2011-01-17 15:27:57

In Algeria, Egitto e Mauritania uomini si danno fuoco in segno di protesta


In Egitto, un uomo si è dato fuoco stamani davanti al parlamento. Il ministro della Sanità egiziano ha annunciato che sarà dimesso presto dall'ospedale. Le autorità parlano di problemi amministrativi a livello regionale. Secondo il fratello, invece, l’uomo voleva protestare per il sistema di assegnazione del pane non ritenendo sufficiente quanto a sua disposizione per la sua famiglia e il suo ristorante. Ieri, nel giro di 48 ore, quattro persone, di cui una è morta, si sono date fuoco in Algeria per protestare contro la disoccupazione e le loro difficili condizioni di vita. Un'azione disperata che si ispira al gesto di Mohammed Bouazidi Samir, il giovane ambulante abusivo che lo scorso 17 dicembre si è dato fuoco a Sidi Bouzid, in Tunisia, dando il via alla sanguinosa rivolta che in un mese ha rovesciato il presidente in carica ormai da 23 anni. Anche le autorità “temono una nuova ondata di proteste”, dopo quelle che la scorsa settimana hanno scosso il Paese, facendo cinque morti e circa 800 feriti. E bisogna dire che anche nello Stato dell’Africa occidentale della Mauritania un uomo si è pubblicamente dato fuoco. Lo ha fatto davanti al palazzo presidenziale. L'uomo, farebbe parte di una famiglia ricca e protesterebbe contro un presunto torto subito dalla sua tribù.

Dopo giorni di disordini, normalizzata la situazione in Libia
Situazione quasi del tutto normalizzata in Libia, dove la crisi degli alloggi e il caro-case avevano portato a dei disordini nei giorni scorsi. In diverse città della Libia, da Seba a Tripoli, Bengasi e Derna, migliaia di famiglie, nel corso della notte fra giovedì e venerdì scorso hanno occupato centinaia di palazzine dell'edilizia pubblica in costruzione e già assegnate. Secondo testimoni oculari, le occupazioni sono avvenute senza scontri e violenze. Ad oggi, come riporta anche la stampa locale, l'80% delle case occupate sono state sgombrate. La polizia, che non è intervenuta con la forza, come riportano diversi testimoni oculari e il quotidiano riformista Oea, si è limitata a staccare luce e acqua dagli appartamenti e a impedire alle persone di entrarvi, mentre lasciava mano a mano uscire gli occupanti rimasti senza provviste.

Dai primi risultati del referendum in Sudan, vince l’indipendenza per il Sud
I primi risultati sul referendum per la secessione del Sud Sudan da Khartoum indicano che la quasi unanimità dei votanti vuole l'indipendenza. È quanto riferiscono fonti della Commissione elettorale. Si tratta di dati assolutamente parziali, che però confermano i pronostici fatti da tutti gli analisti e i responsabili politici sudanesi. Dando per scontata l'indipendenza, il capo sud sudanese, Salva Kiir, ha lanciato oggi un appello alla popolazione perchè sia pronta a perdonare il Nord per i morti inflitti al meridione del Paese, durante quasi 50 anni di guerra. Il servizio di Giulio Albanese:RealAudioMP3

È evidente che la stragrande maggioranza della popolazione sud sudanese abbia fatto la scelta dell’indipendenza, votando la settimana scorsa durante l’agognata consultazione referendaria. I risultati definitivi sono attesi tra un mese e c’è già chi parla di percentuali bulgare, attestate cioè attorno al 95 per cento. Le operazioni di voto si sono chiuse sabato alle ore 16.00 – ora italiana – e, secondo i dati preliminari diffusi dalla Commissione elettorale, avrebbe votato oltre l’80 per cento dei quattro milioni di aventi diritto. La soglia necessaria per la validità della consultazione era del 60 per cento e, dunque, si è trattato certamente di un grande successo. Detto questo, il cammino sarà tutto in salita: non fosse altro perché nel momento in cui verrà sancita la secessione, si tratterà di inventare un nuovo Stato, da cima a fondo: non solo dal punto di vista strutturale, ma anche e soprattutto da quello politico, col rischio – sempre in agguato – che le formazioni partitiche col tempo assumano una connotazione etnica. Inoltre, questa separazione riaprirà il confronto sulla gestione delle acque del Nilo, ormai insufficienti per le richieste di tutti i Paesi attraversati dal grande fiume. Il che significa un nuovo fronte di lotta per il pane, con due pericoli: non solo acuirsi delle proteste dei ceti meno abbienti del nord, ma anche l’intensificarsi del flusso migratorio verso il sud delle popolazioni nilotiche, animiste e cristiane, che saranno considerate – a questo punto – straniere dal governo di Khartoum. (mg)

Otto tunisini sbarcati irregolarmente sulle coste italiane
Otto extracomunitari sono sbarcati in località Nikà a Pantelleria da un gommone e sono stati fermati da carabinieri e uomini della guardia costiera. Gli otto uomini dicono di essere tunisini e hanno dichiarato di essere partiti da Capo Bon. Sono stati portati nella caserma dei carabinieri dove hanno ricevuto indumenti asciutti e cibo. Saranno trasferiti nel centro di accoglienza a Trapani.

