In Algeria, Egitto e Mauritania uomini si danno fuoco in segno di protesta
In Egitto, un uomo si è dato fuoco stamani davanti al parlamento. Il ministro della
Sanità egiziano ha annunciato che sarà dimesso presto dall'ospedale. Le autorità parlano
di problemi amministrativi a livello regionale. Secondo il fratello, invece, l’uomo
voleva protestare per il sistema di assegnazione del pane non ritenendo sufficiente
quanto a sua disposizione per la sua famiglia e il suo ristorante. Ieri, nel giro
di 48 ore, quattro persone, di cui una è morta, si sono date fuoco in Algeria per
protestare contro la disoccupazione e le loro difficili condizioni di vita. Un'azione
disperata che si ispira al gesto di Mohammed Bouazidi Samir, il giovane ambulante
abusivo che lo scorso 17 dicembre si è dato fuoco a Sidi Bouzid, in Tunisia, dando
il via alla sanguinosa rivolta che in un mese ha rovesciato il presidente in carica
ormai da 23 anni. Anche le autorità “temono una nuova ondata di proteste”, dopo quelle
che la scorsa settimana hanno scosso il Paese, facendo cinque morti e circa 800 feriti.
E bisogna dire che anche nello Stato dell’Africa occidentale della Mauritania un uomo
si è pubblicamente dato fuoco. Lo ha fatto davanti al palazzo presidenziale. L'uomo,
farebbe parte di una famiglia ricca e protesterebbe contro un presunto torto subito
dalla sua tribù.
Dopo giorni di disordini, normalizzata la situazione in
Libia Situazione quasi del tutto normalizzata in Libia, dove la crisi degli
alloggi e il caro-case avevano portato a dei disordini nei giorni scorsi. In diverse
città della Libia, da Seba a Tripoli, Bengasi e Derna, migliaia di famiglie, nel corso
della notte fra giovedì e venerdì scorso hanno occupato centinaia di palazzine dell'edilizia
pubblica in costruzione e già assegnate. Secondo testimoni oculari, le occupazioni
sono avvenute senza scontri e violenze. Ad oggi, come riporta anche la stampa locale,
l'80% delle case occupate sono state sgombrate. La polizia, che non è intervenuta
con la forza, come riportano diversi testimoni oculari e il quotidiano riformista
Oea, si è limitata a staccare luce e acqua dagli appartamenti e a impedire alle persone
di entrarvi, mentre lasciava mano a mano uscire gli occupanti rimasti senza provviste.
Dai
primi risultati del referendum in Sudan, vince l’indipendenza per il Sud I
primi risultati sul referendum per la secessione del Sud Sudan da Khartoum indicano
che la quasi unanimità dei votanti vuole l'indipendenza. È quanto riferiscono fonti
della Commissione elettorale. Si tratta di dati assolutamente parziali, che però confermano
i pronostici fatti da tutti gli analisti e i responsabili politici sudanesi. Dando
per scontata l'indipendenza, il capo sud sudanese, Salva Kiir, ha lanciato oggi un
appello alla popolazione perchè sia pronta a perdonare il Nord per i morti inflitti
al meridione del Paese, durante quasi 50 anni di guerra. Il servizio di Giulio
Albanese:
È evidente
che la stragrande maggioranza della popolazione sud sudanese abbia fatto la scelta
dell’indipendenza, votando la settimana scorsa durante l’agognata consultazione referendaria.
I risultati definitivi sono attesi tra un mese e c’è già chi parla di percentuali
bulgare, attestate cioè attorno al 95 per cento. Le operazioni di voto si sono chiuse
sabato alle ore 16.00 – ora italiana – e, secondo i dati preliminari diffusi dalla
Commissione elettorale, avrebbe votato oltre l’80 per cento dei quattro milioni di
aventi diritto. La soglia necessaria per la validità della consultazione era del 60
per cento e, dunque, si è trattato certamente di un grande successo. Detto questo,
il cammino sarà tutto in salita: non fosse altro perché nel momento in cui verrà sancita
la secessione, si tratterà di inventare un nuovo Stato, da cima a fondo: non solo
dal punto di vista strutturale, ma anche e soprattutto da quello politico, col rischio
– sempre in agguato – che le formazioni partitiche col tempo assumano una connotazione
etnica. Inoltre, questa separazione riaprirà il confronto sulla gestione delle acque
del Nilo, ormai insufficienti per le richieste di tutti i Paesi attraversati dal grande
fiume. Il che significa un nuovo fronte di lotta per il pane, con due pericoli: non
solo acuirsi delle proteste dei ceti meno abbienti del nord, ma anche l’intensificarsi
del flusso migratorio verso il sud delle popolazioni nilotiche, animiste e cristiane,
che saranno considerate – a questo punto – straniere dal governo di Khartoum. (mg)
Otto
tunisini sbarcati irregolarmente sulle coste italiane Otto extracomunitari
sono sbarcati in località Nikà a Pantelleria da un gommone e sono stati fermati da
carabinieri e uomini della guardia costiera. Gli otto uomini dicono di essere tunisini
e hanno dichiarato di essere partiti da Capo Bon. Sono stati portati nella caserma
dei carabinieri dove hanno ricevuto indumenti asciutti e cibo. Saranno trasferiti
nel centro di accoglienza a Trapani.
