, Salva Kiir, ha lanciato oggi un
appello alla popolazione perchè sia pronta a perdonare il Nord per i morti inflitti
al meridione del Paese, durante quasi 50 anni di guerra. Il servizio di Giulio
Albanese:
È evidente
che la stragrande maggioranza della popolazione sud sudanese abbia fatto la scelta
dell’indipendenza, votando la settimana scorsa durante l’agognata consultazione referendaria.
I risultati definitivi sono attesi tra un mese e c’è già chi parla di percentuali
bulgare, attestate cioè attorno al 95 per cento. Le operazioni di voto si sono chiuse
sabato alle ore 16.00 – ora italiana – e, secondo i dati preliminari diffusi dalla
Commissione elettorale, avrebbe votato oltre l’80 per cento dei quattro milioni di
aventi diritto. La soglia necessaria per la validità della consultazione era del 60
per cento e, dunque, si è trattato certamente di un grande successo. Detto questo,
il cammino sarà tutto in salita: non fosse altro perché nel momento in cui verrà sancita
la secessione, si tratterà di inventare un nuovo Stato, da cima a fondo: non solo
dal punto di vista strutturale, ma anche e soprattutto da quello politico, col rischio
– sempre in agguato – che le formazioni partitiche col tempo assumano una connotazione
etnica. Inoltre, questa separazione riaprirà il confronto sulla gestione delle acque
del Nilo, ormai insufficienti per le richieste di tutti i Paesi attraversati dal grande
fiume. Il che significa un nuovo fronte di lotta per il pane, con due pericoli: non
solo acuirsi delle proteste dei ceti meno abbienti del nord, ma anche l’intensificarsi
del flusso migratorio verso il sud delle popolazioni nilotiche, animiste e cristiane,
che saranno considerate – a questo punto – straniere dal governo di Khartoum. (mg)