In Israele il partito laburista si spacca
Il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha annunciato la scissione della lista parlamentare laburista. La sua nuova lista si chiamerà Atzmaut, "indipendenza" in ebraico. Barak - ormai ex leader del partito laburista - ha confermato che la nuova lista da lui guidata sarà composta da cinque dei 13 deputati entrati alla Knesset alle ultime elezioni politiche, due anni fa. "La nostra lista - ha anticipato in una conferenza stampa - diventerà poi un movimento e quindi un partito” che avrà una piattaforma ideologica “sionista, centrista e democratica, nello spirito degli insegnamenti di David Ben Gurion”. A giustificazione della scissione, la parlamentare Einat Wilf ha affermato che ormai nel partito laburista si erano costituite due correnti che non potevano più coabitare: una “puntava a sinistra, verso il partito Meretz”, mentre l'altra (quella che si distingue) ha un approccio più centrista. Gli altri otto deputati laburisti che non hanno seguito Barak sono stati colti di sorpresa da questi sviluppi e non hanno ancora preannunciato il loro comportamento.

Libano, rinviate di una settimana le consultazioni per il nuovo governo
Il presidente libanese, Michel Suleiman, ha rinviato stamani di una settimana le consultazioni parlamentari per la formazione del nuovo governo, che dovevano iniziare oggi pomeriggio. In un comunicato dell'Ufficio della presidenza della Repubblica, citato dalla tv locale Lbc, Suleiman ha motivato la decisione “in risposta alle richieste di rinvio pervenute da più parti politiche”. Tra poche ore, intanto, si apre a Damasco il summit tripartito straordinario tra Turchia, Siria e Qatar proprio per “affrontare la crisi libanese”. Il governo di “consenso nazionale” del premier filo-saudita, Saad Hariri, era caduto martedì scorso dopo che il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, che guida l'opposizione, aveva deciso di ritirare i suoi ministri e quelli dei suoi alleati: scelta maturata dopo aver appreso che “a breve” saranno presentate le accuse formali al Tribunale speciale per il Libano (Tsl), incaricato di far luce sull'assassinio a Beirut nel 2005 dell'ex primo ministro, Rafiq Hariri, padre dell'attuale capo del governo dimissionario.

Sospesa l’impiccagione per Sakineh
L'Iran ha sospeso la sentenza di impiccagione per concorso in omicidio del marito a carico di Sakineh Mohammadi, a causa del perdono concesso alla donna dai figli della coppia. Lo ha reso noto il capo della commissione parlamentare iraniana per i diritti umani, Zohre Elahian. La condanna alla lapidazione per adulterio a carico di Sakineh era stata sospesa l'anno scorso, dopo le proteste di numerosi governi, ma sulla donna pendeva ancora la condanna all'impiccagione per concorso nell'omicidio del marito.

Esplosione in Pakistan su minibus: 17 morti
La polizia ha detto che l'incidente di stamattina nel distretto di Hangu, in cui sono morti 17 passeggeri di un minibus, sarebbe stato causato da una bomba piazzata nel bagagliaio, dove erano situate le bombole del gas del veicolo. Intanto, il governo del Pakistan ha adottato alcune misure di emergenza, fra cui un coprifuoco parziale, per cercare di venire a capo dell'ondata di violenza che ha sconvolto in gennaio Karachi, dove 90 persone sono state uccise dall'inizio del mese, e 37 solo da giovedì scorso. Lo riferiscono oggi i media a Islamabad.

Iraq, attentato suicida contro governatore della provincia di Ramadi
Nove persone sono rimaste ferite questa mattina nella città irachena di Ramadi in un attentato suicida contro il governatore della provincia sunnita di Ramadi, Kassim Mohammad Abed, rimasto illeso. Lo riferiscono fonti della sicurezza. Secondo i feriti, i feriti sono tre guardie del corpo dello stesso governatore e sei agenti di polizia. Altre fonti parlano di un poliziotto ucciso e tre civili feriti. L'attentato, secondo le stesse fonti, è stato compiuto da un attentatore suicida, con un'autobomba che ha lanciato contro il convoglio di auto di Kassim Mohammad Abed. Eletto nel gennaio 2009 governatore della provincia di al Anbar - una delle roccaforti dell'insurrezione sunnita negli anni più bui del dopo Saddam Hussein - Abed è sopravvissuto un anno fa ad un altro attentato, in cui ha però perso la mano sinistra.