In Israele il partito laburista si
spacca Il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha annunciato la scissione della
lista parlamentare laburista. La sua nuova lista si chiamerà Atzmaut, "indipendenza"
in ebraico. Barak - ormai ex leader del partito laburista - ha confermato che la
nuova lista da lui guidata sarà composta da cinque dei 13 deputati entrati alla Knesset
alle ultime elezioni politiche, due anni fa. "La nostra lista - ha anticipato in una
conferenza stampa - diventerà poi un movimento e quindi un partito” che avrà una piattaforma
ideologica “sionista, centrista e democratica, nello spirito degli insegnamenti di
David Ben Gurion”. A giustificazione della scissione, la parlamentare Einat Wilf ha
affermato che ormai nel partito laburista si erano costituite due correnti che non
potevano più coabitare: una “puntava a sinistra, verso il partito Meretz”, mentre
l'altra (quella che si distingue) ha un approccio più centrista. Gli altri otto deputati
laburisti che non hanno seguito Barak sono stati colti di sorpresa da questi sviluppi
e non hanno ancora preannunciato il loro comportamento.
Libano, rinviate
di una settimana le consultazioni per il nuovo governo Il presidente libanese,
Michel Suleiman, ha rinviato stamani di una settimana le consultazioni parlamentari
per la formazione del nuovo governo, che dovevano iniziare oggi pomeriggio. In un
comunicato dell'Ufficio della presidenza della Repubblica, citato dalla tv locale
Lbc, Suleiman ha motivato la decisione “in risposta alle richieste di rinvio pervenute
da più parti politiche”. Tra poche ore, intanto, si apre a Damasco il summit tripartito
straordinario tra Turchia, Siria e Qatar proprio per “affrontare la crisi libanese”.
Il governo di “consenso nazionale” del premier filo-saudita, Saad Hariri, era caduto
martedì scorso dopo che il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, che guida l'opposizione,
aveva deciso di ritirare i suoi ministri e quelli dei suoi alleati: scelta maturata
dopo aver appreso che “a breve” saranno presentate le accuse formali al Tribunale
speciale per il Libano (Tsl), incaricato di far luce sull'assassinio a Beirut nel
2005 dell'ex primo ministro, Rafiq Hariri, padre dell'attuale capo del governo dimissionario.
Sospesa
l’impiccagione per Sakineh L'Iran ha sospeso la sentenza di impiccagione per
concorso in omicidio del marito a carico di Sakineh Mohammadi, a causa del perdono
concesso alla donna dai figli della coppia. Lo ha reso noto il capo della commissione
parlamentare iraniana per i diritti umani, Zohre Elahian. La condanna alla lapidazione
per adulterio a carico di Sakineh era stata sospesa l'anno scorso, dopo le proteste
di numerosi governi, ma sulla donna pendeva ancora la condanna all'impiccagione per
concorso nell'omicidio del marito.
Esplosione in Pakistan su minibus: 17
morti La polizia ha detto che l'incidente di stamattina nel distretto di Hangu,
in cui sono morti 17 passeggeri di un minibus, sarebbe stato causato da una bomba
piazzata nel bagagliaio, dove erano situate le bombole del gas del veicolo. Intanto,
il governo del Pakistan ha adottato alcune misure di emergenza, fra cui un coprifuoco
parziale, per cercare di venire a capo dell'ondata di violenza che ha sconvolto in
gennaio Karachi, dove 90 persone sono state uccise dall'inizio del mese, e 37 solo
da giovedì scorso. Lo riferiscono oggi i media a Islamabad.
Iraq, attentato
suicida contro governatore della provincia di Ramadi Nove persone sono rimaste
ferite questa mattina nella città irachena di Ramadi in un attentato suicida contro
il governatore della provincia sunnita di Ramadi, Kassim Mohammad Abed, rimasto illeso.
Lo riferiscono fonti della sicurezza. Secondo i feriti, i feriti sono tre guardie
del corpo dello stesso governatore e sei agenti di polizia. Altre fonti parlano di
un poliziotto ucciso e tre civili feriti. L'attentato, secondo le stesse fonti, è
stato compiuto da un attentatore suicida, con un'autobomba che ha lanciato contro
il convoglio di auto di Kassim Mohammad Abed. Eletto nel gennaio 2009 governatore
della provincia di al Anbar - una delle roccaforti dell'insurrezione sunnita negli
anni più bui del dopo Saddam Hussein - Abed è sopravvissuto un anno fa ad un altro
attentato, in cui ha però perso la mano sinistra.
