Partecipi dell'ansia di salvezza di Gesù: così il Papa inviando in missione 230 famiglie
del Cammino Neocatecumenale
“La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato
dallo Spirito Santo: come tale, esso tende ad inserirsi nella grande armonia del corpo
ecclesiale”. Così Benedetto XVI che stamani ha ricevuto in udienza in aula Paolo VI,
in Vaticano, circa 7mila membri del Cammino Neocatecumenale. Nel corso dell’incontro
il Papa ha inviato 230 nuove famiglie in missione in 46 Paesi del mondo e 13 nuove
“missiones ad gentes” che, composte da un presbitero e 3-4 famiglie, portano il Vangelo
nelle zone più scristianizzate. Erano presenti all’udienza gli iniziatori del Cammino,
Kiko Arguello e Carmen Hernandez insieme a padre Mario Pezzi e alle equipes itineranti
responsabili dell’itinerario in più di 120 Nazioni. Il servizio di Debora Donnini.
(canto)
“Da oltre 40 anni il Cammino Neocatecumenale contribuisce a ravvivare
e consolidare nelle diocesi e nelle parrocchie l’Iniziazione cristiana, favorendo
una graduale e radicale riscoperta delle ricchezze del Battesimo, aiutando ad assaporare
la vita divina, la vita celeste che il Signore ha inaugurato con la sua incarnazione,
venendo in mezzo a noi”. Sono le parole con cui Benedetto XVI ha accolto i membri
del Cammino Neocatecumenale ricevuti in udienza.
Il Papa ricorda il
processo di redazione dello Statuto del Cammino che “dopo un congruo periodo di validità
‘ad experimentum’, ha avuto la sua approvazione definitiva nel giugno 2008” e “un
altro passo significativo” che si è compiuto in questi giorni e cioè l’approvazione
ad opera dei competenti Dicasteri della Santa Sede del “Direttorio catechetico del
Cammino Neocatecumenale”:
“Con questi sigilli ecclesiali, il Signore
conferma oggi e vi affida nuovamente questo strumento prezioso che è il Cammino, in
modo che possiate, in filiale obbedienza alla Santa Sede e ai Pastori della Chiesa,
contribuire, con nuovo slancio e ardore, alla riscoperta radicale e gioiosa del dono
del Battesimo ed offrire il vostro originale contributo alla causa della nuova evangelizzazione.
La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato
dallo Spirito Santo: come tale, esso tende naturalmente ad inserirsi nella grande
armonia del Corpo ecclesiale”.
Quindi l’esortazione di Benedetto
XVI “a ricercare sempre una profonda comunione con i Pastori e con tutte le componenti
delle Chiese particolari e dei contesti ecclesiali, assai diversi, nei quali siete
chiamati ad operare”. Benedetto XVI ricorda, infatti, che la “comunione fraterna fra
i discepoli di Gesù” è la “prima e più grande testimonianza al nome di Gesù Cristo”.
Benedetto XVI si dice poi lieto di inviare nuove famiglie in missione.
Nel corso dell’udienza, infatti, il Papa ha benedetto alcuni Crocefissi e li ha consegnati
a 12 presbiteri e a 5 delle 230 nuove famiglie che partono per annunciare il Vangelo
in 46 Paesi del mondo e che si aggiungono alle oltre 600 già inviate negli anni passati.
Benedetto XVI ha anche inviato 13 nuove “missiones ad gentes” in Germania, Austria,
Macedonia, Francia, Ucraina, Svezia, Ungheria e Venezuela. Queste, che si sommano
alle 30 già inviate precedentemente, saranno chiamate, ricorda lo stesso Pontefice,
a “realizzare una nuova presenza ecclesiale in ambienti molto secolarizzati di vari
Paesi, o in luoghi nei quali il messaggio di Cristo non è ancora giunto”. Ciascuno
di questi gruppi è costituita da un presbitero, accompagnato da 3 o 4 famiglie che,
su richiesta di un Vescovo, riceve un mandato per evangelizzare zone scristianizzate
e fare presente una comunità cristiana. Ad imitazione del primissimo modello apostolico,
queste “missiones ad gentes” si riuniscono nelle case in mezzo a non-battezzati. “Possiate
sempre sentire accanto a voi la presenza viva del Signore Risorto e l’accompagnamento
di tanti fratelli, così come la Preghiera del Papa”, dice loro Benedetto XVI.
Il
Papa saluta anche i sacerdoti presenti provenienti dai seminari “Redemptoris Mater”
d’Europa e gli oltre 2mila seminaristi. “Voi - afferma - siete un segno speciale e
eloquente dei frutti di bene che possono nascere dalla riscoperta della grazia del
proprio Battesimo”. Un saluto anche ai catechisti itineranti e a quelli delle Comunità
Neocatecumenali di Roma e del Lazio e alle “communitates in missionem”. “Avete abbandonato,
per così dire, sottolinea il Pontefice, le sicurezze delle vostre comunità di origine
per andare in luoghi più lontani e scomodi, accettando di essere inviati per aiutare
parrocchie in difficoltà e per ricercare la pecora perduta e riportarla all’ovile
di Cristo”. Il Papa li esorta, anche “nelle sofferenze o aridità” che possono sperimentare,
a sentirsi uniti “alla sofferenza di Cristo sulla Croce e al suo desiderio di raggiungere
tanti fratelli lontani dalla fede e dalla verità per riportarli alla casa del Padre”.