Yemen, condannato in contumacia a 10 anni l’imam Anwar al-Awlaqi
L'imam radicale, Anwar al-Awlaqi, ricercato dagli Stati Uniti, è stato condannato in contumacia a 10 anni di carcere da un Tribunale yemenita. Al-Awlaqi è ricercato dagli Usa per il suo supposto coinvolgimento nell'attentato al volo Delta del Natale del 2009. Nella stessa seduta, il Tribunale yemenita ha anche condannato a morte Hisham Assem, l'omicida del francese Jacques Spagnolo, ucciso presso la sede di Sanaa del gruppo energetico austriaco Omv, per la quale lavorava attraverso la società francese Spie. L'imam al-Awlaqi è stato condannato per “appartenenza a banda armata” e “incitamento a uccidere stranieri”. Un altro membro della sua famiglia, Othman al-Awlaqi, è stato condannato in contumacia a otto anni di carcere per gli stessi reati. Al-Awlaqi, che sarebbe nascosto in una delle zone tribali dello Yemen, è stato posto da Washington nella lista degli obiettivi “da eliminare”.

Atene, processo contro gli esponenti del gruppo dei pacchi bomba alle ambasciate
In mezzo a draconiane misure di sicurezza, e a una mobilitazione del movimento anarchico, si è aperto oggi ad Atene il processo contro 13 membri, nove presenti e quattro ricercati, del gruppo armato Cospirazione dei Nuclei di Fuoco (Spf), che ha rivendicato i pacchi bomba contro ambasciate e leader stranieri. Centinaia di agenti, coadiuvati da elicotteri, sorvegliano l'area intorno al carcere ateniese di Korydallos all'interno del quale si svolgerà il processo, i giudici del quale sono stati apertamente minacciati da Spf. Nell'appartamento di altri quattro presunti estremisti sono stati trovati documenti relativi ad attentati dinamitardi pianificati da parte di un nuovo gruppo che si ritiene abbia legami con Spf e aderisca a una Federazione anarchica internazionale, recentemente sorta per iniziativa della stessa Spf e della Fai italiana.

Mosca, trovato morto un giornalista dell'agenzia Red Media
Un redattore dell'agenzia Red Media è stato trovato morto accoltellato ieri sera vicino al centro televisivo di Ostankino. Lo riferisce l'agenzia Interfax, citando fonti di polizia ma senza riportare il nome della vittima nè le possibili ipotesi investigative. No comment, per ora, da Red Media, specializzata nella creazione e diffusione di contenuti per canali via cavo e via satellite. Il corpo del redattore aveva numerose coltellate.

Alluvioni Australia, migliora il Queensland ma è allarme per altri Stati del Sud
Mentre lo stato del Queensland, nel nordest dell'Australia, comincia faticosamente a riprendersi dalle più estese alluvioni della sua storia - che la settimana scorsa hanno inondato anche gran parte della capitale Brisbane - livelli record di piena si stanno producendo negli Stati a sud: Nuovo Galles del sud, Victoria e Tasmania, dove i fiumi gonfiati dalle forti piogge a monte si vanno riversando in pianura. Nel Queensland, settimane di diluvio hanno sommerso un territorio grande quanto Francia e Germania e causato una trentina di morti, dei quali 20 nell'ultima settimana, in gran parte nella valle di Lockyer a monte di Brisbane, colpita da un vero tsunami interno. Oltre 10 persone risultano ancora disperse e nella valle centinaia di soldati affiancati ai servizi di emergenza continuano le ricerche sotto il fango e fra i detriti. Particolarmente allarmante è ora la situazione in Victoria, dove quattro grandi fiumi hanno inondato un quarto dello Stato, fra cui 46 cittadine alcune delle quali già isolate: 3500 persone sono state evacuate, circa 1500 case e negozi sono senza corrente e i livelli di piena continueranno a salire nei prossimi giorni.

Nelle Filippine sale a 51 il bilancio delle vittime per le inondazioni
Salgono a 51 le vittime delle inondazioni che stanno colpendo le Filippine dalla fine di dicembre scorso. Solo nell'ultimo weekend, rendono noto le autorità locali, altri quattro cadaveri sono stati ritrovati in un fiume dell'isola di Negros. Il Consiglio nazionale della gestione e la riduzione dei rischi e dei disastri prevede nuove forti precipitazioni questa settimana, in particolare nell'est. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 17








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