Yemen, condannato in contumacia
a 10 anni l’imam Anwar al-Awlaqi L'imam radicale, Anwar al-Awlaqi, ricercato
dagli Stati Uniti, è stato condannato in contumacia a 10 anni di carcere da un Tribunale
yemenita. Al-Awlaqi è ricercato dagli Usa per il suo supposto coinvolgimento nell'attentato
al volo Delta del Natale del 2009. Nella stessa seduta, il Tribunale yemenita ha anche
condannato a morte Hisham Assem, l'omicida del francese Jacques Spagnolo, ucciso presso
la sede di Sanaa del gruppo energetico austriaco Omv, per la quale lavorava attraverso
la società francese Spie. L'imam al-Awlaqi è stato condannato per “appartenenza a
banda armata” e “incitamento a uccidere stranieri”. Un altro membro della sua famiglia,
Othman al-Awlaqi, è stato condannato in contumacia a otto anni di carcere per gli
stessi reati. Al-Awlaqi, che sarebbe nascosto in una delle zone tribali dello Yemen,
è stato posto da Washington nella lista degli obiettivi “da eliminare”.
Atene,
processo contro gli esponenti del gruppo dei pacchi bomba alle ambasciate In
mezzo a draconiane misure di sicurezza, e a una mobilitazione del movimento anarchico,
si è aperto oggi ad Atene il processo contro 13 membri, nove presenti e quattro ricercati,
del gruppo armato Cospirazione dei Nuclei di Fuoco (Spf), che ha rivendicato i pacchi
bomba contro ambasciate e leader stranieri. Centinaia di agenti, coadiuvati da elicotteri,
sorvegliano l'area intorno al carcere ateniese di Korydallos all'interno del quale
si svolgerà il processo, i giudici del quale sono stati apertamente minacciati da
Spf. Nell'appartamento di altri quattro presunti estremisti sono stati trovati documenti
relativi ad attentati dinamitardi pianificati da parte di un nuovo gruppo che si ritiene
abbia legami con Spf e aderisca a una Federazione anarchica internazionale, recentemente
sorta per iniziativa della stessa Spf e della Fai italiana.
Mosca, trovato
morto un giornalista dell'agenzia Red Media Un redattore dell'agenzia Red Media
è stato trovato morto accoltellato ieri sera vicino al centro televisivo di Ostankino.
Lo riferisce l'agenzia Interfax, citando fonti di polizia ma senza riportare il nome
della vittima nè le possibili ipotesi investigative. No comment, per ora, da Red Media,
specializzata nella creazione e diffusione di contenuti per canali via cavo e via
satellite. Il corpo del redattore aveva numerose coltellate.
Alluvioni Australia,
migliora il Queensland ma è allarme per altri Stati del Sud Mentre lo stato
del Queensland, nel nordest dell'Australia, comincia faticosamente a riprendersi dalle
più estese alluvioni della sua storia - che la settimana scorsa hanno inondato anche
gran parte della capitale Brisbane - livelli record di piena si stanno producendo
negli Stati a sud: Nuovo Galles del sud, Victoria e Tasmania, dove i fiumi gonfiati
dalle forti piogge a monte si vanno riversando in pianura. Nel Queensland, settimane
di diluvio hanno sommerso un territorio grande quanto Francia e Germania e causato
una trentina di morti, dei quali 20 nell'ultima settimana, in gran parte nella valle
di Lockyer a monte di Brisbane, colpita da un vero tsunami interno. Oltre 10
persone risultano ancora disperse e nella valle centinaia di soldati affiancati ai
servizi di emergenza continuano le ricerche sotto il fango e fra i detriti. Particolarmente
allarmante è ora la situazione in Victoria, dove quattro grandi fiumi hanno inondato
un quarto dello Stato, fra cui 46 cittadine alcune delle quali già isolate: 3500 persone
sono state evacuate, circa 1500 case e negozi sono senza corrente e i livelli di piena
continueranno a salire nei prossimi giorni.
Nelle Filippine sale a 51 il
bilancio delle vittime per le inondazioni Salgono a 51 le vittime delle inondazioni
che stanno colpendo le Filippine dalla fine di dicembre scorso. Solo nell'ultimo weekend,
rendono noto le autorità locali, altri quattro cadaveri sono stati ritrovati in un
fiume dell'isola di Negros. Il Consiglio nazionale della gestione e la riduzione dei
rischi e dei disastri prevede nuove forti precipitazioni questa settimana, in particolare
nell'est. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 17