Mettendo quindi in evidenza come la missione della Chiesa non possa
essere considerata una realtà facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale, il Pontefice
ricorda che l’annuncio del Vangelo è un impegno di tutti i cristiani come conseguenza
del Battesimo:
“Cari amici, sentiamoci partecipi dell’ansia di salvezza
del Signore Gesù, della missione che Egli affida a tutta la Chiesa. La Beata Vergine
Maria, che ha ispirato il vostro Cammino e che vi ha dato la famiglia di Nazareth
come modello delle vostre comunità, vi conceda di vivere la vostra fede in umiltà,
semplicità e lode, interceda per tutti voi e vi accompagni nella vostra missione”.
Al
termine dell’udienza nell’Aula Paolo VI, Roberto Piermarini ha raccolto le
testimonianze di alcune famiglie che dovranno o che sono già in missione da anni.
D. – Aldo
ed Eliana, vengono da Chieti e vanno in missione in Salvador: con che spirito state
partendo per questa missione?
R. – (Aldo) Andiamo con uno spirito di
servizio, perché siamo “poveracci” e sappiamo che il Signore deve agire. Non abbiamo
nessuna pretesa, perché abbiamo visto la fedeltà del Signore nella nostra vita.
D.
– Gianni e Marzia, della parrocchia di Aprilia, Maria Madre della Chiesa, partono
per Taiwan, possiamo dire dall’altra parte del mondo. Con che spirito partite con
i vostri cinque figli?
R. – (Gianni) Grati al Signore per le opere che
ha fatto nella nostra vita e nel nostro matrimonio: una gratitudine enorme al Signore
… (Marzia) Anche per me è la stessa cosa: il Signore mi ha perdonato tanti peccati
ed io non posso far altro che dargli questo e questo è proprio lo spirito con il quale
parto.
D. – Avete timori per i vostri figli che arriveranno in una
cultura completamente diversa?
R. – (Marzia) Tantissimi, ma sappiamo
che il Signore provvederà anche a questo.
D. – Livio ed Emanuela dei
Martiri Canadesi…
R. – (Emanuela) Siamo in missione in Israele, a Jaffa,
Tel Aviv, da 12 anni.
D. – Cosa vi ha spinto a partire?
R.
– (Emanuela) La gratitudine nel vero senso della parola. Noi abbiamo una storia difficile
- un matrimonio fallito alle spalle, non volevamo figli – ed abbiamo visto come Dio,
gratis e non perché siamo bravi o buoni, sia riuscito a ricostruire tutto questo.
Quando abbiamo sentito veramente questa chiamata del Signore, abbiamo visto in fondo
questo: il Signore ci portava ovunque, ci portava a dare la nostra esperienza. Abbiamo
conosciuto anche lì famiglie che dopo 17-20 anni si aprono alla vita, che cambiano
vita e che non scappano dalla Terra Santa. Ci sono famiglie arabe con il biglietto
pronto per emigrare, perché in Terra Santa c’è questo problema fondamentale, e che
grazie alla piccola comunità, grazie al fatto di rientrare un poco nella Chiesa, decidono
di rimanere in quella terra, malgrado tutti i problemi che ci sono chiaramente (Livio)
Nonostante il cancro che ho avuto cinque anni fa, il Signore ha confermato che abbiamo
una missione come cristiani dell’Europa, anche per aiutare i cristiani più deboli.
D.
– Sandro e Maria Rita vengono da Ascoli Piceno e sono in missione in Romania. Quali
gli effetti di questa missione fino adesso?
R. – (Sandro) Noi abbiamo
visto le grandi cose fatte dal Signore, soprattutto con i figli, vedendo come si sono
integrati in questa realtà, anzitutto nella scuola. Siamo contenti per come il Signore
sta portando avanti questa missione. Certo non siamo noi a fare tutto questo…
D.
– Riccardo e Mariella della Comunità di Cecchina, diocesi di Albano, sono già stati
in missione a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, in Terra Santa ed ora
sono in Madagascar. La vostra esperienza…
R. – (Riccardo) E’ una medicina
meravigliosa, perché ti fa anche ringiovanire, ti dà nuova linfa. Quando vivi con
Cristo, la vita è completamente diversa ed è felice!
D. – Enrico e Francesca,
parrocchia Santi Apostoli a Venezia, sono in missione a Guam…
R. – (Enrico)
In questo tempo di missione abbiamo visto come più che la missione verso gli altri,
si tratta di una missione che aiuta a noi, nella nostra vita familiare…
D.
- Quali difficoltà per una madre in missione con tutti questi figli e anche con l’attività
di evangelizzazione?
R. – (Francesca) La difficoltà è restare ancorati
al Signore, ovunque. Se sei con Lui puoi fare tutto, se non sei con Lui non puoi fare
nulla. L’unica difficoltà è restare ancorati a Cristo, nella preghiera e nella fede.
Questa è l’unica cosa di cui abbiamo bisogno. (mg)